Forse mi sfugge qualcosa…..

Una scuola dell'infanzia

Forse mi sfugge qualcosa ma confesso che non riesco a comprendere la reazione scandalizzata di quanti stanno criticando la decisione del comune di Bologna di trasformare la tariffa del servizio di refezione scolastica applicata a coloro che frequentano la scuola dell’infanzia comunale in tariffa di frequenza, senza che questo comporti per le famiglie un aumento dei costi. Non so come verrà congegnato il meccanismo di trasposizione da un sistema (che prevede 15 fasce tariffarie commisurate all’ISEE, sconti per pluriutenze ed assenze ed esenzioni) all’altro ma mi fido di quanto garantito dal Sindaco.

Trascuro per il momento le motivazioni addotte per giustificare questo provvedimento, sulle quali mi pare che la giunta abbia manifestato qualche incertezza, invocando in un primo momento ragioni di carattere pedagogico (“riteniamo che il pasto consumato a scuola sia un momento pedagogico e per questo lo colleghiamo strettamente alla frequenza”), ammettendo poi che in questo modo il Comune risparmierà 1,3 milioni di Irap che potranno essere utilizzati per una forte riduzione delle tariffe degli asili nido.

M’interessa piuttosto ragionare sulle tesi dei fieri oppositori del provvedimento, che sostanzialmente lamentano il fatto che in questo modo viene cancellato il principio della gratuità della scuola dell’infanzia comunale bolognese, aggiungendo alcuni che questo rappresenta un attacco alla scuola pubblica.

Ora a me pare che una modifica al sistema tariffario non implichi in alcun modo una riduzione della qualità del servizio reso alle famiglie. Ma voglio stare sul discorso di principio, per dire in tutta franchezza che io non ho mai capito perchè la scuola dell’infanzia dovesse essere di fatto, se non sbaglio, l’unico servizio reso gratuitamente dal comune di Bologna, a prescindere dal reddito delle famiglie. Per tutti gli altri servizi comunali (dagli asili nido, all’assistenza domiciliare, ai centri diurni, alla refezione scolastica ecc.) sono in vigore sistemi tariffari articolati in numerose fasce di contribuzione rapportate all’ISEE, che vanno dalla gratuità per i redditi più bassi o per i casi sociali, fino al costo effettivo del servizio per i redditi più elevati.

Questa disparità mi è sempre apparsa incomprensibile, in particolare paragonando i nidi alla scuola dell’infanzia, dove una famiglia si trovava da un anno all’altro a passare da poco meno di 600 € al mese (per i redditi più elevati) alla gratuità (o, per meglio dire, ai 5,20 € a pasto, sempre per i più abbienti).

Sono andato a rivedere i post del mio blog ed ho trovato traccia di questa perplessità sia nel maggio che nel settembre del 2011.

Riprendevo poi il tema nel marzo del 2015 con queste parole:

Sul versante tariffario: continuo a non capire il rifiuto di introdurre una tariffa, con tutte le modulazioni del caso in base al reddito, per la frequenza della scuola dell’infanzia. A questo riguardo vorrei ricordare alcuni dati, desunti dal consuntivo di contabilità economica 2013, l’ultimo disponibile.

Per le sue scuole dell’ infanzia il comune di Bologna ha speso circa 30 milioni di euro (per 5195 bambini), senza incassare un euro. Per i nidi il costo è stato di circa 18 milioni (per 3263 bambini), ma in questo caso il comune ha incassato proventi da tariffa per circa 5,6 milioni, pari a circa 1700 euro (medi) pro capite. La sproporzione mi pare evidente.

Sarebbe interessante sapere cosa accade in altri comuni. A Torino,per esempio, si applicano le tariffe che potete vedere cliccando su (omissis).

Quello che mi preme sottolineare è il fatto che su queste scelte della nostra amministrazione (che possono anche essere condivisibili, oltre che legittime) la discussione ed il confronto siano stati assai limitati.”

Guarda caso la misura che il Comune si accinge ora ad adottare avrà come conseguenza positiva proprio una mitigazione di questa sproporzione.

E allora cosa c’è che non va? Ma forse mi sfugge qualcosa……

Làbas. Tra legalità e socialità

Il centro sociale Làbas

La vicenda di Làbas sta provocando un acceso confronto nel PD e nella città.

C’è chi ritiene che, dopo lo sgombero di Làbas dalla caserma Masini, sia stato un errore da parte del sindaco e dell’amministrazione comunale, avviare, con un’apertura di credito, un dialogo con il centro sociale, riconoscendo il valore delle iniziative che in quel luogo sono state svolte per cinque anni e prevedendo di assegnare a Làbas, all’interno di un percorso in linea con i regolamenti del Comune, degli spazi idonei alle sue finalità. I sostenitori di questa tesi ritengono infatti (provo ad interpretare il loro pensiero) che l’occupazione abusiva implichi un’ irrecuperabile lesione al principio di legalità, di gravità tale da escludere qualsiasi rapporto futuro con l’istituzione e che l’atteggiamento morbido del Comune significhi di fatto piegarsi ad un ricatto che penalizza e discrimina nella sostanza tutte le associazioni ed espressioni della società civile che “stanno alle regole” e che, proprio per questo, non ottengono dall’amministrazione trattamenti di favore.

Riconosco che questi argomenti hanno una loro validità ed ammetto che io stesso, anche per la mia formazione “istituzionale”, sono portato in prima istanza a farle mie.

E tuttavia, ponderando meglio la questione, non me la sento di condividere, in questo caso, una posizione “per la legalità senza se e senza ma”. Perchè attorno a Làbas di “se” e di “ma” ce ne sono diversi tra i quali i principali sono rappresentati dal valore sociale, riconosciuto unanimemente, delle cose fatte dal centro in via Orfeo in tutti questi anni e dall’ampiezza dei consensi che Làbas ha saputo guadagnare, espressi dalla grande manifestazione popolare e non violenta di qualche giorno fa. Nè può essere trascurato il fatto che gli spazi di via Orfeo, al momento della loro occupazione abusiva, erano già da troppo tempo vuoti ed inutilizzati. Un’ amministrazione comunale, a differenza della magistratura, non può non tenere conto di questo e deve, io credo, favorire il recupero di una condizione di legalità, concedendo a Làbas spazi disponibili (peraltro al momento ancora inutilizzati e privi di alcuna destinazione) per le proprie iniziative sociali (e magari per quelle che il Comune ritiene utili) a condizione che il centro accetti per il futuro di rientrare nel quadro procedurale e nel sistema di diritti e di doveri previsto dalle norme comunali, rendendo chiaro che nessun ulteriore strappo alle regole sarà ammesso.

D’altra parte mi sembra che anche dopo gli sgomberi di alloggi o edifici occupati abusivamente il Comune non abbia mai chiuso gli occhi lasciando in mezzo alla strada gli occupanti, ma si sia sempre fatto carico di trovare loro una sistemazione provvisoria, in particolare, ma non solo, alle donne, ai bambini ed alle persone fragili.

Verso il congresso provinciale del PD

PD

Il congresso provinciale del PD bolognese si svolgerà nel prossimo mese di ottobre.

In attesa di poter partecipare al dibattito congressuale nel mio circolo, vorrei esprimere alcune considerazioni, anche alla luce di quanto leggo sulla stampa locale.

Innanzitutto mi stupisco dello stupore con cui i giornalisti commentano il fatto che l’area dei sostenitori di Renzi e quella dei sostenitori di Orlando al recente congresso nazionale si presenteranno con ogni probabilità divise al loro interno al congresso provinciale.

A me pare del tutto normale che questo avvenga. Infatti la scelta del futuro segretario provinciale dovrebbe essere fatta da un lato esprimendo un giudizio sulla gestione del partito in questi ultimi anni, dall’altro valutando nel merito le proposte ed il profilo dei candidati. Ho sempre sostenuto Renzi a livello nazionale ma non ritengo che un candidato alla segreteria provinciale sia bravo e capace per il solo fatto di essere “renziano” della prima o dell’ultima ora ed un candidato cuperliano sia da bocciare a prescindere. Per questo motivo non credo che debba essere Matteo Renzi a designare un candidato unico dell’area renziana bolognese. La quale, purtroppo, mi appare non da oggi divisa e frammentata non tanto a causa di differenti opinioni sulla vita politica locale e sulla gestione del PD bolognese (il che sarebbe del tutto fisiologico) ma soprattutto per ragioni assai meno nobili, riconducibili a pregiudizi personali ed a vicende passate (leggi, ultimo congresso provinciale) che fanno ancora sentire i propri effetti negativi.

In realtà a tutt’oggi mi pare di assistere ad un dialogo fra sordi e non ad un vero confronto fra candidati (che mi auguro possa realizzarsi in tempi brevi). Ci sono sul tappeto alcuni documenti politico-programmatici, firmati da diversi iscritti ed esponenti del partito, che vengono interpretati come sostegno delle diverse candidature che, peraltro, mentre scrivo queste note, non si sono ancora tutte formalmente manifestate.

In attesa di conoscere i candidati ufficiali ed i loro documenti programmatici (sui quali non mancherò di pronunciarmi), provo ad esprimere quelli che mi sembrano i due aspetti principali su cui mi aspetto la massima chiarezza e su cui giudicherò i candidati stessi. Continua…

L’interramento della linea Bologna-Portomaggiore

SFM

Nei giorni scorsi si è tornato a parlare sulla stampa locale e sui social, dell‘interramento del tratto urbano della linea ferroviaria Bologna-Portomaggiore. L’occasione è stata data da un post di Giuseppe Paruolo, rilanciato su Fb, e dalle reazioni che esso ha suscitato. Paruolo, consigliere regionale, prendendo spunto dalla risposta dell’assessore Donini ad una sua interrogazione, è tornato a proporre una revisione del progetto (con relativa integrazione del finanziamento per oltre 10 milioni di euro) in modo che l’interramento venga realizzato a doppio binario, così da permettere eventualmente in futuro, nelle ore di punta, il transito di un treno ogni quarto d’ora contro i 30 minuti attuali. La proposta ha immediatamente trovato diversi sostenitori ma anche oppositori (tra i quali il capogruppo PD in consiglio comunale, Mazzanti) che ritengono che ciò bloccherebbe l’iter di approvazione e di realizzazione dell’opera, provocandone l’ennesimo, insopportabile rinvio a tempo indeterminato.

Mi pare che l’assessore Donini, a conclusione della sua risposta, sia molto chiaro a tale riguardo, quando afferma: L’intervento di interramento, previsto dall’accordo del 2007, ha avuto il suo coerente sviluppo progettuale e approvativo in sede locale. Trova ora la sua collocazione in un canale finanziario statale che ne permette la realizzazione. Allo stato attuale rinunciare a questo progetto di interramento per studiare progetti diversi comporta la contestuale rinuncia al finanziamento statale già assegnato al comune di Bologna.

Si tenga presente, inoltre, che il Progetto Integrato per la Mobilità Bolognese (il cosiddetto PIMBO) che comprende l’intervento di interramento, prevede anche la realizzazione ed il completamento di diverse stazioni urbane del Servizio Ferroviario Metropolitano ed interventi per migliorare la sua riconoscibilità e fruibilità.

Ha ragione Paruolo quando, ricordando che del progetto di interramento si parla ormai da quasi vent’anni, lamenta il fatto che in passato, ogni volta che veniva posta la questione del raddoppio, si rispondeva da parte degli amministratori che i lavori stavano per avere inizio e che non era possibile modificare il progetto (affermazioni poi smentite da ulteriori rinvii) ma mi pare davvero che questa volta le cose stiano in altro modo, che siamo di fronte, come dice Donini, ad un iter amministrativo concretamente avviato (anche se, come purtroppo avviene spesso nel nostro paese, soggetto a lungaggini burocratiche in sede CIPE, di cui sono stato testimone diretto nei tre anni di vicepresidenza Tper) e ad un finanziamento garantito.

Per cui credo che oggi sarebbe da irresponsabili introdurre motivi di ostacolo e di ritardo alla realizzazione di un progetto che ha come effetto l’eliminazione di ben quattro passaggi a livello, alcuni dei quali a breve distanza dai viali di circonvallazione.

Vorrei aggiungere alcune considerazioni in merito al fatto che la realizzazione dell’interramento a binario unico fino a via Larga (come peraltro esiste già dalla stazione centrale a via Zanolini) pregiudicherebbe la possibilità di frequenza del quarto d’ora nell’ora di punta.

Ho esaminato i quadri orari delle 8 linee che compongono il SFM, ho letto con attenzione l’ultimo Report sullo stato di attuazione del SFM stesso (che risale purtroppo al 2012), ho preso visione degli utenti 2013 delle diverse linee, e mi sono fatto l’opinione che prima di pensare alla frequenza del quarto d’ora nell’ora di punta (che, se non sbaglio, non esiste oggi su alcuna delle 8 linee, nemmeno su quelle più frequentate della Bologna-Portomaggiore) ci siano altri obiettivi prioritari per migliorare il SFM nel suo insieme ed in particolare la linea Bologna-Portomaggiore. Mi riferisco alla puntualità, alla affidabilità (riduzione del numero delle corse soppresse) ed alla effettiva introduzione del cadenzamento, vale a dire la partenza dei convogli sempre allo stesso minuto. Anche la realizzazione di linee passanti, attraverso i binari della stazione centrale di Bologna, dopo il completamento della stazione AV, contribuirebbe a migliorare il sistema.

Inoltre sarebbe necessario aggiornare e rendere pubblico il Report sullo stato di attuazione del SFM, in modo da ridefinire una strategia d’intervento sulla base della domanda effettiva di trasporto.

Sottolinerei infine l’opportunità di uno sguardo ampio all’insieme del SFM, parte essenziale del Servizio ferroviario regionale, che verrà gestito nei prossimi anni dalla nuova società costituitasi tra Trenitalia e Tper, dalla quale è lecito attendersi un sostanziale contributo in termini di riorganizzazione del servizio e di rinnovo del parco treni in circolazione, in modo da corrispondere sempre meglio alle esigenze degli utenti.

Il Bilancio Ambientale Preventivo 2017 del comune di Bologna

Ecobudget

Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato nei giorni scorsi il Bilancio Ambientale Preventivo 2017. Il Bilancio Ambientale di Bologna è basato sul metodo ecoBUDGET, uno strumento di gestione ambientale sperimentato con il progetto LIFE “European ecoBUDGET”, di cui Bologna è stata partner, e che a conclusione è diventato uno strumento utilizzato stabilmente dell’amministrazione comunale a partire dal 2003. EcoBUDGET è concepito come imitazione del budget finanziario e prevede annualmente sia la versione “preventiva” che risponde non solo a finalità di previsione ma anche, almeno in parte, di fissazione di obiettivi di miglioramento ambientale, sia la versione “consuntiva” che permette da un lato di rendicontare la situazione, dall’altro di verificare il raggiungimento o meno degli obiettivi.

Con ecoBUDGET insomma l’Ente locale dà conto dei propri impegni ambientali attraverso un processo di − individuazione di indicatori fisici sullo stato dell’ambiente e sui risultati delle politiche − esplicitazione di politiche e azioni ambientali dell’amministrazione − individuazione degli effetti che tali politiche e azioni hanno determinato. Il B. A. risulta pertanto un importante strumento di valutazione, monitoraggio e orientamento delle azioni ambientali.

Durante il mio impegno in Consiglio comunale, dal 2004 al 2010, m’interessai attivamente del B. A., collaborando anche in qualche misura con i tecnici del Settore ambiente ed in particolare con l’ing. Fini che coordina tuttora la predisposizione dei B. A. medesimi.

Per questo motivo continuo a sentirmi in un certo senso “affezionato” a questo progetto e ne ho seguito l’evoluzione nel tempo.

Penso che il rischio che la Giunta ed il Consiglio corrono, oggi come allora, sia quello di considerare i B. A. come semplici adempimenti, rinunciando agli approfondimenti necessari ad utilizzarne pienamente la valenza di strumenti di miglioramento ambientale.

Spero che questo mio timore sia ingiustificato e tuttavia non rinuncio con queste brevi note di commento al B. A. P. 2017, a formulare alcune osservazioni e suggerimenti che non hanno in alcun modo un significato critico nei confronti del settore Ambinte del Comune, ai cui funzionari e dirigenti va tutto il mio più vivo e sincero apprezzamento.

Un primo aspetto, per la verità di non facile soluzione e di cui sono consapevoli gli stessi estensori del B.A., sarebbe quello di predisporre ed approvare i B.A. Preventivo e Consuntivo (soprattutto il primo) contemporaneamente ai corrispondenti bilanci economico-finanziari. Dal momento infatti che il B.A.P. contiene giustamente anche le azioni ed i provvedimenti (piani e progetti) necessari al raggiungimento dei target ambientali, sarebbe opportuno averne un riscontro di coerenza anche sul piano economico. Così come sarebbe utile che l’approvazione del B.A.P. di un certo anno seguisse l’approvazione del B.A.C. dell’anno precedente. Purtroppo, invece, il consuntivo 2016 non risulta ancora noto ed il preventivo 2017 contiene soltanto i dati del consuntivo 2015.

Vorrei dare atto delle costanti integrazioni che sono state via via apportate ai B.A. dal 2003. Infatti il documento si articola oggi sostanzialmente in 4 tabelle.

La tabella 1 comprende le risorse ambientali (qualità dell’aria, materie prime, clima acustico, acqua potabile) con indicatori disciplinati dalla normativa. Su questa non ho particolari osservazioni se non per quanto riguarda gli obiettivi 2017 e 2021 di PM10, che risultano assai poco “sfidanti” , anche considerato il valore già raggiunto nel 2015.

La tabella 2 comprende le risorse ambientali con target non disciplinati dalla normativa ma compresi in piani o progetti a cui il Comune ha dato la sua adesione. Al momento la tabella contiene solo 3 indicatori relativi a verde ed energia. Ritengo che il prossimo B.A.P. 2018 dovrà essere integrato con gli obiettivi contenuti nella Carta di Bologna per l’Ambiente, firmata nella nostra città l’8 giugno scorso (anche se si tratta di impegni che riguardano le Città Metropolitane).

La tabella 3 rappresenta una lodevole innovazione, nel senso che è predisposta per i dati relativi alle componenti ambientali (aria, materie prime, verde, suolo) distinte per quartieri. In realtà al momento essa si presenta assai carente di dati e completamente priva degli obiettivi 2017, il che è anche comprensibile. Penso che questa tabella dovrà tenere conto nel prossimo futuro delle numerose informazioni che deriveranno dal Piano di Monitoraggio Ambientale previsto dal progetto del Passante autostradale di Bologna e che riguarderà: qualità dell’aria, rumore, vibrazioni, acque superficiali e sotterranee, vegetazione e fauna. Si tratterà di fare una selezione per individuare i parametri più significativi.

Infine il B.A.P. 2017 contiene una tabella che corrisponde al Bilancio Ambientale preventivo dell’Amministrazione Comunale, che riguarda i consumi idrici ed energetici, il consumo di carta, la raccolta differenziata dei rifiuti ed alcuni indicatori relativi alla mobilità sostenibile a carico dei fabbricati e dei dipendenti comunali. Si tratta di una tabella interessante e che potrebbe servire per attivare iniziative di sensibilizzazione ed anche di emulazione tra settori e dipendenti comunali. Peccato che essa risulti un po’ carente di dati ed anche, per consumi idrici ed energetici, di obiettivi 2017.

Caro Matteo ti (ri)scrivo

Renzi

Caro Matteo, sono un iscritto al PD fin dalla sua nascita e ti ho sostenuto convintamente in ogni occasione, dalle primarie del 2012 fino a quelle della primavera scorsa passando per il referendum del 4 dicembre. Aggiungo che provo un’istintiva simpatia nei tuoi confronti, forse a causa della comune esperienza scout: io sono ormai un “vecchio lupo” di 74 anni.

Ti scrivo raccogliendo l’ invito che fai a conclusione delle tue news perchè vorrei farti conoscere la mia opinione in merito all’attuale situazione politica ed all’atteggiamento che ti suggerirei di assumere rispetto ad essa. Continua…

Si riparla di dighe e di invasi.

Lago di Suviana

Negli ultimi giorni, di fronte all’aggravarsi della siccità ed alla mancanza di precipitazioni, si è parlato della necessità di misure emergenziali ma anche strutturali, dal momento che ci troviamo davanti ad un fenomeno legato ai cambiamenti climatici e che sembra destinato a ripresentarsi in forma non occasionale ma semmai sempre più grave.

A proposito di misure strutturali si è parlato anche della necessità di realizzare nuovi invasi.

Questo ha richiamato alla mia memoria il dibattito che impegnò tecnici ed amministratori pubblici bolognesi e regionali a partire dagli anni ‘60 sul tema della realizzazione di nuove dighe. Continua…

Perché la Carta di Bologna non resti carta da parati.

I Sindaci firmatari della Carta di Bologna

Nei giorni scorsi a Bologna, nel quadro delle iniziative collegate al G7 dei ministri dell’ambiente, è stata firmata la Carta di Bologna, un documento che contiene importanti obiettivi ed impegnativi risultati che le Città metropolitane del nostro paese si prefiggono a breve e medio termine in materia ambientale, relativamente ad otto settori: riciclo dei rifiuti, difesa del suolo e del territorio, prevenzione disastri, transizione energetica, qualità dell’aria, risparmio dell’acqua, verde urbano e mobilità sostenibile.

Non si può che rallegrarsi per questa iniziativa, ma occorre evitare che la Carta di Bologna rimanga un manifesto di buone intenzioni, privo di efficacia e destinato ad essere presto dimenticato.

A questo scopo è necessario, a mio avviso, individuare immediatamente un organismo qualificato ed indipendente al quale affidare il monitoraggio degli obiettivi della Carta stessa.

Questo organismo potrebbe essere individuato in ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e la protezione e la ricerca ambientale) e nel SNPA (Sistema nazionale di protezione dell’ambiente, formato dalle agenzie regionali/provinciali per l’ambiente). Esso dovrebbe, per ciascuno degli obiettivi della Carta, individuare lo “stato zero” per ciascuna delle Città metropolitane, cioè il valore del parametro di riferimento al momento attuale (2017). Successivamente, anno per anno, si dovrebbe misurare e certificare l’andamento dei diversi indicatori, consentendo di verificare se si sta andando verso il conseguimento degli obiettivi fissati e quanto sia ancora lontano il traguardo da raggiungere.

Questi report periodici dovrebbero essere integrati con le strategie e con gli strumenti che le Città metropolitane decidono di adottare per il raggiungimento degli obiettivi della Carta di Bologna. E’ evidente, infatti, che l’aver firmato la Carta implica l’adozione di politiche territoriali ed ambientali conseguenti e richiede scelte di carattere politico-amministrativo consapevoli e coerenti.

A questo proposito vale la pena di sottolineare che le istituzioni firmatarie della Carta sono appunto le Città metropolitane, anche se i Sindaci delle stesse coincidono di fatto con i Sindaci dei comuni capoluogo. Ciò può creare qualche problema, tenuto conto della “debolezza politica” delle Città metropolitane, istituzioni di secondo grado le cui competenze sono diverse da regione a regione e non più coincidenti con quelle delle ex-Province: la Città metropolitana di Bologna, ad esempio, non ha più alcuna competenza in materia di ambiente, essendo state queste, unitamente al personale, trasferite ad ARPAE.

Vorrei infine segnalare che il comune di Bologna è dotato da molti anni di uno strumento chiamato Bilancio ambientale, che viene approvato ogni anno, dal Consiglio comunale, sia nella forma di bilancio preventivo che consuntivo. Esso permette di monitorare l’andamento di alcuni parametri ambientali (qualità dell’aria, rifiuti, clima acustico, acqua potabile, energia, verde ecc.).

Si tratta di uno strumento interessante, che ben conosco avendo dato ad esso qualche contributo di carattere metodologico quando ero consigliere comunale, anche sulla base dell’esperienza fatta precedentemente in Provincia di Bologna dove era stato implementato un sistema di contabilità ambientale (progetto Life Clear).

Il Comune di Bologna potrebbe in ogni caso integrare il proprio Bilancio ambientale con alcuni indicatori contenuti nella Carta e, proprio a partire dalla sua esperienza, svolgere una funzione di stimolo e d’indirizzo nell’applicazione della Carta stessa.

Le Frecce tricolori a Bellaria Igea Marina

Questa mattina, come ormai capita ogni anno all’inizio della stagione estiva, c’è stata l’esibizione delle Frecce tricolori sul cielo di Bellaria Igea Marina. Spettacolo sempre emozionante, soprattutto se vissuto facendo il bagno, con gli aerei che mi rombavano sulla testa.

Le frecce tricolori

Le frecce tricolori

Come procede la VIA del Passante.

Ho letto il documento del 19 maggio scorso, con il quale il Presidente della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente trasmette alla Direzione Generale competente del Ministero il documento della Sottocommissione VIA incaricata dell’istruttoria del progetto del Passante di Bologna, contenente la richiesta di chiarimenti e d’integrazioni al progetto stesso, che dovranno pervenire da parte del proponente (Autostrade per l’Italia) entro 45 giorni.

La galleria antifonica di S.Donnino

La galleria antifonica di S.Donnino

Su questo documento di una decina di pagine ho letto dichiarazioni critiche da parte dei Comitati che si oppongono al Passante, ma anche da parte del Comune di Bologna che ha lamentato in particolare la “concisione” del testo, paragonata alle oltre 50 pagine dei documenti che contengono le osservazioni del Comune stesso e della Regione.

Anche a mio giudizio il documento ministeriale è deludente, non tanto e non solo per la sua stringatezza. Mi sarei aspettato che la Sottocommissione VIA esaminasse, oltre al progetto, tutta la documentazione ricevuta dagli enti, dai comitati e dai cittadini, formulando una sintesi che recepisse, motivatamente, tutte le osservazioni e le richieste d’integrazione documentale ritenute giustificate e ragionevoli, accantonando tutte le altre. In realtà non è così, nel senso che una serie di osservazioni e richieste d’integrazione sono state effettivamente recepite e fatte proprie, con ulteriori arricchimenti, da parte del Ministero, ma al termine del documento il paragrafo ULTERIORI RICHESTE recita:

Si richiede inoltre:

di tenere in debita considerazione, nell’ambito della documentazione integrativa, le richieste e le raccomandazioni espresse dai vari Enti interessati;

di controdedurre le eventuali osservazioni fino ad ora pervenute.

Se è così, che significato e che “peso” ha il documento della Sottocommissione VIA, rispetto alle “raccomandazioni espresse dai vari Enti interessati”?

Infine il documento riporta la seguente frase:

A seguito della ricezione della documentazione integrativa la Commissione si riserva di richiedere una eventuale pubblicazione al fine di consentire la necessaria informazione delle parti interessate.

Il significato di questa riserva non mi è del tutto chiaro ma sembra essere quello di prevedere una possibile successiva fase per eventuali ulteriori controdeduzioni da parte di non meglio precisate “parti interessate”.

Un altro motivo di delusione consiste nel fatto che in diverse occasioni le richieste della Sottocommissione ministeriale sono accompagnate da “se possibile” o “per quanto possibile”, espressioni che indeboliscono il “peso” delle richieste stesse.

Ciò premesso passo ad un sintetico riassunto dei contenuti del documento in questione.

1 IN GENERALE.

Qui si chiede un confronto più completo e convincente di quello presentato, esteso a tutte le matrici ambientali, tra Passante nord e Passante di mezzo, dal quale emerga la preferenza per quest ultimo.

Sarà determinante la scelta dell’ambito territoriale di riferimento del confronto.

2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

Il Comune dovrà adeguare il suo PSC, che contiene ancora, in recepimento del PTCP, la scelta preferenziale del Passante nord. Osservo sommessamente che questo getta una “luce fosca” sull’efficacia e la cogenza degli strumenti di pianificazione.

3 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Si richiedono integrazioni progettuali che documentino l’integrazione tra Passante ed A13, tra Passante e “complanare nord”, il ponte del People Mover, la fattibilità della copertura dell’infrastruttura con pannelli fotovoltaici, e la progettazione dei percorsi ciclabili.

Si chiede infine un dettagliato piano di cantierizzazione e si ricordano gli adempimenti connessi alle interferenze tra Passante e reticolo idraulico.

4 QUADRO AMBIENTALE.

Contiene la maggior parte delle osservazioni e delle richieste d’integrazione. Senza entrare in dettaglio segnalerei:

ATMOSFERA.

Si chiede tra l’altro di rivedere le premesse ottimistiche dello studio circa la qualità dell’aria nel bolognese e di approfondire il tema dell’inquinamento atmosferico agli sbocchi delle gallerie antifoniche di S.Donnino e di Croce del Biacco.

Francamente troppo modesta, generica ed al limite fuorviante la richiesta di “disporre di informazioni più dettagliate sullo stato di salute dei residenti” che non può essere sostitutiva delle dettagliate ed argomentate richieste di uno studio d’impatto sulla salute, formulate dall’ASL.

ACQUE SUPERFICIALI

Nulla da segnalare

SUOLO E SOTTOSUOLO E TERRE E ROCCE DI SCAVO.

VEGETAZIONE FLORA E FAUNA.

Sono le componenti ambientali su cui, a mio giudizio, vengono formulate le osservazioni più ampie e complete.

RUMORE E VIBRAZIONI

Tenuto conto del fatto che si tratta, a mio avviso, della componente destinata a creare i problemi principali, le osservazioni mi sono parse insufficienti, anche in confronto con quanto contenuto nei documenti di Comune e Regione.

Interessante il cenno al problema dei giunti, che si sta rivelando, nella Variante di valico, un aspetto delicato.

RADIAZIONI NON IONIZZANTI

Niente da segnalare.

5 PIANO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE

Si richiede, opportunamente, la redazione del PMA completo nelle sue diverse fasi (Ante-Corso e Post Operam).

Per concludere ribadisco che questo documento riguarda un passaggio interlocutorio dell’iter approvativo del Passante ed in particolare della procedura di VIA e richiede le integrazioni al progetto ed allo Studio d’Impatto Ambientale ritenute indispensabili per potersi esprimere sulla infrastruttura.

Sarà importante e decisivo il documento conclusivo del Ministero che darà con ogni probabilità il via libera all’opera e che conterrà tutte le prescrizioni che dovranno essere rispettate dal progetto esecutivo e dalla realizzazione ed esercizio dell’opera. Alla luce dei limiti manifestati dalla Sottocommissione VIA credo che Regione e Comune dovranno esercitare il massimo sforzo affinchè il documento finale di VIA sia davvero completo, efficace e rigoroso.

Tra le prescrizioni rammento ancora una volta quella relativa alla istituzione di un Osservatorio Ambientale e Sanitario, sulle cui caratteristiche mi sono soffermato in precedenti occasioni.

L’Osservatorio della Variante di Valico sta esaurendo i propri lavori e licenzierà tra qualche tempo una relazioni finale sulla sua attività che credo potrà dare utili indicazioni per l’istituzione di un analogo organismo relativo al Passante di Bologna.