Instabilità politica, triste record

Sul Sole24ore di ieri, domenica 3 maggio, ho trovato un interessante articolo di Luigi Guiso, dal titolo “Instabilità politica, triste record”, accompagnato da un diagramma, che documenta come l’Italia detenga di gran lunga il primato mondiale di crisi di governo.

La statistica, realizzata dal 1970 ad oggi, mostra come in Italia abbiamo avuto circa 1,2 crisi di governo all’anno (cioè la durata media dei governi è stata inferiore all’anno). Il paese che ci segue in graduatoria, il Libano, di crisi ne ha conosciute poco più della metà.

Il paese più virtuoso, la Norvegia, nello stesso periodo ha avuto 0,1 crisi di governo all’anno, vale a dire una crisi (cambio) di governo ogni 10 anni.

sole24oreDi fronte a questi dati Guiso commenta: “La nuova legge elettorale a vocazione maggioritaria e il superamento del bicameralismo perfetto forse non sono la soluzione ultimativa – è possibile che l’instabilità politica sia il riflesso di caratteristiche più profonde del paese. Ma almeno queste riforme: a) si pongono l’obiettivo di risolvere il problema; b) vanno nella direzione che la soluzione richiede.”

Ecco il testo dell’intero articolo, con il grafico allegato (cliccare sull’immagine per ingrandirla)

instabilitapolitica

La Carta di Milano. Se vuoi leggerla e firmarla…..

cartadimilano

La Carta di Milano

La Carta di Milano rappresenta l’eredità culturale di Expo Milano 2015. Per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali, ilgrande Evento internazionale è stato preceduto da un ampio dibattito nel mondo scientifico, nella società civile e nelle istituzioni sul Tema di Expo Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Questo intenso e profondo processo ha portato per volontà del Governo italiano alla definizione della Carta di Milano: un documento partecipato e condiviso che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione ad assumersi le proprie responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo.

Attraverso un percorso partecipato, infatti, i maggiori esperti italiani e internazionali hanno contribuito a identificare le principali questioni che interessano l’utilizzo sostenibile delle risorse del Pianeta. In particolare, i grandi temi affrontati dalla Carta di Milano sono quattro, tutti inseriti all’interno della cornice del diritto al cibo:

  • quali modelli economici e produttivi possano garantire uno sviluppo sostenibile in ambito economico e sociale
  • quali tra i diversi tipi di agricoltura esistenti riusciranno a produrre una quantità sufficiente di cibo sano senza danneggiare le risorse idriche e la biodiversità
  • quali siano le migliori pratiche e tecnologie per ridurre le disuguaglianze all’interno delle città, dove si sta concentrando la maggior parte della popolazione umana
  • come riuscire a considerare il cibo non solo come mera fonte di nutrizione, ma anche come identità socio-culturale.

I singoli cittadini, le associazioni, le imprese sottoscrivendo la Carta di Milano si assumono responsabilità precise rispetto alle proprie abitudini, agli obiettivi di azione e sensibilizzazione e chiedono con forza ai governi e alle istituzioni internazionali di adottare regole e politiche a livello nazionale e globale per garantire al Pianeta un futuro più equo e sostenibile.

Io la Carta di Milano l’ho letta e firmata. Se vuoi farlo anche tu clicca su http://carta.milano.it/it/

L’”Italicum” non merita tanta ostilità.

italicum

La legge elettorale

Lunedì prossimo, 27 aprile, comincerà alla Camera la discussione in aula sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto “Italicum”.

La minoranza del PD ha espresso critiche feroci, e diversi suoi autorevoli esponenti hanno minacciato un voto contrario.

Debbo dire in tutta franchezza che queste critiche, spesso più accese di quelle espresse dai gruppi di opposizione, mi appaiono, nella loro virulenza,alquanto ingiustificate.

L’”Italicum”, rispetto alla sua versione iniziale, ha conosciuto sostanziali modifiche migliorative, per quanto riguarda la rappresentanza di genere, l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3% (che permetterà di essere rappresentate in Parlamento anche alle formazioni minori), l’innalzamento dal 37 al 40% della soglia per ottenere il premio di maggioranza al primo turno, la limitazione ai soli capilista, nei 100 collegi elettorali, della elezione bloccata, senza le preferenze, previste per gli altri candidati.

Le critiche della minoranza PD trascurano ciò e si appuntano soprattutto su due aspetti.

Si vorrebbe che venissero eletti con le preferenze un numero più elevato di parlamentari (questo soprattutto per i partiti che non guadagneranno il premio di maggioranza): su questo si può obiettare da un lato che le preferenze, vista l’esperienza, non sono automaticamente sinonimo di democrazia, dall’altro che anche i partiti minori eleggeranno diversi parlamentari con le preferenze, dal momento che ricorreranno molto probabilmente alle candidature plurime, in molti collegi, dei loro leaders, per garantirne l’elezione.

Inoltre si critica il fatto che il premio di maggioranza venga attribuito alla lista e non alla coalizione. A me pare che questo eviti il formarsi di coalizioni fittizie, motivate solo dal desiderio di guadagnare il premio di coalizione, salvo poi sciogliersi dopo le elezioni: di questo abbiamo avuto molteplici esperienze con il “Porcellum”, fino alle ultime elezioni dove il PD era alleato con Sel, oggi all’opposizione.

In generale poi si fa carico all’”Italicum” ed a Renzi, che ne è il sostenitore e che non accetta di modificarne il testo, per evitare la necessità di una ulteriore approvazione da parte del Senato, del tutto incerta, visti i numeri in quel ramo del Parlamento, di non favorire il bipolarismo e l’alternanza. Anche questa mi sembra una tesi quanto meno azzardata, nel senso che non è colpa di Renzi, che sta coerentemente perseguendo la vocazione maggioritaria del PD, se il centrodestra è in crisi e non riesce ad esprimere una credibile leadership di governo.

Vorrei anche dire la mia opinione a proposito della probabile richiesta del voto di fiducia da parte del governo, che permetterebbe di evitare una molteplicità di voti segreti, salvo quello conclusivo sull’intero provvedimento.

Innanzitutto mi sembra che il voto segreto, quando non sono in gioco problemi di coscienza oppure giudizi sulle persone, non debba essere incoraggiato e valorizzato. Credo che ciascun parlamentare debba assumere a viso aperto la responsabilità delle proprie scelte e che sia giusto che un cittadino sappia come hanno votato i parlamentari che ha contribuito, con il proprio voto, ad eleggere.

Quindi il voto di fiducia, di cui il governo non dovrebbe normalmente abusare, viene ad assumere, nel caso specifico, un significato di legittima difesa, giustificato dalla volontà di dare al paese, dopo molti anni, una legge elettorale che non sarà la migliore in assoluto ma che assicurerà la governabilità e la rappresentanza. E non mi sembra poco.

Un impegno mantenuto

Uno degl’impegni assunti a suo tempo dal governo Renzi, nella linea della semplificazione burocratica, era stato quello relativo alla messa a disposizione dei cittadini del modello 730 precompilato. Venne anche fissata la scadenza: 15 aprile 2015.730precompilato

Ieri, 15 aprile 2015, sono entrato nel sito dell’Agenzia delle Entrate ed ho potuto scaricare, al primo colpo, il mio modello 730 precompilato, che contiene, come preannunciato, parecchie informazioni (anagrafica, redditi da fabbricati, redditi da lavoro e assimilati, alcuni oneri e spese tra cui quelle sostenute per interventi di recupero del patrimonio edilizio).

Mancano ancora (dovrebbero esserci l’anno prossimo) le spese sanitarie e, ovviamente, tutte quelle di cui il fisco non può essere a conoscenza (come le erogazioni liberali o altre spese note solo al contribuente).

Naturalmente il 730/2014 precompilato non rappresenta il punto di arrivo di un percorso di semplificazione della vita fiscale dei cittadini. C’è ancora molta strada da percorrere. Tuttavia mi sembra che un primo passo importante e significativo sia stato compiuto e, soprattutto , credo vada apprezzato il fatto che è stato mantenuto con puntualità un impegno preso con i cittadini. Nel nostro paese non era affatto scontato.

Adotta un albero!

pomario

I love Pomario

Ho aderito ad un’ interessante iniziativa del Museo della Civiltà contadina di S.Marino di Bentivoglio, Istituzione Villa Smeraldi della provincia di Bologna, oggi Città metropolitana.

Si tratta di sostenere il Pomario, cioè il frutteto di 9000 mq. che si compone di 500 alberi da frutto distinti in 150 varietà antiche, attraverso piccole donazioni o l’adozione di una pianta, che dà la possibilità di partecipare alla raccolta ed al godimento dei suoi frutti.

Se vuoi saperne di più clicca su http://www.museociviltacontadina.bo.it/Engine/RAServePG.php/P/304411340600

Noi abbiamo già adottato un pezzo di foresta nel Parco delle Foreste Casentinesi ed alcune piante di ulivo all’Eremo di Ronzano.

Il bilancio 2015 del comune di Bologna

Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Bologna ha approvato il bilancio di previsione 2015.comune-di-bologna

Si tratta dell’atto politicamente più importante ed impegnativo dell’anno, per l’amministrazione e per i cittadini bolognesi. La stampa, tutta presa dalle polemiche connesse alle vicende del Cassero e delle iniziative (a dir poco) di dubbio gusto da esso ospitate, vi ha dedicato un’ attenzione a mio avviso inferiore al necessario.

Indubbiamente l’amministrazione comunale ha avuto forti difficoltà a chiudere un bilancio di previsione pesantemente condizionato dai tagli e da altri provvedimenti del governo. Operate diverse riduzioni di spesa, si è scelto di mantenere invariate le tariffe dei servizi educativi e socioassistenziali e di aumentare diverse voci di entrata tra cui, in particolare, alcune tasse: IMU sulle abitazioni affittate a canone concordato o date in uso ai parenti prossimi (6 milioni di euro), TARI (3 milioni), addizionale IRPEF (6,5 milioni).

Alcune osservazioni.Innanzitutto trova conferma quanto era stato previsto alcuni mesi orsono di fronte alla legge di stabilità del governo: una diminuzione della pressione fiscale a livello centrale (gli 80 euro e la diminuzione dell’Irap per le imprese) avrebbero potuto avere come conseguenza un aumento della pressione a livello locale, in termini di tasse e/o tariffe.

Il comune di Bologna, come detto, ha scelto di tenere bloccate le tariffe dei servizi e di aumentare alcuni tributi: scelta legittima ma, a mio giudizio, opinabile nella sua drasticità, nel senso che probabilmente da un lato si sarebbe potuto intervenire solo parzialmente sull’IMU e dall’altro si sarebbe potuto intervenire su alcune tariffe.

Sul versante tributario: equiparare l’aliquota IMU sulle abitazioni affittate a canone concordato con quelle affittate a canone libero o lasciate sfitte mi appare infatti irragionaveole e controproducente.

Sul versante tariffario: continuo a non capire il rifiuto di introdurre una tariffa, con tutte le modulazioni del caso in base al reddito, per la frequenza della scuola dell’infanzia. A questo riguardo vorrei ricordare alcuni dati, desunti dal consuntivo di contabilità economica 2013, l’ultimo disponibile.

Per le sue scuole dell’ infanzia il comune di Bologna ha speso circa 30 milioni di euro (per 5195 bambini), senza incassare un euro. Per i nidi il costo è stato di circa 18 milioni (per 3263 bambini), ma in questo caso il comune ha incassato proventi da tariffa per circa 5,6 milioni, pari a circa 1700 euro (medi) pro capite. La sproporzione mi pare evidente.

Sarebbe interessante sapere cosa accade in altri comuni. A Torino, per esempio, si applicano le tariffe che potete vedere cliccando su sim_tariffe

Quello che mi preme sottolineare è il fatto che su queste scelte della nostra amministrazione (che possono anche essere condivisibili, oltre che legittime) la discussione ed il confronto siano stati assai limitati.

Tper e la lotta all’abusivismo

tper1

Trasporto Passeggeri Emilia Romagna

Tper, nata dalla fusione dei rami d’azienda di ATC e di FER che gestivano rispettivamente il trasporto su gomma nelle province di Bologna e Ferrara e quello ferroviario sulle tratte regionali, ha compiuto da poco tre anni di una vita molto intensa e piena di realizzazioni e di risultati positivi sui quali mi riservo di tornare in un prossimo futuro.

Per il momento vorrei limitarmi a dare conto in maniera sintetica di quanto è stato fatto in tema di contrasto dell’abusivismo.

Penso che ricorderete quali erano le lamentele ricorrenti dei cittadini ai tempi di ATC:

Ci sono moltissimi abusivi: basta vedere quanto pochi sono quelli che obliterano. Non saranno mica tutti abbonati….. L’azienda fa pochi controlli. I dati dell’azienda sull’abusivismo sono sottostimati”.

Tper ha preso molto sul serio il tema della lotta all’abusivismo, per due ragioni: equità e miglioramento del bilancio aziendale.

Dal 2012 al 2014 sono state svolte 5 intense campagne di controlli sia sui bus urbani ed extraurbani che sui treni, da parte del personale incaricato, ma anche con la partecipazione volontaria di numerosi dipendenti dell’azienda, campagne accompagnate dalle necessarie iniziative di comunicazione. Al centro di ogni campagna c’era anche uno specifico messaggio.

Nell’ultima campagna (quella dell’agosto 2014) è stato anche lanciato il messaggio della obliterazione obbligatoria di tutti i titoli di viaggio ogni volta che si sale su di un mezzo di trasporto.

Questa misura, ormai in vigore in molte città italiane ed europee, ha suscitato proteste (per la verità non molto coerenti con quello che veniva stigmatizzato fino a qualche tempo fa) e richiede ancora qualche aggiustamento organizzativo e tecnologico per andare a regime, ma conserva intatta la sua validità e trova le sue motivazioni da un lato nella valenza di “controllo sociale” che porta con sé, dall’altro nel contenuto informativo assai utile all’azienda per dimensionare con sempre maggiore efficacia la propria offerta alla domanda di trasporto dei cittadini.

Tornando all’attività di contrasto all’abusivismo, sono considerevolmente aumentate di numero le squadre dei controllori ed è stata svolta un’intensa attività di formazione di questi operatori, che, come è facilmente intuibile, prestano un servizio estremamente delicato e gravoso.

Premesso che le più recenti indagini sul gradimento degli utenti hanno dato risultati soddisfacenti (7,48 su 10) ed in aumento, tra il 2010 ed il 2014 sono aumentati del 170% i controlli, del 278% i verbali fatti, del 446% le ammende pagate direttamente al momento della contestazione e del 157% gl’incassi da sanzioni. E’ anche considerevolmente aumentata la produttività degli addetti al controllo, passando da 0,78 sanzioni/ora a 2,15 in aprile 2014. Sono percentualmente calati i ricorsi avverso i verbali, che oggi sono all’incirca 1 su 100 (il che testimonia della qualità e dell’efficacia dell’attività di controllo).

Assai significativa e rilevante è stata anche la ricaduta della intensificazione dei controlli in termini di aumento dei ricavi dalla vendita di biglietti e (soprattutto) di abbonamenti (più 23,70 % nei mensili e più 8,19 % negli annuali), dato questo in netta controtendenza rispetto alla situazione della maggior parte delle aziende di trasporto pubblico locale che segnalano una diminuzione del numero dei passeggeri e dei ricavi.

Anche il numero delle rivendite è aumentato del 12,85 % tra il 2011 ed il 2014, arrivando a 1730.

Insomma molto è stato fatto e con buoni risultati, ma molto resta ancora da fare, per risolvere, come detto, alcuni problemi tecnologici ed organizzativi, ed anche per una maggiore semplificazione del sistema tariffario, che coinvolge in particolare l’integrazione urbano/extraurbano, quella gomma/ferro e quella interna al sistema ferroviario regionale tra i gestori Tper e Trenitalia.

Aspettando il nuovo vescovo. La Chiesa non è una democrazia. Tuttavia….

caffarrater

Mons.Carlo Caffarra

Mons. Caffarra, nato l’1 giugno 1938, il 26 maggio 2013 ha presentato a papa Francesco la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bologna (svolto dal dicembre 2003) per raggiunti limiti di età; il 14 giugno dello stesso anno, la nunziatura apostolica in Italia gli comunicava tuttavia che “è volontà del Santo Padre Francesco che continui ancora per due anni il suo ministero episcopale a Bologna”.

Pertanto entro qualche mese dovremmo conoscere il successore di mons.Caffarra.

Nel frattempo si sono lette (ed ancora, prevedo, si leggeranno) indiscrezioni giornalistiche più o meno attendibili sul nome del nuovo vescovo di Bologna, ma come si arriverà alla sua scelta?

Nella Chiesa non vigono le regole della democrazia, questo è noto e sostanzialmente accettato. Ma da qui a tenere completamente estraneo il popolo di Dio che è in Bologna nella designazione del suo prossimo pastore ce ne corre (la stessa cosa peraltro purtroppo accade anche quando in una parrocchia cambia il parroco).

Perchè se è vero che la Chiesa non è un’istituzione democratica, è anche vero che, almeno dopo il Concilio Vaticano II, si è molto parlato di partecipazione e corresponsabilità dei laici. Non è senza significato , ad esempio, il fatto che papa Francesco, in occasione del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, abbia voluto che si sviluppasse un cammino (questo è poi il significato di “sinodo”) della durata di due anni, utilizzando per ben due volte un questionario diffuso in tutte le diocesi, per consultare i fedeli sui temi e sui problemi su cui il Sinodo stesso sarà chiamato ad assumere orientamenti ed indirizzi, ed abbia fatto sì che i lavori sinodali si svolgessero nella massima trasparenza.

E allora perchè non provare a coinvolgere i credenti della diocesi di Bologna nel percorso che dovrà portare alla nomina del vescovo, per esempio chiedendo loro di descrivere il profilo che ciascuno vorrebbe avesse il successore di mons.Caffarra ?

Ricordo che quando il cardinal Martini dovette lasciare, per motivi di età, la diocesi di Milano, fu lui stesso a promuovere una consultazione che fornisse, a chi doveva scegliere il suo successore, elementi ed indicazioni utili.

Certo un processo partecipativo come questo andrebbe organizzato e gestito con cura , e questo richiederebbe l’esistenza e la vitalità di quelle strutture di partecipazione (consigli parrocchiali, vicariali e diocesano) che il Concilio ha previsto ma che nella nostra diocesi sono sostanzialmente in disarmo od irrilevanti.

E perchè il mandato di un vescovo, durato oltre un decennio, si deve concludere nel silenzio e nell’indifferenza (magari accompagnati da qualche pettegolezzo e qualche critica sottovoce) e non attraverso un bilancio presentato pubblicamente dal vescovo stesso al popolo che gli è stato affidato, e da questo approfondito e discusso, come punto di partenza per il nuovo mandato episcopale?

Chiudo con questa suggestione che, me ne rendo conto, è poco meno che un sogno: ma, alle volte, c’è bisogno di sognare…….

Bologna: da laboratorio a “città normale”

cantierebobo

Il logo del cantiere BOBO

Olivio Romanini, a mio giudizio il commentatore più attento e qualificato della situazione politica locale, ha scritto sul Corriere di Bologna di ieri un articolo dal titolo: Da laboratorio a “città normale”, la centralità persa della politica.

Chi se lo fosse perso può cliccare su articoloromanini.

Non ho molto da aggiungere alle considerazioni di Romanini che condivido integralmente e che meriterebbero una discussione approfondita sulle ragioni che hanno determinato il declino politico-amministrativo della città.

Romanini sembra far coincidere l’ultimo periodo di “eccellenza nazionale” di Bologna con l’inizio della giunta Cofferati che, in effetti, aveva suscitato grandi attese, sia per il carisma del “cinese” che per l’entusiasmante campagna elettorale che portò alla sua elezione.

Essendo stato consigliere comunale in quell’epoca, ricorderei anche alcuni dei buoni risultati amministrativi ottenuti nel corso di quel mandato amministrativo, e dei quali sono stato testimone diretto, come Presidente della Commissione Territorio, Ambiente ed Infrastrutture: il nuovo Piano Strutturale Comunale ed il nuovo Regolamento Edilizio, il Piano Urbano del Traffico ed il Bilancio Ambientale.

Più discutibile il bilancio delle grandi infrastrutture, per le quali l’amministrazione Cofferati cercò di apportare correzioni migliorative ai progetti del metrò e del Civis, senza perdere i finanziamenti governativi. La successiva rinuncia al metrò dovrebbe comunque permettere, con i medesimi fondi, di migliorare significativamente il Servizio Ferroviario Metropolitano ed il sistema di filoviarizzazione della nostra città. Sul Civis non si fu capaci d’individuare tempestivamente le gravi carenze del mezzo e soltanto a distanza di parecchi anni, grazie all’impegno di Tper, si sta dando attuazione al progetto, con nuovi veicoli (il Crealis) senza costi supplementari. Il cantiere BOBO ne è uno dei frutti principali.

L’altro progetto dell’epoca Cofferati che ancora non ha trovato attuazione è quello del People Mover, nel quale io continuo a credere e che mi auguro possa (finalmente) decollare a breve.

Il primo frutto della Città Metropolitana

etr350

ETR350

Mi piace definirlo come il primo frutto della Città Metropolitana, nata il primo gennaio scorso dalle ceneri della Provincia di Bologna. Si tratta di un fascicolo che contiene l’orario di tutte le linee del Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) oltre ad alcune notizie utili alla fruizione del servizio stesso (biglietti e regole di viaggio).

Qualcuno dirà che non si tratta poi di un gran frutto, e, per certi versi, è vero. Tuttavia per chi, come me, crede all’importanza del SFM (senza farne un feticcio) si tratta di un fatto importante, che contribuisce alla riconoscibilità del SFM da parte dei cittadini e che migliora la conoscenza delle opportunità che tale servizio offre alla mobilità dei cittadini della Città metropolitana bolognese, compresi quelli del capoluogo.

Naturalmente per far crescere ulteriormente il SFM sono necessari altri passaggi: una migliore integrazione tariffaria tra le linee Trenitalia e quelle Tper, mezzi più moderni e confortevoli (Tper ha di recente acquistato altri 7 treni Stadler ETR350 che entreranno prossimamente in servizio), finanziati con i fondi ex-metrò che permetteranno anche di realizzare o completare altre stazioni in ambito urbano che andranno ad aggiungersi a quelle esistenti (Mazzini, S.Vitale-Rimesse), e di rendere riconoscibili ed omogenee tutte le fermate del servizio, la realizzazione di linee passanti in stazione centrale di Bologna ed altro ancora.

Tra non molto (finalmente) dovrebbero anche partire i lavori per la prosecuzione dell’interramento del tratto urbano della linea Bologna-Portomaggiore con la conseguente eliminazione di alcuni passaggi a livello (Paolo Fabbri, Libia,Rimesse, Cellini), progetto accompagnato da polemiche tra chi stigmatizza i problemi che deriveranno dalla non breve interruzione del servizio ferroviario a causa dei lavori e segnala i vincoli derivanti dal non avere previsto il raddoppio del binario, e chi (ed io sono tra questi) non attribuisce a tale aspetto un peso determinante nel quadro complessivo dell’efficacia del SFM, sottolineando comunque l’importanza di uno snellimento del traffico su gomma nel quadrante NE della città.

Chi volesse scaricare l’orario 2015 del SFM clicchi su sfm_libretto_orari_web