La politica ed i commissari

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Il commissario del comune di Roma, Francesco Paolo Tronca

Da un po’ di tempo in qua si stanno moltiplicando le nomine di magistrati, prefetti e managers in veste di commissari di enti locali (comune di Roma) o per garantire la riuscita di grandi manifestazioni (Expo, Giubileo) o la realizzazione di grandi opere (Mose). In tutti questi casi i vari Tronca, Sala, Gabrielli, Cantone, Sabella ecc. ecc. sono chiamati a svolgere una funzione di supplenza rispetto ad amministratori espressi dalla politica (in alcuni casi eletti dai cittadini) che si sono dimostrati incapaci o corrotti.

Di fronte a tutto ciò, e fatti salvi i giudizi sulle singole situazioni, è necessario che i partiti, ed in particolare il PD, s’interroghino per comprendere quale debba e possa essere il ruolo della politica nell’ amministrazione della cosa pubblica a tutti i livelli (governo, enti, aziende) ovvero se i partiti stessi siano destinati irreversibilmente alla irrilevanza nella formazione e nella selezione della classe dirigente del paese.

Qualche considerazione personale a questo riguardo.

Quali sono le qualità e le caratteristiche oggi richieste a chi è chiamato a svolgere il ruolo di amministratore di un’istituzione pubblica? Continua…

Stranieri a Bologna

stranieri

Stranieri

La presenza di cittadini stranieri a Bologna è ogni giorno di più un dato di realtà con cui fare i conti.

Mi sembra importante che ogni giudizio in materia parta da informazioni oggettive e corrette.

Raccomando al riguardo la lettura del rapporto prodotto dall’Osservatorio della Città metropolitana. E’ molto ben fatto e si legge agevolmente.

Potete scaricarlo cliccando su presentaz_bo_29ott2015

Ecosistema urbano 2015

E’ stata pubblicato in questi giorni il consueto rapporto annuale curato da Legambiente e dal Sole24ore sul livello di sostenibilità ambientale delle cittàeu_2015 capoluogo di provincia, basato sui valori 2014 di 18 indicatori.

Bologna non si piazza in modo particolarmente brillante. Infatti è a metà classifica, al 50° posto.

Le migliori performances della nostra città sono quelle del tasso di incidentalità (dove si piazza al terzo posto) e del trasporto pubblico, dove è quarta per passeggeri trasportati/abitanti, preceduta soltanto da Venezia (che per la sua particolarità non si presta a confronti), Roma e Milano (che possono godere di sistemi di trasporto di massa come il metrò). Tra l’altro Bologna è l’unica città, con Venezia, dove (in controtendenza con il dato nazionale) il numero dei passeggeri trasportati tende  crescere.

Dico questo con particolare piacere in qualità di ex-membro del cda di Tper.

Per consultare la classifica generale e le parziali cliccare su tabelle_indicatori_e_classifica_con_appendice_euxxii_dati2014_0

Abbiamo atteso a lungo. Ne valeva la pena.

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Matteo Maria Zuppi

Nei mesi passati ho dedicato diversi post di questo blog all’attesa della nomina del nuovo vescovo della chiesa bolognese in sostituzione di mons. Caffarra, da tempo dimissionario. In particolare lamentavo il ruolo totalmente passivo assegnato alla comunità ecclesiale e la mancanza d’informazioni in merito all’iter che avrebbe portato alla scelta, auspicando comunque la nomina di un pastore capace di rianimare e di dare nuovo slancio evangelico alla chiesa petroniana.

La lamentela rimane valida, e chissà che papa Francesco, nel suo straordinario tentativo di riforma delle strutture della chiesa, non riesca a rendere più partecipi e corresponsabili i fedeli laici nell’avvicendamento dei parroci e dei vescovi.

L‘auspicio in compenso sembra avere trovato piena realizzazione. Infatti ieri, dopo le anticipazioni ufficiose dei giorni scorsi, è stata data notizia formale della nomina di Matteo Maria Zuppi che attualmente ricopre il ruolo di vescovo ausiliare di Roma centro. Dico questo pensando alla storia di questo prete sessantenne, molto legato alla comunità di S.Egidio e particolarmente sensibile ai poveri ed agli emarginati.

Anche il saluto che ieri Zuppi ha voluto rivolgere ai bolognesi, ed in particolare il richiamo allo spirito del Concilio vaticano II fanno ben sperare.

Continua…

Ancora sulle occupazioni

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L'immobile ex-Telecom

Ho riflettuto sulle drammatiche immagini e sulle cronache piene di dolore e sofferenza dello sgombero del fabbricato ex-Telecom di via Fioravanti avvenuto ieri, e provo a mettere in fila i miei pensieri.

Non mi sento di fare il tifo né per le occupazioni né per la “legalità senza se e senza ma”. C’è da fare i conti con una situazione complessa, che non tollera semplificazioni di carattere ideologico ma che va affrontata con intelligenza, spirito di solidarietà e rispetto della legalità.

1.Innanzitutto si deve prendere atto della concomitanza “esplosiva” tra il bisogno di una casa (in testa ai bisogni primari di ogni persona) e la presenza in città di molti locali di proprietà di enti pubblici, vuoti ed inutilizzati da tempo: ciò non legittima in alcun modo le occupazioni ma rappresenta un’ attenuante e le derubrica in qualche misura a “male minore” in una situazione comunque anomala e patologica. Quindi bisogna dire con molta chiarezza (perchè non fare un decreto in tal senso?) che gli enti pubblici sono tenuti a dare in affitto ai Comuni, a canone equo e sostenibile, alloggi e locali inutilizzati da lungo tempo, in modo che i Comuni stessi possano destinarli temporaneamente all’emergenza abitativa, come è avvenuto a Bologna, da parte dell’Inail, con il residence Galaxy.

2.E’ indispensabile che il Comune si dia dei criteri chiari e definiti per decidere chi si trova in emergenza abitativa ed ha diritto ad avere un alloggio per un periodo limitato (due anni) contribuendo alle spese in base alle sue possibilità, in attesa di transitare in ERP (se ce ne sono le condizioni). Il comune di Bologna dispone di questi criteri tanto è vero che al Galaxy avevano già cominciato ad entrare nuclei che erano in attesa da tempo, mentre altri nuclei sono entrati a seguito dello sgombero di ieri. Si tratta comunque di nuclei che avevano la residenza in comune di Bologna, mentre i nuclei con minori non residenti sono stati temporaneamente (10 giorni) alloggiati in albergo ed i single ricoverati al dormitorio pubblico.

3.Per affrontare efficacemente il problema delle occupazioni è indispensabile ricreare un clima di accordo e collaborazione tra Procura, Prefettura, Questura e Comune, clima che purtroppo è parso fare difetto in questi ultimi tempi. Non si tratta soltanto di preavvisare il Comune della effettuazione di uno sgombero ma di concordarne la data, in modo tale che i servizi sociali abbiano il tempo e la possibilità di censire i nuclei famigliari occupanti e di prospettare loro, sulla base dei criteri di cui al punto 2, la possibilità di accedere immediatamente ad un alloggio dell’ emergenza abitativa o ad altra sistemazione precaria (albergo o dormitorio pubblico) ponendo la condizione di abbandonare subito lo stabile occupato illegittimamente. In questo modo si eviterebbero le odiose violenze degli sgomberi “manu militari” nei confronti anche di donne e bambini. Ma, soprattutto, si comincerebbe a togliere spazio ai comitati ed ai centri sociali che sulle occupazioni abusive fondano la loro visibilità ed una delle loro ragion d’essere. Perchè alla ex-Telecom non è stato possibile procedere in questo modo nonostante lo stabile fosse occupato da più di dieci mesi? Inerzia del Comune ? (va detto peraltro che solo da poco tempo si era reso disponibile il residence Galaxy che ha consentito l’accoglimento dei nuclei residenti a Bologna). Ostacoli ed impedimenti posti dai comitati all’ingresso dei servizi sociali ? (questo sarebbe assai grave ed andrebbe denunciato pubblicamente da parte del Comune).

4- E’ necessario che l’esperienza negativa della ex-Telecom serva almeno a tutti i soggetti coinvolti ad adottare per il futuro comportamenti diversi. Anche perchè di immobili pubblici o privati occupati abusivamente in città, su iniziativa dei centri sociali, ne esistono altri:via de Maria 5 , via Irnerio 15 , Ex Clinica Beretta, Ex caserma Masini, Ex Scuole Ferrari….

In tutte queste situazioni si dovrebbe adottare una prassi come quella sopra indicata. In questo modo si delegittimerebbero i comitati ed i centri sociali, togliendo loro il ruolo di “difensori dei diritti dei deboli e bisognosi” impropriamente svolto (e tacitamente tollerato) in questi mesi, e riassegnandolo agli operatori pubblici del Comune (ai quali va rivolto un plauso per ciò che hanno fatto ieri) che vanno messi in grado di poterlo svolgere, mettendo a loro disposizione le risorse economiche ed abitative necessarie a dare una risposta, differenziata in base ai diritti, alle persone in emergenza abitativa. E qui si ritorna al punto 1, nel senso che gli enti pubblici debbono essere obbligati a mettere a disposizione i propri stabili da tempo vuoti ed inutilizzati.

5 – Per concludere. Si tratta di chiudere nel più breve tempo possibile questa fase patologica. Ciascuno deve tornare ad assumere il ruolo che gli compete e le famiglie ed i nuclei in condizione di bisogno abitativo debbono rivolgersi non ai comitati e centri sociali ma ai servizi sociali del Comune, che vanno messi in grado di dare risposte tempestive ed adeguate a tale bisogno.

Se si giungerà a questa situazione di regime, sarà possibile impedire le occupazioni abusive in quanto prive di giustificazione (oltre che illegittime sul piano giuridico) e, ove si verificassero, evitare un loro consolidamento provvedendo immediatamente allo sgombero.

Diritti civili

diritticiviliIn questi giorni si parla molto di diritti civili, con particolare riguardo alla legge sulle unioni di fatto e ad alcuni problemi che ruotano attorno a queste.

Ritengo che sia ormai giunto il momento che il nostro paese, dopo un colpevole ritardo di molti anni, approvi una legge che regoli le unioni di fatto tra coppie etero od omosessuali, riconoscendo ad esse una serie di diritti analoghi a quelli di cui godono le coppie unite in matrimonio.

Ritengo altresì che non si possano equiparare le unioni di fatto ai matrimoni, sia in forza dell’art.29 della Costituzione, sia in riferimento a quella che a me pare l’opinione ancora prevalente nel nostro paese, che risente anche dell‘etimologia stessa della parola.

Mi sembra interessante notare infatti Continua…

L’ottimo è nemico del bene

Ogni mattina ascolto “Prima pagina”, la rassegna stampa di Rai3, seguita dai commenti degli ascoltatori e di un giornalista, e spesso miparlamentocapita di sentire giudizi critici su questa o quella delle riforme approvate o in via di approvazione in parlamento. Così come mi accade di leggere su Repubblica o sul Corriere della Sera opinioni negative di politologi (come Ignazi e Pasquino) e costituzionalisti (come Ainis), in particolare sulla riforma della Costituzione.

Da sostenitore di Matteo Renzi dico che talvolta non posso non convenire con alcune di queste critiche e di queste perplessità. Io stesso, forse anche condizionato “affettivamente”dall’essere stato un dirigente della Provincia di Bologna, non ho condiviso per alcuni aspetti il decreto Delrio che ha portato al superamento ed alla radicale trasformazione delle amministrazioni provinciali.

E tuttavia credo che nel giudicare il governo Renzi non si possa ignorare il fatto che in un anno e mezzo sono state introdotte nel nostro ordinamento o sono in cantiere, riforme importanti che il paese attendeva da anni (lavoro, scuola, fisco, giustizia, pubblica amministrazione, legge elettorale, costituzione…….). Ciascuno di questi provvedimenti nasce attorno ad un’ idea di fondo (assolutamente condivisibile) e cerca di tradurla in norma. E’ quindi possibile che alcuni aspetti delle riforme offrano motivo di critica, ma come trascurare il fatto che la defatigante ricerca di un consenso ampio in un quadro politico come quello offerto dal nostro parlamento attuale equivale ad un immobilismo e ad una conservazione (“la palude”) che non ci possiamo assolutamente permettere?

Occupazioni e preoccupazioni.

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Immagini da una occupazione

Leggendo le cronache locali dei quotidiani di questi giorni, a proposito del tema “casa”, se ne ricava quanto segue:

  • In città sono in atto ormai da molti mesi (in alcuni casi da alcuni anni) diverse occupazioni di edifici di proprietà pubblica (vuoti ed inutilizzati da tempo), tra cui anche 35 alloggi Acer, che ospitano parecchie centinaia di persone ,il cui numero tende ad aumentare; negli stabili occupati sono nati anche bambini; le occupazioni sono state organizzate e vengono gestite da centri sociali e collettivi (Social log, ecc.). La situazione si è in qualche misura stabilizzata, anche se da un momento all’altro si prevedono operazioni di sgombero forzoso a seguito delle quali il Comune dovrà intervenire (non è chiaro come) per dare una risposta “umanitaria” a donne e bambini (ma pare che i nuclei familiari, comprensibilmente, non accettino di essere separati).

  • Il Comune non sa chi c’è dentro le case occupate. I comitati infatti hanno impedito l’accesso ai servizi sociali, e se ne capisce il motivo (vedi poi).

  • I centri sociali protestano in Comune contro gli sfratti. Il Comune li incontra ed ottiene per loro un incontro in Prefettura.

Da quanto sopra deduco:

  • I centri sociali hanno guadagnato, di fatto, una legittimazione pubblica come rappresentanti degli occupanti.

  • I centri sociali, d’altro canto, agli occhi di chi ha bisogno di una casa, sono oggi gli unici in grado di dare una risposta, ancorchè al di fuori delle regole.

  • Gli enti pubblici (Asl, Inps ecc.) hanno la responsabilità di avere lasciato per lungo tempo edifici inutilizzati senza accettare di sottoscrivere il protocollo proposto dal Comune per avere la disponibilità degli stessi, da destinare all’emergenza abitativa.

  • Il Comune, da parte sua, non si dimostra in grado di dare risposta ad un bisogno di casa che non è neppure in grado di stimare (nei suoi aspetti quantitativi) e di ordinare secondo criteri di priorità sulla base di norme e regolamenti.

  • Di fronte ad un problema e ad un bisogno reale si è di fatto tollerato una risposta sbagliata a questo bisogno, accreditando soggetti che si muovono nell’ illegalità accampando come giustificazione uno stato di necessità peraltro da verificare nei suoi termini oggettivi.

  • Ora la situazione è sfuggita di mano ed è assai difficile recuperarla, ripristinando una situazione di solidarietà non disgiunta da equità e legalità, dove chi ha bisogno della casa si rivolge ai servizi sociali e non ai comitati, perchè sa che i servizi sociali sono in grado, se se ne ha diritto, di dare una risposta a questo bisogno.

  • Se si riuscisse a tornare ad una situazione di normalità, si dovrebbe anche dichiarare con chiarezza che chi occupa perde ogni diritto alla casa. Ma il Comune deve essere in grado di gestire l’emergenza abitativa e di dare risposta al bisogno di casa di chi ne ha diritto.

Pillole di un’esperienza interessante

Il 31 luglio scorso si è conclusa la mia esperienza di consigliere di amministrazione di Tper, l’azienda di trasporto pubblico locale nata l’ 1 febbraio del 2012 dalla fusione di Atc (da cui venne scorporato il ramo d’azienda dedicato alla sosta e ad altri servizi collaterali al trasporto) con la componente di Fer dedicata al trasporto ferroviario, (ad esclusione quindi della parte che si occupa degl’impianti fissi). Un’esperienza durata tre anni e mezzo, che ho avuto la possibilità di vivere su designazione della Provincia di Bologna, che mi ha dato l’opportunità ditper5conoscere dall’interno un’azienda di vitale importanza per i cittadini bolognesi ed emiliano-romagnoli ed a margine della quale vorrei fare alcune considerazioni.

Innanzitutto credo che questi primi anni di vita di Tper confermino la bontà della scelta a suo tempo effettuata, che aveva tra le sue motivazioni la volontà di far nascere una grande azienda di trasporto intermodale, candidata a fungere da polo d’integrazione delle diverse aziende di trasporto pubblico locale della regione.

Con il senno di poi si può dire che, forse inevitabilmente, alcune delle scelte e delle ipotesi che hanno accompagnato la nascita dell’azienda si sono poi rivelate non indovinate. Ad esempio lo scorporo da Atc delle attività legate al controllo della sosta, al rilascio dei contrassegni ecc. ecc. ha generato per qualche tempo diversi problemi, ormai superati con il loro ritorno in capo a Tper a seguito della gara bandita a tale scopo (con conseguente messa in liquidazione di Atc). Anche le rosee previsioni del primo bilancio dell’azienda (2012) si sono rivelate un po’ approssimative, nel senso che il 2012 si chiuse “in rosso” peraltro subito recuperato nel 2013.

L’ultimo bilancio approvato, quello del 2014, ha fatto segnare un utile di 2,6 milioni di €. Al di là della somma, in sé del tutto ragguardevole, va sottolineato che si tratta di un risultato in netta controtendenza rispetto a quelli, purtroppo negativi, di larga parte delle aziende di trasporto, ottenuto per di più grazie ad un considerevole incremento dei passeggeri e dei ricavi dalla vendita di biglietti e, soprattutto, di abbonamenti, effetto soprattutto di un incremento dei controlli dell’abusivismo e delle conseguenti sanzioni. Continua…

Stiamo sempre aspettando il nuovo vescovo

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Giacomo Biffi

Sono passati ormai più di sei mesi da quando (era l’ 8 febbraio di quest’anno) scrissi sul mio blog una riflessione, che ebbe anche qualche eco “distorta” sulla stampa locale (“Natali chiede le primarie per il vescovo”), a proposito del clima di silenzio-indifferenza, accompagnato da inattendibili indiscrezioni sussurrate da pochi bene informati, nel quale trascorreva l’attesa del successore di mons. Caffarra.

Nulla è cambiato da allora e credo che questo non deponga a favore né della maturità-responsabilità della Chiesa bolognese, né della figura stessa del vescovo del quale, di fatto, si sminuisce il rilievo.

Magari non guasterebbe almeno un comunicato che informasse circa le procedure che si stanno seguendo per arrivare alla nomina da parte del Papa (terne ? formulate da chi ? con quali criteri ?). Se si entra nel sito dell’ arcidiocesi di Bologna non si trova nulla che faccia pensare alla successione di mons. Caffarra.

Devo dire che questa totale assenza d’informazione e di trasparenza contrasta con la novità, in termini di partecipazione e di consultazione ecclesiale introdotta in occasione del Sinodo sulla famiglia che si svolgerà nel prossimo ottobre: sono stati diffusi questionari con i quali si chiedeva ai credenti di esprimersi su diverse questioni pastorali tra cui l’atteggiamento da tenersi nei confronti dei divorziati risposati e degli omosessuali.

A questo punto non resta che sperare………. che Dio ce lo mandi buono.

Nel frattempo ci ha lasciato mons. Biffi, che ha guidato la diocesi di Bologna dal 1984 al 2003.

In quegli anni facevo parte del Consiglio pastorale diocesano. Ricordo la sua presenza alle riunioni e soprattutto le sue conclusioni al termine del dibattito, con parole che, anche quando (spesso) non le condividevo, avevano comunque il pregio di non lasciare incertezze sul suo pensiero e sul suo orientamento pastorale.