Balneari: la storia infinita.
Sembra che la vicenda dei balneari si stia avviando ad una conclusione. Infatti il governo Meloni avrebbe messo a punto un decreto sul quale la Commissione Europea avrebbe espresso parere favorevole, pur rinviando alla conclusione della vicenda stessa un giudizio definitivo circa la minacciata apertura di una procedura di infrazione a carico del nostro paese.
I “mi sembra”, i tanti condizionali e la prudenza della C.E. Si spiegano con il fatto che sono trascorsi ormai 18 anni da quando la direttiva europea Bolkenstein sulla concorrenza imponeva tra l’altro agli stati membri di mettere a gara le concessioni demaniali come quelle che riguardano le spiagge ed i litorali di proprietà dello Stato.
Quello che è successo (o non successo) in questi 18 anni è a mio giudizio esemplare di come i governi del nostro paese, purtroppo senza distinzione di colore politico, ed anche le regioni, ancora senza particolari differenze, si siano dimostrati incapaci di dare soluzione ad un problema che non è nemmeno tra i più gravi tra quelli che travagliano l’Italia (questa è un’aggravante), strizzando l’occhio ad una categoria di imprenditori (i “balneari” cioè i titolari delle concessioni, esercenti dei bagni e degli stabilimenti rivieraschi) che di fatto sono da sempre utilizzatori di uno spazio pubblico dal quale ricavano redditi assai significativi pagando allo Stato canoni di concessione esigui.
L’idea che, in ottemperanza alla Bolkenstein, si dovessero fare delle gare ad evidenza pubblica attraverso le quali, sulla base di criteri oggettivi, riassegnare la titolarità delle concessioni (confermandone o cambiandone il titolare) non è mai stata accettata e si è sempre cercato di evitarne l’attuazione, attraverso proroghe, rinvii, strani escamotages (come quello di cercare di dimostrare che le spiagge date in concessione sono una percentuale minima dello sviluppo totale delle spiagge italiane fruibili dai cittadini).
Quello che si sa del decreto governativo è che esso contiene un’ ulteriore “ultima” (?) proroga al settembre 2027 delle concessioni attuali, con l’obbligo per i comuni di effettuare le gare entro il giugno 2027 e loro conclusione entro marzo 2028 (guarda caso siamo alla fine dell’attuale mandato amministrativo nazionale). La durata delle nuove concessioni varierebbe da 5 a 20 anni. Inoltre è previsto che l’eventuale nuovo titolare della concessione dovrebbe pagare al vecchio concessionario gl’investimenti da lui effettuati e non ancora ammortizzati negli ultimi 5 anni. Nei criteri di aggiudicazione della gara sarebbe anche previsto un riconoscimento al gestore attuale se il reddito derivante dalla attività fosse quello necessario al mantenimento della famiglia del titolare stesso.
E’ bastato questo timido atto di ottemperanza della Bolkenstein per scatenare le critiche dei diversi sindacati dei “balneari” ed anche (duole dirlo) delle opposizioni, compresa la nostra Regione.
L’insoddisfazione dei sindacati nei confronti del governo aveva come prima motivazione il fatto che fosse stato disatteso l’impegno a non fare le gare (sic!). Duole dirlo ma questa “incoerenza” governativa è stata criticata anche dall’assessore Corsini della Regione ER.
Le altre lamentele della categoria riguardavano il fatto che venisse riconosciuto l’indennizzo non di tutti gl’investimenti effettuati in passato ma solo negli ultimi 5 anni ed anche che non venisse riconosciuto un diritto di prelazione a favore dei gestori attuali (il che avrebbe voluto dire, di fatto, non fare nemmeno le gare) ma soltanto un elemento di vantaggio nella gara. Anche il fatto che pare non si tenga conto di spese come quelle relative al servizio di salvataggio o alle dune sabbiose di protezione invernale era un elemento di critica, così come non è chiaro se un soggetto possa partecipare ed aggiudicarsi più di una concessione.
Quando sarà noto il testo ufficiale del decreto sarà possibile e doveroso sottoporlo ad un esame critico rigoroso. E’ possibile, come lamentano i sindacati e la nostra Regione che sia un testo confuso e che non risolve in modo equo il problema dando indicazioni chiare ai Comuni per l’effettuazione delle gare. La nostra Regione pare abbia varato linee guida di cui non conosco il testo. Resta il fatto che è inaccettabile che dopo 18 anni il sistema politico non sia stato in grado di mettere a punto norme procedurali utili a procedere alle gare per l’assegnazione delle concessioni.
Non mi pare fosse difficile definire una serie di criteri e punteggi per valutare le modalità di gestione degli stabilimenti balneari, clausole sociali di favore e di garanzia per i gestori attuali, indennizzi equi a carico dell’eventuale nuovo gestore ecc. ecc. Contestualmente è indispensabile che vengano adeguati i canoni di concessione rendendoli coerenti con il valore economico che il terreno demaniale utilizzato come spiaggia privata rappresenta.
La realtà è (torno all’inizio) che la politica è incapace di resistere alle pressioni ed ai ricatti di categorie (balneari, taxisti ecc.) che, oltretutto, stando anche alle rilevazioni della Agenzia delle Entrate, dichiarano redditi inconciliabili col giro di affari effettivo.