Per l’accesso delle donne ai ministeri nella Chiesa

Donne e chiesa

Col passare degli anni si sono accentuate due contraddizioni. Da un lato è sempre più ampio il divario tra il contributo che le donne danno alla Chiesa, a livello di catechesi, evangelizzazione, servizio, carità ecc. ed il riconoscimento istituzionale del loro ruolo. Dall’altro, a fronte di un sostanziale immobilismo nella Chiesa, si assiste ad una lenta ma costante valorizzazione del posto che la donna occupa nella società, verso una tendenziale parità di genere e di opportunità.Tale asimmetria, fra l’altro, è una delle cause della difficoltà di comunicazione e di relazione tra la Chiesa e la società attuale.

Già nel Concilio Vaticano II, accanto ad un riconoscimento del ruolo del laicato maschile (ad esempio attraverso l’istituzione del diaconato permanente conferibile anche a uomini sposati) si trovano passi che alludono ad una valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa e che citano tra “Le aspirazioni più diffuse dell’umanità” (possiamo definirli segni dei tempi?) la parità uomo/donna.

In realtà, negli oltre cinquant’anni che ci separano dal Concilio, si sono moltiplicati, nei documenti del Magistero, i riconoscimenti e la gratitudine per il “genio della donna” e “per il dono di un così grande bene qual è la femminilità” ma dal punto di vista della istituzione Chiesa nulla o quasi è veramente cambiato.

Penso che siano maturi i tempi per fare qualche passo avanti Continua…

Inceneritori sì o no?

Di Maio e Salvini

La schermaglia tra Salvini ed il duo Di Maio/Fico in tema di rifiuti è del tutto strumentale e conferma l’assoluta inadeguatezza del governo gialloverde.

Infatti non c’è contraddizione tra una politica che metta al centro la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e l’impiantistica per il recupero, il riciclo ed il riuso dei materiali di scarto e la realizzazione dei termovalorizzatori comunque indispensabili per il trattamento dell’indifferenziato, dei sovvalli degl’impianti di recupero, dei rifiuti sanitari ecc.

Inoltre va tenuta presente la distinzione tra rifiuti urbani e speciali assimilabili e rifiuti speciali non assimilabili, pericolosi e non: per ciascuna di queste categorie esiste una filiera di trattamento virtuosa, sostenibile e legittima per quanto riguarda l’ambito territoriale di smaltimento.

Il Movimento 5 stelle alla prova del governo

Luigi Di Maio

Di fronte all’ evidenti difficoltà del M5S in questi primi mesi di governo del paese, che l’ enfatiche dichiarazioni di Di Maio (“questa è la manovra del popolo”, “abbiamo abolito la povertà”, “gl’italiani grazie a questa manovra avranno la felicità”) non riescono a nascondere, mi è venuto da pensare che l’esperienza di Parma e del sindaco Pizzarotti non ha insegnato niente.

In occasione delle elezioni amministrative del 2012 in quella città, il M5S trionfò al ballottaggio ed elesse il sindaco Pizzarotti dopo una campagna elettorale il cui principale argomento fu l’impegno a non attivare l’inceneritore di rifiuti in corso di realizzazione. Una volta eletto, Pizzarotti dovette fare i conti con la realtà e si rese conto che quell’impegno non era realizzabile, sia per ragioni contrattuali che perchè l’inceneritore era necessario alla città e privo di negative ricadute ambientali. Il M5S, come noto, espulse Pizzarotti,il quale, cinque anni dopo, nel 2017, venne rieletto a capo di una lista civica, con il M5S ridotto al 3,47%.

Alle elezioni politiche del 4 marzo di quest’anno il M5S ha ottenuto un risultato straordinario presentandosi con un programma elettorale che aveva al centro principalmente la lotta ai privilegi (pensioni d’oro, vitalizi parlamentari), il reddito di cittadinanza e il blocco delle grandi opere (TAP, TAV, Gronda genovese, Terzo valico, Tunnel del Brennero ecc.) e la riconversione o la chiusura dell’ILVA.

Formato un governo di coalizione con la Lega (l’obiettivo del 50,1% era ovviamente un sogno irrealizzabile) il M5S comincia dolorosamente a fare i conti con la realtà: l’ILVA prosegue la sua attività secondo l’iter definito dai precedenti governi, il taglio alle pensioni d’oro è ancora non ben definito nei suoi contenuti, i vitalizi parlamentari sono stati ridimensionati ma i relativi provvedimenti sono sottoposti a migliaia di ricorsi di cui non è facile prevedere l’esito, il reddito di cittadinanza sta incontrando difficoltà di attuazione sia sul piano organizzativo che finanziario in relazione al deficit prodotto (non sarebbe stato meglio incrementare il reddito d’inclusione del governo Gentiloni che ha già interessato un milione di cittadini bisognosi? Sì, ma il governo del cambiamento aborrisce ogni continuità con chi lo ha preceduto), le grandi opere si faranno: per alcune (Tap) la dolorosa decisione è già stata presa, per altre si sta utilizzando l’alibi dell’analisi costi/benfici del ministro Toninelli per ritardare scelte che sono imposte da impegni internazionali, lavori già in corso, necessità evidenti, per il Muos e gli F35 è probabile un via libera del governo che smentirebbe gl’impegni assunti dal M5S in campagna elettorale.

Se a questo aggiungiamo clamorosi passi falsi, in contrasto stridente con i valori fondativi del M5S, come il condono edilizio ad Ischia, il condono fiscale ed il decreto sicurezza (che stanno a cuore al caro alleato Salvini) ed importanti dossiers ancora privi di una soluzione (come la sorte di Alitalia) credo si possa affermare che il M5S, molto efficace nella sua versione di lotta e di propaganda, messo alla prova del governo denuncia limiti assai gravi, pericolosi per il paese: lo scarto tra promesse elettorali e risultati raggiunti (almeno fino a questo momento) può essere ascritto a disonestà intellettuale (se già si sapeva che sarebbe stato impossibile realizzare le promesse) o a pressapochismo ed incompetenza. In entrambi i casi il bilancio è negativo.

Non sono in grado di prevedere quali conseguenze avrà tutto ciò sulla vita del M5S. Mi auguro un drastico “ravvedimento operoso”, magari propiziato da un congruo ridimensionamento di consensi.

Questo, unito ad un rinnovamento e ad un rafforzamento del PD e delle forze di centrosinistra, potrebbe dare vita ad una coalizione in grado di contrastare il vero pericolo rappresentato dalla destra xenofoba e sovranista egemonizzata da Salvini.

Ma tutto ciò corrisponde forse soltanto ad un ottimismo della volontà che cerca di anestetizzare il pessimismo della ragione.

Che tristezza!

Francesco Critelli

Provo tanta amarezza per le vicende che riguardano la vita del PD, sia a livello nazionale che locale.

Ci sono aspetti specifici dei due livelli, ma c’è anche un aspetto comune, vale a dire un’ inguaribile vocazione alla divisione, alla polemica interna, al litigio, all’ autoreferenzialità.

Mi riferisco in primo luogo alla situazione del PD bolognese, dove (leggo dai giornali perchè, da semplice iscritto, ormai da molto tempo non ho più legami diretti con esponenti del partito e la vita del circolo S.Donato centro è da tempo inesistente) il segretario provinciale Critelli ha rassegnato le dimissioni a seguito di un documento, firmato (pare) dalla maggioranza dei 400 componenti dell’Assemblea provinciale, con il quale egli viene sfiduciato a causa del suo duplice ruolo di segretario e di parlamentare (vietato dallo statuto), della delicata situazione economica anche a causa dello scarso successo della Festa dell’Unità, ed infine dello stato di abbandono nel quale versano i circoli messi anche in difficoltà, in diversi casi, da sfratti ed aumenti di affitto chiesti da Fondazione 2000, proprietaria dei beni ex-DS.

In effetti, da quando Critelli è stato eletto segretario, il PD bolognese ha conosciuto un degrado ed un indebolimento considerevole. L’ultimo segretario degno di questo nome è stato Donini della cui segreteria ho fatto parte anch’io, sia pure come espressione della minoranza. Critelli lo conosco bene essendo stato suo collega in Consiglio comunale dal 2004 al 2010. Fa parte di quella generazione di esponenti della sinistra giovanile che senza dare prova, a mio giudizio, di grandi capacità politiche ma potendo contare sulle conoscenze giuste, ha scalato il partito. All’ultimo congresso ho votato per Rizzo Nervo.

Debbo dire tuttavia che sono rimasto deluso (e non credo di essere il solo) dal fatto che il congresso provinciale, stando ai fatti, è stato utilizzato da entrambi i candidati come trampolino per farsi eleggere in parlamento.

Questo mi pare il peccato originale di quasi tutti gli esponenti di primo piano del partito locale, a cominciare da De Maria e Benamati, che vivono il partito come un comitato elettorale, utile a favorire la loro elezione nelle istituzioni (comunali, regionali, nazionali).

A questo punto i circoli da lungo tempo non fanno attività sul territorio e la colpa non può essere data solo all’ex-segretario nazionale Renzi. Chi ha mai impedito di convocare riunioni o di assumere iniziative politiche? Anche dopo le elezioni del marzo scorso, il PD sul territorio non fa in alcun modo opposizione, con tavolini, volantinaggi, iniziative ecc.

Il fatto è, purtroppo, che anche le rivalità tra i diversi esponenti locali del PD non sono motivate da divergenze politiche visibili, o da diversità di correnti e di riferimenti in leaders nazionali, ma, più tristemente, da ostilità, antipatie e gelosie personali.

Ciascuno coltiva soprattutto ambizioni personali ed agisce in funzione di queste.

Per fortuna a livello locale le istituzioni (Quartieri, Comune e Regione) tengono ancora, da un punto di vista dell’efficacia dell’ azione politico-amministrativa, ma ciò avviene non grazie al lavoro politico del PD ma nonostante le faide e le polemiche interne.

Ma questo fino a quanto potrà durare e reggere?

Sono a rischio le prossime europee, regionali e locali.

Il partito non è più un luogo di discussione, di elaborazione e di confronto politico, di ascolto del territorio, da cui fare emergere indirizzi ed un controllo verso i rappresentanti PD nelle istituzioni, ma uno strumento da utilizzare per le proprie ambizioni personali.

Nel frattempo a livello nazionale si stanno evidenziando due linee per il futuro: quella che ritiene necessario uno spostamento a sinistra (in discontinuità con la linea Renzi e degli ultimi governi) in modo da ricostruire un “campo largo di sinistra” (cit.Bersani) con un’attenzione a future alleanze con il M5S, e quella di chi ritiene di dover guardare piuttosto al centro ed ai moderati che non condividono la deriva populista/sovranista verso cui Salvini sta orientando il centrodestra. Ciò prefigura una spaccatura del PD, che potrebbe anche non essere un male se poi i due tronconi si alleassero (come con l’ Ulivo), ma non è affatto detto che le rivalità e le antipatie personali lo consentano. E allora……?

La strategia di chi ritiene possibile un’alleanza con il M5S presuppone tuttavia una rottura dell’alleanza Salvini/Di Maio (possibile) ed anche una spaccatura del M5S (altamente improbabile).

Meglio pubblico o privato?

Il viadotto sul Polcevera

Il tema del ruolo e dei rapporti tra pubblico e privato nell’economia e nella gestione dei servizi è tornato di grande attualità dopo la tragedia di Genova. Vorrei provare a mettere in fila alcune considerazioni che risentono anche del ruolo di dirigente pubblico che ho ricoperto nella mia vita lavorativa.

Se guardiamo alle vicende storiche non soltanto del nostro paese, non v’è dubbio che il ruolo del pubblico nell’economia, dagli anni ‘90 è andato via via scemando o comunque modificandosi profondamente, lasciando spazio al privato, ed alla liberalizzazione del mercato.

Tutti ricordano in questi giorni l’IRI, attraverso cui lo Stato possedeva e produceva tra l’altro panettoni (Motta, Alemagna…) automobili (Alfa Romeo) e molto altro, oltre a costruire e gestire strade, autostrade, ferrovie e compagnie aeree. E come non ricordare le aziende pubbliche municipali o consortili che gestivano acquedotti, fognature, rifiuti, trasporti locali …

A poco a poco, nel corso degli anni, il pubblico ha fatto passi indietro Continua…

Una buona notizia, poco diffusa

Nei giorni scorsi ARPAE, l’agenzia regionale per l’ambiente e l’energia, ha diffuso i dati di una campagna d’indagine 2011/2016 sul fenomeno della subsidenza (l’abbassamento del suolo) nel territorio della pianura regionale.

Ricordo bene quanto tale fenomeno fosse allarmante negli anni ‘70 (me ne occupavo allora come dirigente della Provincia di Bologna), soprattutto nel bolognese e nel ravennate.

In particolare nel centro di Bologna (via Zamboni e zona universitaria) e nella pianura a nord del capoluogo, si registravano abbassamenti con velocità superiori a 50 mm/anno. I timori principali riguardavano sia la statica dei fabbricati storici, a causa degli abbassamenti differenziali in punti diversi dell’edificio, sia la funzionalità dei condotti fognari, dei canali e dei corsi d’acqua naturali a causa della diminuzione di pendenza motrice dovuta ad abbassamenti maggiori a monte rispetto a valle.

La causa principale della subsidenza venne individuata nell’eccessivo emungimento di acqua dal sottosuolo per usi civili ed industriali, per cui si decise di adottare strategie di risparmio idrico e di sostituzione di acque di falda con acque di superficie.

Bene. A distanza di cinquant’anni il rapporto di ARPAE ci fornisce notizie confortanti. Eccole di seguito.

In conclusione, le elaborazioni condotte hanno mostrato come nel tempo gli emungimenti dalle falde nel territorio bolognese siano considerevolmente diminuiti: da oltre 90 Mmc/anno negli anni ’70 del secolo scorso, a poco più di 60 Mmc/anno da inizio secolo a fine del primo decennio, fino a meno di 50 Mmc/anno nel periodo più recente. Corrispondentemente, sui 17 comuni che costituiscono il dominio territoriale, si sono ridotte fortemente le velocità di abbassamento del suolo: da oltre 33 mm/anno medi negli anni ’80 del secolo scorso (con ampi areali con velocità superiori a 50 mm/anno) a circa 13 mm/anno medi ad inizio secolo, risultando infine dell’ordine dei 3 mm/anno medi nel periodo più recente.

Appare molto evidente un legame causa - effetto fra riduzione degli emungimenti dalle falde e riduzione della velocità di abbassamento del suolo, segnalandosi in particolare come nel periodo più recente la diminuzione degli emungimenti idropotabili dai campi pozzi in area Reno, connessa all’entrata in esercizio del derivatore Reno-Setta, ha congiuntamente portato una forte diminuzione dei valori di subsidenza. Si segnala inoltre una forte riduzione dei fenomeni di subsidenza, ad una scala molto più localizzata (comuni di San Lazzaro, Castenaso e Ozzano), concomitante con la riduzione degli emungimenti dal campo pozzi Mirandola avvenuta dal 2000 in poi.

Ulteriori approfondimenti potrebbero essere effettuati per evidenziare una relazione quantitativa che leghi i fenomeni di subsidenza al regime di emungimenti dalle falde. Si può, comunque, ritenere che nell’areale bolognese il regime di emungimenti dall’acquifero di pianura nell’ultimo periodo 2010-2016 (successivo all’entrata in servizio del derivatore Reno-Setta) sia compatibile con una significativa riduzione dei fenomeni di subsidenza.

Come anzidetto, l’abbassamento generalizzato che ha caratterizzato in passato il territorio bolognese, sia per vastità delle superfici interessate sia per i valori di velocità particolarmente elevati, si è fortemente ridimensionato, in ragione principalmente della riduzione dei prelievi acquedottistici. Il 39% del territorio presenta una riduzione della subsidenza, tuttavia, permangono alcune aree di media pianura, molto localizzate, che continuano a presentare abbassamenti, seppure di entità notevolmente ridotta rispetto al precedente rilievo. In particolare, ci si riferisce ai centri di Sala Bolognese , Castello d’Argile , e Budrio con velocità massime intorno a 15 mm/anno. La città di Bologna presenta abbassamenti di alcuni mm/anno fino a massimi di 5 mm/anno, grosso modo in linea con il precedente rilievo. Valori simili, ma di segno positivo (addirittura! n.d.r.), si evidenziano invece in ampie aree a nord del centro cittadino , aree che in particolare hanno beneficiato della riduzione dei prelievi acquedottistici.

La mia soddisfazione, di fronte a tali notizie, risiede nel fatto che le strategie a suo tempo individuate sono state effettivamente messe in atto (grazie all’impegno della Regione, degli enti locali interessati e delle aziende acquedottistiche; l’addutore Reno-Setta è una delle opere realizzate a latere della variante di Valico) ed hanno dato i risultati attesi, disinnescando un rischio poco visibile ma proprio per questo assai insidioso.

Non era per niente scontato che questo accadesse: forse si dovrebbe parlarne di più!

Costi e benefici del Passante

Il ministro Toninelli

Nei giorni scorsi, interpellato a proposito della sorte di alcune grandi infrastrutture di cui è prevista la realizzazione, il ministro “concentrato” Toninelli ha pensato di cavarsela brillantemente chiamando in causa l‘analisi costi-benefici, quale strumento da utilizzare per decidere se un’opera si farà o meno. Stessa dichiarazione da parte di Luigi Di Maio.

La mia sensazione è che i due autorevoli esponenti del M5S in realtà non sappiano bene di cosa parlano e stiano ripetendo questo mantra, tenendosi le mani libere per prendere decisioni squisitamente politiche, del tutto al di fuori da ragioni oggettive. Continua…

I risultati di “Aria pesa”

Nello scorso mese di gennaio avevo dedicato un post alla campagna “Aria pesa” (http://www.paolonatali.it/2018/01/17/la-campagna-aria-pesa/), i cui risultati sono stati resi noti di recente. Vorrei commentarli brevemente.

I campionatori riconsegnati dai cittadini, la cui misura è stata giudicata attendibile sono 273, posizionati per il 90% all’interno del comune di Bologna.

In un grafico generale sono stati riportati i valori medi mensili di concentrazione di NO2, che variano da 20 ad 80 mcgr/mc., suddivisi in 8 intervalli.

Alcuni di questi intervalli vengono descritti con riferimento ai valori di porta S.Felice e dei Giardini Margherita, località che ospitano (insieme a via Chiarini) le centraline fisse ARPAE nelle quali viene misurato anche l’NO2. Dalla relazione non si comprende con chiarezza se questi valori sono quelli medi annui ARPAE del 2017 o quelli medi mensili di febbraio 2018 misurati dalle centraline ARPAE o dai campionatori “Aria pesa”. Oltretutto la relazione contiene un ragionamento piuttosto tortuoso che sembra utilizzare i dati della campagna “Aria pesa” per stabilire in quante località che hanno ospitato i campionatori potrà essere superato a fine 2018 il limite di legge che, ricordo, è di 40 mcgr/mc di NO2 come media annua.

A me pare del tutto arbitrario Continua…

“Ero forestiero e non mi avete ospitato – Mt 25,43”

Prima di esprimere alcune riflessioni in materia di politiche migratorie, c’è da prendere atto con grande amarezza del clima culturale e dell’ opinione pubblica che è venuta ad affermarsi via via negli ultimi anni sul problema dell’immigrazione, sia nel nostro paese che in Europa: i valori di accoglienza, di solidarietà e di apertura ai bisogni degli altri risultano nettamente minoritari.

La crescita dei voti alla Lega nelle recenti elezioni politiche ed amministrative ed il successo personale di Salvini sono indicativi di questo clima, che peraltro la stessa Lega ed il suo leader hanno contribuito ad alimentare, utilizzando slogan e messaggi fuorvianti e talora bugiardi:

“prima gl’italiani”, “è finita la pacchia degli immigrati che ci costano ogni giorno 35 €”, “finirà il business dell’immigrazione”, “fermiamo l’invasione”, “riporteremo a casa loro 600.000 clandestini”.

Queste “verità”, proclamate con enfasi da Salvini, condivise dal resto del centrodestra e confermate dal silenzio del M5S, sono ormai divenute “luogo comune” tra la gente e producono una percezione della realtà che stravolge la realtà stessa.

La chiesa, i movimenti , i partiti e le associazioni di sinistra non sono riusciti a contrastare con efficacia questa deriva culturale: tanti buoni cristiani votano Lega (Salvini poi ha sempre il vangelo in tasca e se ne vanta), così come tanti elettori del PD si sono lasciati sedurre dal verbo sicuritario e sovranista della sirena leghista.

E veniamo adesso alle politiche. Continua…

Trasparenza e consapevolezza

Dichiarazione dei redditi

Ci sono certamente cose più importanti, ma mi sembra comunque utile segnalare con soddisfazione questo piccolo passo avanti verso una sempre maggiore trasparenza e consapevolezza dei cittadini per quanto riguarda il proprio rapporto con lo Stato.

Entrando con il proprio PIN nel sito dell’Inps o dell’Agenzia delle Entrate, è possibile visualizzare e scaricare il file .pdf che contiene la destinazione delle proprie imposte versate nel corso dell’anno 2016, così come risultano dalla dichiarazione dei redditi 2017.

Tralasciando, per ragioni di privacy, le cifre assolute, queste sono le percentuali per le diverse voci di spesa pubblica:

  • 21% Previdenza e assistenza (Protezione sociale)

  • 19% Sanità

  • 11% Interessi su debito pubblico

  • 11% Istruzione

  • 9% Difesa, Ordine pubblico e sicurezza

  • 8% Servizi Generali delle Pubbliche Amministrazioni

  • 7% Economia e lavoro (comunicazioni, agricoltura, att. manifatturiere)

  • 4% Trasporti

  • 3% Contributo Bilancio UE

  • 3% Protezione dell’ambiente

  • 2% Cultura e sport

  • 2% Abitazioni e assetto del territorio

  • 100% Totale imposte

Lascio a ciascuno i propri commenti.

Personalmente sono colpito, anche se non è una sorpresa, dal peso della spesa per previdenza, assistenza e sanità (40% del totale) e dalla spesa per interessi sul debito pubblico.

Anche la spesa per i servizi generali delle pubbliche amministrazioni mi sembra molto elevata.

A “farne le spese” sono le “cenerentole” (protezione dell’ambiente, cultura, casa e assetto del territorio). Ma ciascuno, a questo riguardo, può avere le proprie legittime sensibilità.

D’altro canto, per poter destinare più risorse a qualche settore (ad esempio l’istruzione o la sanità) è necessario aumentare le entrate (recupero dell’evasione o, del tutto improbabile ed impopolare, aumento delle tasse) o ridurre le spese in altri campi.