Una battaglia francamente incomprensibile

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Tafazzi

E’ quella che la minoranza interna al PD sta strenuamente combattendo per modificare la legge di riforma costituzionale, che dovrà essere esaminata in terza lettura a settembre in Senato, per reintrodurre l’elezione diretta dei membri del Senato stesso.

In questi giorni se ne sta diffusamente occupando la stampa, prendendo spunto da un lato dalla polemica tra Staino e Cuperlo su L’Unità, dall’altro dallo scambio di opinioni tra Napolitano e Scalfari sulle pagine di Repubblica.

Io non capisco davvero l’accanimento della sinistra PD, sia dal punto di vista del metodo che, soprattutto, del merito.

Quanto al metodo trovo inaccettabile che si possa assumere (e non è la prima volta che accade) una posizione contraria a quella decisa a maggioranza, dopo un congruo dibattito, nelle sedi di partito e del gruppo parlamentare. Il metodo democratico prevede fino a prova contraria il rispetto di questa regola, senza la quale regna l’ingovernabilità a tutti i livelli.

Nel merito io non so come si possa dichiarare di voler modificare il vigente “bicameralismo perfetto” (con Camera e Senato dotati delle medesime prerogative) mantenendo intatta l’elezione diretta dei senatori. E’ proprio l’elezione diretta da parte dei cittadini che conferisce ai senatori quella legittimazione e quella rappresentatività che giustifica il voto di fiducia al governo e l’approvazione in seconda lettura delle leggi.

Il dubbio ch si tratti di un pretesto nasce dal fatto che si sia rifiutata anche la mediazione rappresentata dalla scelta diretta da parte dei cittadini dei consiglieri regionali che diventeranno membri del nuovo Senato.

Oltretutto se si reintroducesse l’elezione diretta dei senatori, si dovrebbe rimettere mano anche alla legge elettorale e non è ben chiaro quale sistema intende proporre la minoranza PD: forse un sistema proporzionale puro, con la conseguenza di due maggioranze differenti tra i due rami del parlamento (come prevedeva il Porcellum) che stiamo tuttora scontando?

Insomma, da qualunque parte la si guardi è difficile allontanare la sensazione che la minoranza PD, in totale e sospetta sintonia con tutta l’opposizione parlamentare (da Lega a Sel, da M5S a FI ecc. ecc.) stia facendo il gioco di chi si oppone alle riforme e non intende nella sostanza cambiare l’attuale sistema, creando ad un tempo grosse difficoltà al governo di Matteo Renzi.

La famosa “sindrome di Tafazzi” è sempre in agguato.

Gli anni di Zangheri: quanti ricordi…..

Il 6 agosto scorso ci ha lasciati Renato Zangheri, autorevole uomo politico e sindaco di Bologna dal 1970 al 1983.

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Zangheri e Castellucci

Nel leggere i commenti e le cronache di quegli anni, ho fatto memoria anch’io di quello che essi hanno rappresentato per la mia vita, almeno dal punto di vista dell’impegno sociale e politico.

Nel 1970 avevo 27 anni, da due ero sposato ed avevo preso casa dove abito tuttora, in via Emanuel nel quartiere S.Donato.

Avevo maturato la decisione d’impegnarmi per la vita della mia città e venni nominato, proprio nel 1970, nel consiglio di quartiere S.Donato, come indipendente nel gruppo Due Torri (allora il PCI si presentava alle elezioni amministrative sotto quel simbolo). Il decentramento amministrativo era decollato da pochi anni, nato dall’intuizione di Giuseppe Dossetti con il suo “Libro Bianco”, fatta propria e tradotta in pratica dal sindaco Dozza. Proprio negli anni ‘70 i Quartieri conobbero la loro stagione aurea, favorita dalla forte spinta partecipativa che si viveva allora (post 68) e da una forte volontà politica. L’assessore al decentramento, Federico Castellucci, era presente alla commemorazione di Zangheri. Non c’era invece l’assessore alla sanità e servizi sociali Loperfido, scomparso diversi anni orsono, un amico ed un bravo amministratore con il quale collaborai attivamente come responsabile per il quartiere S.Donato della commissione servizi sociali.

La gestione dei primi asili nido, la nascita dei poliambolatori di quartiere, la lotta per l’eliminazione delle scuole speciali e per l’integrazione dei bambini disabili: sono solo alcune delle questioni che ci videro impegnati in quegli anni, caratterizzati dalla “febbre del fare”, titolo di un dvd creato in occasione della scomparsa di Loperfido.

Il mio impegno nel decentramento durò fino alla fine degli anni ‘70, sostituito poi, durante la sindacatura Imbeni, dall’impegno negli organi collegiali della scuola, in concomitanza con la scolarizzazione delle nostre figlie (presidente del 15^ circolo didattico, presidente del consiglio d’istituto delle medie Scandellara e del liceo Copernico).

Poi, nel 1995 (sindaco Vitali) ritornai in consiglio di quartiere S.Donato, come vicepresidente, fino al 2004. Poi il consiglio comunale.

Perdonatemi questo “amarcord”, ma gli anni di Zangheri sindaco, comprenderete, mi sono molto cari…

A proposito di dati oggettivi

repubblicaIn questi giorni si è letto di una polemica tra ISTAT e Ministero del Lavoro in merito ai dati sulla disoccupazione e sui contratti di lavoro, nel senso che, magari a distanza di poche ore vengono diffusi numeri apparentemente contraddittori, che inducono ottimismo o pessimismo e che consentono alternativamente a governo ed opposizione di “cantare vittoria”. Il risultato è che in mancanza di chiarezza e trasparenza, i cittadini non ci capiscono nulla e vedono crescere la loro sfiducia nei confronti delle istituzioni.corrieredellasera

Qualcosa di non molto diverso capita dopo ogni tornata elettorale. E’ quasi impossibile trovare un partito che riconosca la propria sconfitta, nel senso che basta confrontare i voti ottenuti in questa circostanza, con quelli riportati in qualche consultazione elettorale diversa (comunali ed europee ad esempio), svoltasi magari a diversi anni di distanz,a per poter certificare quanto meno “la propria tenuta” (sinonimo in politichese di lieve arretramento).

Un terzo esempio di come sia frequente presentare dati oggettivi in modo tendenzioso e nel proprio interesse è quello nel quale mi sono imbattuto oggi leggendo sul Corriere della Sera e su Repubblica i dati della diffusione dei due organi di stampa.

Ecco il titolo del Corriere: “Carta e digitale, il Corriere conferma il primato con 372 mila copie”.

Ed ecco il titolo di Repubblica: “Repubblica prima tra edicola e copie digitali”.

I due titoli sono chiaramente incompatibili tra loro. Chi mente?

Leggendo con pazienza ed attenzione i due articoli (ma quanti saranno a farlo?) si scopre che Repubblica motiva il suo primato prendendo in esame solo la media mensile delle copie vendute in edicola e diffuse in digitale. Poi viene citata anche la diffusione media “considerando tutti i possibili canali”, pari a 340 mila copie senza commentarne il “ranking”.

Al contrario il Corriere, per giustificare il suo primato, riporta solo il dato di diffusione media totale (372 mila copie), che include sia la distribuzione in edicola, gli abbonamenti , le vendite dirette e le copie digitali, citando poi anche il corrispondente dato di Repubblica (340 mila copie).

Conclusione. Nessuno dei due quotidiani ha pubblicato numeri “fasulli”. Resta il fatto che chi legge un solo giornale ne ricava un’ informazione parziale e fuorviante, e chi legge i due titoli, senza ulteriore approfondimento, è portato a ritenere che non ci si può fidare della stampa, nel senso che, come nei due esempi di cui sopra, si forniscono solo i dati che fanno comodo a chi li fornisce.

E forse questa è la conclusione, triste, ma più corretta.

Ancora più triste se si pensa che stiamo parlando dei due quotidiani più autorevoli del paese!

Si raccolgono i frutti……

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Il Pomario

In un post di qualche tempo fa (http://www.paolonatali.it/2015/04/06/adotta-un-albero/) ,avevo comunicato  di aver aderito alla proposta dell‘Istituzione Villa Smeraldi, che gestisce il Museo della civiltà contadina di S.Marino di Bentivoglio, di adottare uno degli alberi da frutto dell’arboreto.Per la precisione la scelta era caduta su un albero di prugne della qualità Regina Claudia Bovay.

Qualche giorno fa ho ricevuto l’invito a partecipare alla raccolta dei frutti con il seguente messaggio:

Carissimi, finalmente è arrivato il momento di venire a conoscere personalmente l’albero che avete adottato e di raccogliere i frutti del Pomario!

L’appuntamento per la prossima raccolta è martedì 28 luglio ore 18 davanti all’ingresso della Villa; vi chiediamo gentilmente di confermare la vostra presenza entro mercoledì 22 rispondendo alla mail o telefonando allo 051 891050 oppure 051 6598716.

Se non riuscite ad essere presenti in questa data, presto vi comunicheremo il prossimo appuntamento.

Aspettiamo conferma della vostra partecipazione!

Non mi sarà possibile partecipare il 28 luglio. Sarà per la prossima volta. Se volete vedere il mio albero……….

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L'albero che ho adottato


Una brutta notizia

ilregnobisQualche giorno fa, come abbonato alla rivista Il Regno, ho ricevuto la comunicazione che trascrivo qui di seguito.

Cari lettori, cari amici,

come forse avrete già saputo, la Direzione aziendale del Centro editoriale dehoniano ha reso pubblica, questa mattina 16 luglio 2015, la sua intenzione di chiudere, purtroppo, la storica testata Il Regno assieme alle riviste Settimana e Musica e assemblea al 31 dicembre 2015.

La rivista, fondata nel 1956, e giunta alla vigilia del suo 60° anniversario, è stata soprattutto e prima di ogni altra cosa protagonista della vita ecclesiale e della riflessione civile di questo paese.

Dal Regno sono nati dapprima le Edizioni dehoniane Bologna (EDB), poi via via le altre riviste che compongono il Centro editoriale dehoniano.

Questa decisione della proprietà, la Provincia dell’Italia settentrionale dei dehoniani, è sofferta ed è grave, ed è assunta a fronte di una crisi strutturale ed economica che in questi anni non ha risparmiato nessuno, neppure noi.

Chiudere questa nostra storia nel momento in cui il pontificato di papa Francesco rilancia in ogni punto della vita della Chiesa lo spirito e la forma del Concilio Vaticano II, di cui questa rivista è stata tra i protagonisti, ha persino qualcosa di paradossale oltre che di doloroso.

Come direttore e come redazione ci auguriamo che questa storia possa proseguire in altro modo e in altra forma nella continuità di un servizio d’informazione religiosa che è stato in questi 60 anni libero, competente e fedele.

Un sincero ringraziamento a tutti e un fiducioso arrivederci.

Gianfranco Brunelli
e la redazione

La notizia della prevista chiusura de Il Regno è davvero una brutta notizia, per me e non solo per me.

Sono abbonato a Il Regno da moltissimi anni, direi almeno da una quarantina. E’ una rivista che ha contribuito in misura significativa alla mia formazione religiosa ed ecclesiale. In particolare nel post-Concilio, sia attraverso l’informazione sui documenti della Chiesa italiana ed universale, sia attraverso i commenti sull’ attualità ecclesiale, ha aiutato me e tanti credenti, ad assumere le nostre responsabilità di fedeli laici. Più di recente Il Regno ha permesso di seguire da vicino le vicende del Sinodo sulla Famiglia che si concluderà nel prossimo mese di ottobre, rendendo un grande servizio.

Temo che si tratti di una scelta ormai irrevocabile, dettata da stringenti ed ineludibili ragioni economiche, anche se spero che l’auspicio con il quale Brunelli conclude la sua lettera possa realizzarsi.

Renzi a Porta a Porta

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Matteo Renzi a Porta a Porta

Ieri sera ho visto per una mezz’oretta Porta a Porta e devo dire, in tutta franchezza, che Renzi non mi è piaciuto, nello stile e per alcuni contenuti. Comprendo la decisione di scegliere quella che è stata definita “la terza Camera” per comunicare ad un vasto pubblico le sue considerazioni a valle del poco brillante risultato elettorale, ed anche alcune decisioni dettate evidentemente dalla volontà di recuperare un consenso in calo. Resta il fatto che Matteo, di solito molto convincente ed efficace, mi è sembrato un po’ troppo “sopra le righe” e perfino un po’ “gigionesco” in alcuni atteggiamenti; inoltre anche qualche decisione mi è parsa poco ragionevole e dettata soprattutto dall’ansia di rivincita (che non è mai una buona consigliera).

Renzi si è dimostrato davvero grande quando è stato sconfitto alle primarie (ricordo ancora il bellissimo è nobilissimo discorso pronunciato in tale occasione) ed ha saputo costruire con pazienza e capacità politica la sua successiva vittoria. Ora, di fronte ad un’oggettiva, anche se parziale e limitata, battuta d’arresto deve dimostrare la sua levatura di statista reagendo con lucidità e determinazione senza farsi prendere dalla rabbia o da atteggiamenti di ripicca.

Le ragioni del risultato deludente nella duplice tornata di elezioni regionali ed amministrative sono molteplici. Continua…

Dopo le elezioni regionali

Lo dico da renziano della primissima ora, di oggi e (spero) di domani.

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Elezioni regionali 2015

Il risultato delle elezioni regionali merita di essere valutato e “gestito” con grande saggezza ed acume politico, evitando insomma l’arroganza dei pasdaran alla Enrico Carbone (“il PD è comunque il partito del 38 %”) o limitandosi a ricordare che il bilancio della segreteria Renzi è di 10 regioni a 2. E’ vero che la presenza di numerose liste a sostegno dei candidati governatori ha sottratto al PD voti che in un’elezione diversa si sarebbero in parte recuperati, ma questo non basta a giustificare il risultato del Veneto e della Liguria, oltre che della Campania e dell’Umbria, che meritano qualche riflessione autocritica,ciò che non è mai segno di debolezza.

Quello che va accuratamente evitato è offrire lo spettacolo di un partito lacerato e diviso, che si prepara ad una “resa dei conti” di cui la querela di De Luca alla Bindi è soltanto il primo, triste, atto: penso che molti elettori del PD non capiscano e non gradiscano che il carattere plurale del PD si trasformi da una ricchezza (da vivere con impegno e senso di responsabilità) in una babele nutrita di ostilità e di feroci contrapposizioni. Continua…

Rispetto della legalità o pratica dell’accoglienza ?

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Un' occupazione

Il tema è all’ordine del giorno ormai da molti anni ma è tornato di scottante attualità nei giorni scorsi in occasione dell’occupazione abusiva di diversi edifici di proprietà pubblica o privata, da parte di famiglie in stato di bisogno indirizzate e sostenute dagli attivisti di alcuni centri sociali.

Si è così manifestata una netta divisione tra chi è per il rispetto della legalità “senza se e senza ma” e, conseguentemente, ritiene che si debba intervenire con rapidità, sgomberando gli occupanti (escludendoli come punizione, da future graduatorie per le case popolari) e ripristinando la legalità e chi, sensibile al bisogno espresso dagli occupanti, ritiene che si debba soprassedere in attesa di trovare per essi una soluzione abitativa, garantendo, per ragioni umanitarie, la fornitura di acqua ed energia elettrica.

Io penso che entrambi i corni del problema esprimano valori irrinunciabili e che non si possa considerarli alternativi l’uno all’altro: è compito della politica, della buona politica, di trovare una soluzione tale da contemperarli entrambi.

Non sono tanto orgoglioso da pensare di avere in tasca la soluzione a problemi così gravi ed acuti. Tuttavia provo ad esprimere qualche considerazione. Continua…

Ikea è peggio di un ministero.

Un negozio Ikea

Un negozio Ikea

Nei giorni scorsi ho acquistato online a Ikea un divano letto ed una libreria, pagando anticipatamente anche il trasporto. La procedura informatica d’ordine non contempla l’opzione “montaggio” che io volevo scegliere.

Sul sito di Ikea vedo che i mobili da me acquistati possono essere montati in occasione della consegna ad un costo di 69 €. Per scrupolo telefono al call center per ordinare il montaggio. Mi dicono che non possono prendere l’ordine e che debbo per forza recarmi al punto di vendita (!). Alle mie rimostranze (se uno fa un ordine online è assurdo costringerlo ad andare in negozio per scegliere un’opzione che si potrebbe fare via web) l’addetto mi dà ragione ma dichiara la sua impotenza al riguardo.

A questo punto vado a Casalecchio e mi reco all’ufficio clienti, dal quale mi mandano in reparto per il progetto (non si capisce a cosa serva un progetto per un divano letto ed una libreria: non è mica una cucina……). Al reparto prendono l’ordine di montaggio e mi danno un foglio che debbo consegnare all’ufficio clienti, ma mi dicono che il montaggio verrebbe fatto soltanto 5/6 giorni dopo la consegna dei mobili (quando io sarò assente da Bologna).

Lascio a voi ogni commento.

Parliamo un po’ di pensioni

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L'ex ministro Fornero

Il tema dei trattamenti pensionistici è probabilmente quello di maggiore rilievo, nel nostro paese, dal punto di vista economico e sociale, non soltanto perchè riguarda di fatto tutti i cittadini (sia quelli che la pensione già la ricevono sia quelli che confidano, un giorno, di percepirla) ma anche perchè le pensioni rappresentano la fetta più pesante della spesa pubblica.

Su “Repubblica” di oggi, 7 maggio, è apparso un interessante articolo di Chiara Saraceno, nel quale mi riconosco pienamente e che vi consiglio di scaricare e leggere cliccando su saraceno

Aggiungo qualche considerazione di carattere personale.

Sono andato in pensione dal 1 gennaio 2005, all’età di 61 anni, con 41 anni di contributi versati (tra i quali 5 di riscatto della laurea). Definirei la mia pensione, calcolata con il metodo retributivo, di livello medio-alto, comunque tale da garantire a me e mia moglie (che non percepisce pensione) una vita più che dignitosa.

Sono consapevole di godere di un trattamento privilegiato rispetto a tutti coloro che godranno di una pensione calcolata col metodo contributivo, anche se , quanto a privilegi, penso di essere in buona compagnia (pensionati/e baby, pensioni d’oro ecc.). Per avere una misura esatta del privilegio di ciascuno sarebbe peraltro necessario conoscere con precisione l’entità dei contributi versati e poterla confrontare con l’importo del trattamento pensionistico fin qui percepito. Su questo tornerò più avanti.

Per quanto riguarda la recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha annullato il provvedimento Fornero/Monti (assunto per evitare il default dell’Italia) di blocco per il 2012 ed il 2013 dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni d’importo superiore a tre volte il minimo (circa 1443 € lordi al mese), io mi auguro che il governo riesca ad applicarla limitandone gli effetti sulla spesa pubblica, riconoscendo i rimborsi fino ad un certo tetto di pensione (6/8 volte il minimo?). Personalmente rinuncerei di buon grado ad un rimborso che non mi aspettavo nemmeno di ricevere e che non modificherebbe sostanzialmente il mio tenore di vita mentre contribuirebbe a peggiorare il bilancio pubblico del paese.

Dico di più. Sarei pronto ad aderire e a dare il mio sostegno ad un provvedimento che, avendo come base il confronto di cui ho detto sopra, tra contributi versati e montante pensionistico percepito, decidesse un prelievo “una tantum” o una riduzione della pensione stessa, commisurati all’entità dell’eventuale squilibrio calcolato, tenendo ovviamente conto della necessità di non stravolgere il tenore di vita delle persone, garantendo ad esse condizioni economiche comunque dignitose e sostenibili.

Naturalmente dovrebbero essere molto chiare la destinazione e la finalità di una manovra come questa, che potrebbe contribuire, nel segno dell’equità e della solidarietà sociale, ad un riequilibrio dei conti pubblici.