Bolognacittà30
Dopo un lungo periodo dedicato alla informazione ed alla sensibilizzazione dei cittadini, ha preso ufficialmente il via ieri, martedì 16 gennaio 2024, il progetto BOLOGNA CITTA’ 30 Km/h con i controlli e le sanzioni da parte della Polizia municipale. Il progetto ha fatto e farà parlare molto i bolognesi, che sono in gran parte schierati su due posizioni radicalmente contrarie.
Per darvi un’idea trascrivo qui di seguito il post di un amico fieramente contrario che espone le sue 7 ragioni di contrarietà e la risposta di un altro amico nettamente favorevole al provvedimento.
CITTA’ 30: 7 RAGIONI DI CONTRARIETA’ E LE RISPOSTE DI CHI APPROVA. Continua…
Smog a Bologna
Come ad ogni fine d’anno mi piace fare il punto sulla qualità dell’aria che respiriamo, anche perché ritengo opportuno fare chiarezza, dati alla mano, su alcuni luoghi comuni che presentano la nostra città come una sorta di camera a gas dove si soffoca e si respira un’aria…..irrespirabile.
Intendiamoci, non siamo in alta montagna, ma in una città di quasi 400.000 abitanti, e tuttavia è onesto riconoscere che la situazione non è delle peggiori, nonostante siamo ai margini della pianura padana che, come è noto, si trova in una condizione morfologica particolarmente infelice per quanto riguarda la concentrazione degl’ inquinanti che, in alta pressione, con mancanza di instabilità e ventilazione vengono schiacciati negli strati bassi dell’atmosfera senza possibilità di diluizione. Come è noto infatti, a parità di emissioni, la qualità dell’aria è determinata soprattutto dalle condizioni meteorologiche.
Ciò premesso vediamo un po’ di dati.
Segnalo innanzitutto l’edizione 2023 di “Qualità dell’aria in Emilia Romagna”, una ponderosa pubblicazione (quasi 200 pagine) di ARPAER.
Il capitolo 4 è dedicato agl’ inquinanti dell’aria. Gli unici inquinanti che presentano delle criticità, sono il particolato atmosferico grossolano (PM10), l‘ozono (O3) ed il biossido di azoto (NO2).
Tra essi, se si guarda al superamento dei limiti di legge, quello più fuori norma è l’ozono, per il quale praticamente in tutte le 34 stazioni di misura è stato superato il valore obiettivo di 120 micrgr/mc. Per quanto riguarda il biossido di azoto, al contrario, in nessuna stazione è stato superato il limite orario pari a 200 mcrgr/mc. Per il PM10 il discorso, come vedremo, è più articolato e variabile da zona a zona.
Ed è proprio sul particolato atmosferico grossolano (le cosiddette polveri sottili PM10) che si rilevano i dati più interessanti, per quanto riguarda Bologna.
Sia che si guardi all’andamento “storico” degli ultimi anni, sia che si confronti Bologna con gli altri capoluoghi della regione, la nostra città ne esce bene.
Il dato più significativo è quello che riguarda il numero di giorni di superamento del limite giornaliero, pari a 50 mcrgr/mc. Le norme prevedono che i giorni di superamento non debbano essere più di 35 all’anno.
Nella storica stazione di porta S. Felice, che è quella rappresentativa del traffico urbano, la sequenza dei giorni di superamento, dal 2013 al 2023 è la seguente:
57, 23, 38, 33,40, 18, 32, 42, 29, 33, 4. Nella serie si rileva che negli ultimi sei anni il limite è stato superato una sola volta, nel 2020 e che nell’anno appena trascorso si è toccato il minimo assoluto, pari a 4! Nei dati del 2023 si rileva comunque una anomalia, per cui il dato di porta S. Felice non è il peggiore della città. Stanno peggio via Chiarini (5 superamenti), S. Lazzaro (6 superamenti) e S. Pietro Capofiume, in piena campagna (13 superamenti)
Se poi si mettono a confronto le stazioni rappresentative del traffico urbano dei nove capoluoghi di provincia, e si guarda al numero dei giorni di superamento del limite di 50 mcrgr/mc. Si ha una conferma del primato di Bologna. Rispetto ai pochi superamenti della nostra città abbiamo, nelle stazioni rappresentative del traffico urbano degli altri capoluoghi: Ferrara (36), Rimini (34), Modena (32), Reggio Emilia (32), Ravenna (28), Piacenza (26), Parma (22), Forlì-Cesena (14).
Penso che le ragioni di questo generale miglioramento della qualità dell’aria vadano ricondotte da un lato al miglioramento del parco veicolare (più auto elettriche e più vetture a benzina/diesel meno inquinanti) dall’altro al fatto che, a causa (grazie in questo caso) del riscaldamento globale, gl’ impianti di riscaldamento hanno funzionato a regime ridotto.
Auguri!!!!
Questa mattina sono uscito di casa alle 9.30 per andare a Messa. Dopo pochi passi ho incontrato uno spazzino di quartiere, con il suo autoveicolo di servizio, che stava raccogliendo e mettendo nei cassonetti i rifiuti buttati a terra da qualche cittadino privo di senso civico. L’ho salutato e l’ho ringraziato per il suo lavoro prezioso in un giorno di festa. Mi ha risposto con cordialità. Era un uomo di mezza età dall’accento spiccatamente meridionale. Per il resto strade deserte. Negozi chiusi salvo il giovane pakistano che vende frutta e verdura e la farmacia. Ma poi in chiesa la gioia di tanti amici ed amiche con i quali abbiamo condiviso abbracci calorosi ed amichevoli auguri. Un buon inizio dell’anno nuovo.
ASVIS
Il Rapporto Territori 2023 mostra le cattive performance di quasi tutte le Regioni rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e un aumento delle disuguaglianze territoriali. Occorre intervenire con urgenza per ridurre i danni dovuti al cambiamento climatico, rivedere in profondità la politica di coesione e dare coerenza agli interventi per le città, le aree interne e la montagna, utilizzando l’Agenda 2030 come quadro di riferimento comune per tutte le politiche pubbliche.
Tra il 2010 e il 2022 gran parte delle Regioni italiane non hanno fatto passi avanti soddisfacenti rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu: solo per due Obiettivi, salute ed economia circolare, si registra un miglioramento generalizzato, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per quattro Obiettivi(povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni), a fronte di una sostanziale stabilità per gli altri. Rappresentano una eccezione positiva la Valle d’Aosta e la Toscana, mentre tra quelle che mostrano le peggiori performance si segnalano il Molise e la Basilicata, che presentano arretramenti rispetto al 2010 per ben sei Obiettivi.
L’Emilia-Romagna, tra il 2010 e il 2022, mostra miglioramenti per salute (Goal 3), istruzione (Goal 4), energia (Goal 7), lavoro e crescita economica (Goal 8), imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9), economia circolare (Goal1 2). Peggiora la situazione di povertà (Goal 1), vita sulla terra (Goal 15).
ANDAMENTO DEI GOAL DELL’AGENDA 2030 NELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
In Emilia-Romagna tra il 2010 e il 2022 non si registrano forti miglioramenti per nessun Goal. Continua…
Qualità della vita 2023
Il Sole 24 Ore ha pubblicato la sua consueta classifica della qualità della vita nelle 107 province italiane per l’anno 2023 (dati 2022).
La classifica si basa sul punteggio conseguito da ciascuna provincia in 90 parametri raggruppati in 6 aree tematiche di 15 parametri ciascuna.
Bologna è seconda, alle spalle di Udine. L’anno passato eravamo primi e comunque la nostra provincia si colloca abitualmente nelle prime posizioni in graduatoria. A questo proposito basti dire che dal 1990 Bologna si è piazzata cinque volte prima, una volta seconda ed una volta terza. Solo Bolzano può vantare un posizionamento migliore.
Può essere interessante esaminare il piazzamento di Bologna nelle diverse aree tematiche ed anche nei singoli parametri, almeno in quelli dove Bologna occupa i primi (o, in qualche caso) gli ultimi posti in graduatoria.
In Ricchezza e Consumi Bologna è terza (l’anno scorso era seconda): quinta nel prezzo medio di vendita delle abitazioni, seconda nel tempo medio di vendita delle medesime.
In Affari e Lavoro siamo terzi (l’anno scorso settimi): quarti nel numero delle imprese nuove registrate, terzi nel tasso di occupazione, quarti nella partecipazione alla formazione continua.
In Demografia e Salute Bologna è prima (come nel 2022): prima per numero di laureati, terza per gli anni di studio degli over 25, quinta per il numero di psichiatri per 1000 abitanti.
In Ambiente e Servizi siamo all’ottavo posto (al tredicesimo l’anno passato): quinti nella qualità della vita dei bambini (asili nido, pediatri ecc.), quarti per il basso tasso di motorizzazione, terzi come Comuni aperti (social media ecc.).
In Giustizia e Sicurezza (solito punto debole) Bologna si colloca al posto 101 (al 99° l’anno passato): siamo agli ultimi posti per indice di criminalità (delitti denunciati), furti con destrezza, furti in abitazioni ed estorsioni.
Infine Bologna è nona in Cultura e Tempo Libero (decima l’anno scorso): siamo primi per partecipazione alle elezioni.
Come si vede non ci sono grosse novità sia nelle luci che nelle ombre e, d’altro canto, sarebbe stato difficile aspettarsene nello spazio di un anno. Tuttavia è sempre bene tenere d’occhio i risultati di questa indagine.
Quest’anno è stata aggiunta anche una specifica indagine sulla Qualità della vita delle donne, basata su 12 parametri. Qui Bologna si colloca solo al 18° posto. Nei diversi parametri va rilevato soltanto, con disappunto, che Bologna è in penultima posizione per numero di violenze sessuali denunciate.
Convegno ANCE
Quindici giorni orsono ho scritto su questo blog un lungo post (”La Commissione De Marchi: un’occasione mancata”) nel quale ricordavo le conclusioni alle quali giunse nel 1970 la Commissione interministeriale De Marchi, istituita a seguito dei catastrofici eventi di dissesto idraulico ed idrogeologico del 4 novembre 1966 (alluvione di Firenze ecc.).
Ieri, 29 novembre, si è svolto a Roma un convegno organizzato dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) nel quale è stata presentata un’ampia ricerca realizzata dal CRESME: Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano 2023.
Nel Rapporto CRESME ho trovato molti dati assai interessanti tra i quali estraggo due aspetti che coincidono perfettamente con le conclusioni della Commissione De Marchi e con le mie considerazioni a margine.
1) Il primo riguarda il problema delle competenze in materia di difesa del suolo. Di seguito ho riportato quanto affermato dalla De Marchi (in grassetto) ed il mio commento (in corsivo), seguito da quanto riportato dal CRESME.
La difesa del suolo e del territorio è compito precipuo e di esclusiva spettanza dello Stato e richiede unità di direttive per l’intero territorio nazionale, ma occorrerà la collaborazione anche delle altre istituzioni locali e dei privati. No allo spezzettamento tra le Regioni.
In realtà proprio nel 1970 nacquero le Regioni che rivendicarono proprie competenze in materia di difesa del suolo. Questo diede certamente luogo ad un certo “dissesto istituzionale” e ad una confusione nelle competenze che dura tutt’oggi e che è tra le cause del dissesto fisico del territorio.
Innanzitutto il momento storico-istituzionale che vide la nascita e l’attività della Commissione non era dei più propizi: l’esigenza dichiarata di mantenere in capo allo Stato centrale le principali competenze (e responsabilità) sulla difesa del suolo, si scontrò con la nascita delle Regioni che rivendicarono ed ottennero significativi poteri.
Ciò accrebbe la confusione e la mancanza di coordinamento in una materia complessa: la stabilità ed il consolidamento del territorio dipendono infatti da molteplici opere (idrauliche, idraulico-forestali, idraulico-agrarie, forestali, di bonifica e scolo ecc.) per ciascuna delle quali esiste una normativa che prevede la competenza di molteplici soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Province, Comunità montane) e relative strutture tecniche. Inoltre un ruolo importante hanno anche i privati proprietari dei terreni in collina e montagna ed in pianura, attraverso l’attività dei Consorzi di bonifica montana e di pianura.
ANCE – CRESME Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano 2023
Intervenire sulla governance riportando ad un unico soggetto a livello centrale il coordinamento delle varie istituzioni coinvolte.
2) Il secondo riguarda la spesa che La Commissione De Marchi riteneva necessario spendere con continuità per un trentennio allo scopo di mettere in sicurezza il territorio nazionale, corrispondente a 3 miliardi di € all’anno. Tale cifra è inferiore a quanto ha speso lo stato italiano per riparare i danni dovuti al disseto idrogeologico (calcolo del CRESME) senza considerare il sacrificio in vite umane.
De Marchi: La previsione di spesa ammonta ad un totale, per il trentennio, di poco meno di 9.000 miliardi di £, somma che attualizzata ad oggi corrisponde a circa 90 miliardi di €. (3 miliardi all’anno).
Va rilevato che tali cifre comprendono anche le spese di manutenzione delle opere, che la Commissione giudica estremamente importante.
Commento mio: Altra raccomandazione rimasta lettera morta.
Per concludere (anche se molto altro ci sarebbe da dire) vorrei segnalare lo squilibrio tra la spesa prevista dalla Commissione nel trentennio 1970-2000 per la messa in sicurezza del territorio nazionale (90 miliardi di € attualizzati, pari a 3 miliardi all’anno) e la cifra prevista per riparare i danni causati dall’alluvione in Emilia Romagna del maggio 2023: 9 miliardi
Rapporto CRESME: Negli ultimi 20 anni l’Italia è stato il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà dell’UE, con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).
NEGLI ULTIMI 13 ANNI TRIPLICATA LA SPESA PER I DANNI DA ALLUVIONI
In Italia dal 1944 a luglio 2023 si stimano danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi di euro a valori 2023.
Tra 1944 e 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno mentre dal 2010 sino ad oggi la spesa è salita a 6 miliardi di euro.
La spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (circa 3 miliardi l’anno), mentre è triplicata quella del dissesto idrogeologico passata da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi.
Sa danni da dissesto idrogeologico
1944-2009 66 miliardi 1 miliardo all’anno
2010-2023 46 miliardi 3,3 miliardi all’anno
In un recente post del 10 ottobre scorso (Una casa disabitata) esprimevo il mio rammarico per il fatto che dal 2021, quando venne istituita da Comune, Università, Chiesa cattolica, Comunità islamica ed ebrea, la Casa del dialogo fra culture e religioni, non ci fosse stata alcuna iniziativa.
Ora apprendo con gioia di questa iniziativa, di estrema importanza in questo tempo di guerra e di odio.
Martedì 5 Dicembre alle 18 “Pace Salam Shalom - fermate le armi, no alla catastrofe umanitaria” fiaccolata da piazza San Francesco a piazza Santo Stefano con Raffaella Bolini, Alessandro Bergonzoni, Matteo Zuppi, Yassin Lafram, Daniele DE Paz (dichiarazione interreligiosa congiunta), Matteo Lepore.
Frana in Appennino
A 57 anni esatti dal tragico evento di pioggia che il 4 novembre 1966 causò l’allagamento di Firenze e l’alluvione e le frane che devastarono tante città ed aree del nostro paese, si è verificato, il 4 novembre di quest’anno, un nuovo disastroso evento che ha colpito in particolare la Toscana. In questi 57 anni non si contano gli altri disastrosi fenomeni meteorologici che hanno causato danni devastanti e numerose vittime: i più recenti nello scorso maggio in Romagna, ma come dimenticare Sarno, Soverato ecc. ecc. Dopo ognuno di questi eventi spesso catastrofici per persone e beni, i responsabili politici dell’epoca ripetevano il solito “mantra”: “L’importante è fare prevenzione, si spenderebbero meno soldi (a parte le vittime che non hanno prezzo) di quello che siamo costretti a spendere per rimediare, sia pure in parte, ai danni causati da queste calamità”. Naturalmente a queste dichiarazioni non seguivano mai i fatti e si è sempre continuato così. All’ evento successivo magari si scambiavano le parti: chi era prima al governo ora era all’opposizione ma le dichiarazioni erano sempre dello stesso tenore, così come i comportamenti successivi restavano segnati dalla medesima inattività ed incoerenza.
Mi è tornata in mente ancora una volta la Commissione De Marchi e sono andato a ricercarmi in internet gli Atti della Commissione. Li ho ritrovati. Sono in tutto 3000 pagine. Naturalmente non le ho lette tutte. Mi è bastato scorrere le parti fondamentali della Relazione conclusiva.
Ma che cos’è la Commissione De Marchi? Continua…
I firmatari dell'accordo
Nell’aprile 2021 nacque a Bologna la prima ‘Casa del dialogo tra religioni e culture’, “uno spazio in cui “comunità religiose, società civile e agenzie culturali” saranno chiamate a collaborare “per un integrale progresso umano, sostenibile e condiviso”. Venne firmata un’intesa tra il sindaco Virginio Merola, il rettore Francesco Ubertini, l’arcivescovo Matteo Zuppi, il rabbino capo Alberto Sermoneta, il presidente della Comunità ebraica Daniele De Paz e il numero uno della Comunità islamica Yassine Lafram. L’accordo rimaneva aperto alla sottoscrizione anche da parte delle altre confessioni religiose presenti a Bologna, che “ne condividono le finalità e gli obiettivi e che intendono collaborare al loro raggiungimento”.
In queste ore drammatiche mi sono ricordato di questo fatto che a suo tempo suscitò molte attese.
Non ho memoria di iniziative che la “Casa del dialogo tra religioni e culture” abbia assunto in questi due anni e mezzo. Sul sito del Comune di Bologna non ne ho trovato traccia alcuna. Il sito della Diocesi si limita a ricordare l’evento.
Ora so bene che in un momento di crisi acuta come quello che stanno vivendo oggi israeliani e palestinesi, parlare di una “Casa del dialogo” appare fuori dalla realtà, e tuttavia penso che i soggetti che decisero di edificarla debbano porsi il problema di abitarla, appena possibile.
P.S.
Mi è sembrato opportuno trasmettere il testo di questo post a mons. Zuppi e a don Ottani.
Il segretario del cardinale mi ha risposto così:
Buongiorno Paolo,
ho trasmesso la tua email al Cardinale che mi ha detto di farti sapere che, effettivamente, a parte la firma del protocollo e gli accordi tra le religioni interessate, tutto si è fermato e non si è mai fatto nulla.
L’incaricato per la nostra diocesi era don Stefano Ottani, ma non è mai stato contattato.
Hai ragione, sarebbe bene, almeno, tenere presente l’esistenza di una realtà del genere a Bologna.
Saluti.
don Sebastiano
Nella classifica del Sole 24 Ore sulla criminalità, su 106 province italiane, nel 2023 Bologna è al 4° posto assoluto per numero di denunce dei diversi reati rispetto alla popolazione. Sul podio troviamo Milano, Rimini e Roma.
Negli ultimi cinque anni Bologna è sempre stata quarta salvo nel 2021, quando era seconda.
I punti deboli della nostra provincia sembrano essere le violenze sessuali (2°), percosse (2°), furti (6°), rapine (8°), delitti informatici (5°), ed
estorsioni (4°).
Nelle violenze sessuali dal 2019 al 2023 Bologna è sempre stata nei primissimi posti, nel 2020 addirittura prima.