La situazione è grave ma non è seria

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Silvio Berlusconi

Il fatto che la politica italiana sia da tempo monopolizzata (e ne avremo ancora per un bel po’) dal tema della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale, e che in questi giorni le pagine dei giornali siano piene di articoli dedicati al dilemma “voto palese o voto segreto”, dà la misura della patologia che caratterizza il nostro sistema politico . In quale altro paese sarebbe possibile un fatto del genere? Il celebre aforisma di Ennio Flaiano, “la situazione politica in Italia è grave ma non è seria”, descrive bene il punto a cui siamo.

La scelta del voto palese, decisa a maggioranza dalla giunta per il regolamento del Senato è stata criticata da autorevoli commentatori in quanto sarebbe stata modificata la prassi consueta per danneggiare Berlusconi. Piuttosto a me pare che tale decisione rappresenti la conferma del livello di sfiducia e di discredito che caratterizza questo Parlamento.

Insomma si potrebbe dire che per tutelare il valore della trasparenza (gli elettori hanno diritto di sapere come votano i propri rappresentanti) è richiesto il voto palese (ma a questo punto sempre e non solo in questa circostanza), perchè non ci si può fidare di quanto i parlamentari dichiarano, e si cerca di evitare imboscate o sgambetti fatti nel segreto dell’urna.

A chi poi sostiene la necessità del segreto per garantire la possibilità di un voto secondo coscienza e non per disciplina di partito, ricordando che i parlamentari sono eletti senza vincolo di mandato, rispondo che gli obiettori di coscienza non hanno mai fatto le proprie scelte coperti dall’anonimato.

Tanta amarezza, nessuna sorpresa

Tanta amarezza di fronte alle notizie di stampa che segnalerebbero (il condizionale è d’obbligo) abusi ed illeciti commessi da consiglieri regionali (anche del PD) nell’utilizzo dei fondi messi a disposizione dei gruppi consiliari per le loro spese di funzionamento.
Nessuna sorpresa nel senso che al tema ho già dedicato due post, uno nel settembre dello scorso anno (http://www.paolonatali.it/2012/09/24/il-finanziamento-dei-gruppi-consiliari/) ed uno nel febbraio 2013 (http://www.paolonatali.it/2013/02/02/quellamaro-retrogusto-di-nutella/).

Quando ci sono molti, troppi soldi a disposizione, e quando il sistema dei controlli è carente (nel senso che ci si limita a verificare che non si sia speso più di quanto stanziato e ci si accontenta di una generica giustificazione “spese di rappresentanza” senza alcuna verifica di merito), allora deve subentrare un autocontrollo dei singoli che non eviti soltanto i comportamenti illegittimi ma anche quelli inopportuni.

Sugli aspetti d’ illegittimità è doveroso lasciare che sia la magistratura a pronunciarsi, partendo da una presunzione d’innocenza, fino a prova contraria. Ma sugli aspetti d‘inopportunità e di malcostume, se è vero quanto pubblicato dai giornali, il giudizio può già essere dato e non può essere che severo, soprattutto nei confronti degli esponenti del PD.

Questo partito,il partito al quale sono iscritto, se vuole continuare a poter essere considerato diverso, non potrà accontentarsi di esprimere un‘ovvia e scontata fiducia nella magistratura, nè continuare a vantare una virtuosità che rischia di essere smentita dai fatti, nè tantomeno potrà accontentarsi di essere meno peggio di altri. La sintonia e la “connessione sentimentale” con gli elettori a cui si è tante volte giustamente richiamato il segretario Donini esigono al più presto parole di verità e di scusa.

Per Matteo Renzi

Alle elezioni primarie del novembre/dicembre scorsi, dopo attenta riflessione di cui sono testimonianza i miei post di allora, votai per Matteo Renzi sia alrenziprimo turno che al ballottaggio. Alla luce di quello che è accaduto nei mesi successivi e fino ad oggi, sono convinto di avere fatto una scelta giusta, che confermerò nelle elezioni primarie del prossimo 8 dicembre (ma qualcuno può spiegarmi perchè continuiamo a chiamarle primarie? Qui non si tratta di scegliere un candidato per un successivo turno elettorale ma il segretario del PD).

Quindi sostengo e voterò convintamente per Matteo Renzi che considero l’unico esponente politico del PD in grado, rimanendo fedele ai valori fondativi ed alla ragion d’essere di questo partito, di attrarre consensi anche tra i delusi del Movimento 5 stelle e dei partiti di centrodestra.

Ho letto il documento congressuale “Cambiare verso” a sostegno della candidatura di Renzi e ne condivido i contenuti.Mi è piaciuto anche il brano sul tempo, tratto da “Resistenza e resa” di Dietrich Bonhoeffer, un autore a me molto caro, citato da Matteo nel suo discorso di Bari, con il quale ha aperto la sua campagna elettorale e che ha posto all’inizio del suo documento.

Vi consiglio di leggere “Cambiare verso”, un sobrio testo di 15 pagine che si leggono tutte d’un fiato. Per scaricarlo cliccate sudoc-congressuale-renzi

I 35 SAGGI E LE AUTONOMIE LOCALI

riformecostituzionaliHo letto la relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali(relazione-finale-trasmessa-alle-camere) , formata dai 35 esperti e presieduta dal ministro Quagliariello, istituita dal governo con il compito di formulare proposte di revisione della Parte Seconda della Costituzione. A proposito delle autonomie locali (Cap.3 par. 11,12,13) il testo così recita:

11. In relazione al travagliato tema delle Province, soprattutto a seguito della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della riforma operata con decreto legge, si è proposto di eliminare la parola “Provincia” dagli artt. 114 e segg. della Costituzione, abrogando conseguentemente il primo comma dell’art. 133. In questo senso, l’opinione prevalente della Commissione riflette sostanzialmente l’orientamento già emerso in ambito governativo che, nello stabilire la soppressione delle Province, demanda allo Stato (per i princìpi) e alle Regioni (per la loro attuazione) la disciplina dell’articolazione di enti di area vasta per la gestione e il coordinamento delle funzioni che insistono sul territorio regionale. Inoltre, non sono mancate proposte tendenti all’accorpamento delle Regioni di minori dimensioni, razionalizzando   organicamente gli assetti territoriali di tutti i livelli di autonomia

.12. In materia di Città metropolitane, secondo alcuni sarebbe opportuno rimettere la relativa disciplina alla legge statale bicamerale che dovrebbe definirne territorio,ordinamento, sistema elettorale, funzioni fondamentali, autonomia finanziaria. Continua…

“Un fantasma nel palazzo”

La sala del consiglio

La sala del consiglio

Il titolo (“Un fantasma nel palazzo”) e l’occhiello (“declino del consiglio comunale”) del fondo del Corriere di Bologna di ieri a firma di Olivio Romanini estremizzano il contenuto dell’articolo che, anche se si apre con la provocatoria domanda (“ha ancora un senso il consiglio comunale ?”) contiene osservazioni e proposte di merito con le quali è necessario confrontarsi.

Mi permetto di farlo anch’io a partire dall’esperienza di consigliere comunale a Bologna dal 2004 al 2010 che, da quanto scrive Romanini, non è molto diversa da quella di chi la sta vivendo in questi mesi.

Alla domanda di cui sopra Romanini risponde che il consiglio comunale serve ancora, come espressione di rappresentanza democratica votata dai cittadini. Aggiungerei che, nonostante molti atti amministrativi che un tempo erano di competenza del consiglio oggi siano di competenza dell’esecutivo (delibere di giunta) e dei dirigenti (determine), il consiglio comunale, eletto direttamente dai cittadini attraverso voto di lista e preferenze, svolge nel corso dei cinque anni di durata normale di un mandato amministrativo, un compito d’indirizzo e di controllo nei confronti dell’operato del sindaco (anch’egli scelto direttamente dai cittadini) e della sua giunta. La funzione d’indirizzo è prerogativa prevalentemente dei gruppi di maggioranza, mentre quello di controllo è svolta principalmente da quelli di minoranza. Anche l‘approvazione da parte del consiglio dei principali atti amministrativi (bilanci, piani, programmi ecc.) rientra, mi pare di poter dire, in una logica di bilanciamento e di equilibrio dei poteri, la cui assenza è il limite principale di una gestione commissariale come quella che Bologna ha conosciuto tra il 2010 ed il 2011.

Sgombrato, per così dire, il campo dalle questioni di carattere teorico, non v’è dubbio che si debba prestare la massima attenzione all‘efficacia ed all’efficienza dei lavori del consiglio comunale.

Un primo punto, segnalato già da Romanini, riguarda il numero delle sedute del consiglio, che dovrebbe riunirsi solo quando ci siano all’ordine del giorno delibere tali da giustificare (per numero od urgenza) la sua convocazione.

Un secondo aspetto riguarda gli ordini del giorno e le mozioni, che rappresentano il principale strumento attraverso il quale il consiglio svolge la sua funzione d’indirizzo. E’ vero che talvolta essi riguardano argomenti sui quali il Comune non ha competenza alcuna ed è legittimo auspicare, a tale riguardo, una maggiore sobrietà da parte dei consiglieri. Il fatto poi, come lamenta Romanini, che anche quelli che hanno per oggetto questioni di competenza comunale restino “un esercizio di stile perchè non trovano accoglimento” non può assolutamente essere dato per scontato. Intanto sarà compito del/dei consiglieri proponenti fare una verifica preliminare della “fattibilità” di quanto l’ordine del giorno richiede all’esecutivo, dopo di che si tratta di prevedere delle periodiche (almeno annuali ) sessioni delle commissioni o del consiglio nelle quali gli assessori sono chiamati a dare conto dell’attuazione degli ordini del giorno approvati dal consiglio ed a dare motivata giustificazione di quelli non ancora tradotti in pratica.

Infine anche sulle delibere di giunta che il consiglio deve approvare c’è la possibilità di un contributo migliorativo da parte dei consiglieri attraverso la proposta di emendamenti. Questo presuppone che ai consiglieri stessi venga lasciato il tempo necessario per un’adeguata istruttoria attraverso il lavoro delle commissioni competenti.

Insomma, se ciascuno fa la sua parte, il consiglio comunale può dare un contributo positivo alla vita della nostra comunità.

L’intervista a Papa Francesco su “La civiltà cattolica”

bergoglio

Ho letto il testo dell’intervista rilasciata da papa Francesco al direttore di “La Civiltà Cattolica”. Una serie di affermazioni in
essa contenute mi hanno particolarmente colpito. Le propongo alla vostra attenzione e riflessione, accompagnate, in qualche
caso, da un mio breve commento (in corsivo). Sono quelle che Carlo Maria Martini avrebbe definito “risonanze.”

Per scaricare cliccare su intervista-papa-francesco

IMU e altri ricatti

Vista la decisione che è stata assunta a proposito di IMU, ho maturato la convinzione che il governo delle larghe intese (o pretese) rappresenta un abbraccio mortale per il PD e per il paese.imuter

Mi rendo conto che si tratta di un giudizio piuttosto drastico, che cercherò di argomentare.

Al di là del generoso tentativo di Letta di attribuire il merito (?) del provvedimento al governo nella sua interezza, è chiaro ed evidente a chiunque che la decisione di eliminare l’IMU prima casa per il 2013 rappresenta un successo del Pdl e di Berlusconi che ne hanno fatto per mesi il loro cavallo di battaglia dichiarando esplicitamente (in termini ricattatori) che avrebbero tolto l’appoggio al governo se non si fosse cancellata l’IMU.

L’indiscutibile vittoria del Pdl e di Berlusconi non è bilanciata Continua…

Ancora su Provincia e Città Metropolitana

provboUn articolo comparso alcuni giorni fa sul Corriere di Bologna a proposito del disegno di legge “svuota Province” mi ha indotto a leggere con attenzione il testo approvato dal Governo. Come ho già avuto modo di dire in precedenti post il fatto di avere lavorato per tanti anni presso l’amministrazione provinciale di Bologna fà sì che io segua con molto interesse e partecipazione le vicende che accompagnano una fase cruciale della vita di questa istituzione.

Ne è scaturito un commento non breve ma che confido di lettura abbastanza agevole e che mi permetto di raccomandare a tutti coloro i quali hanno a cuore il nostro sistema istituzionale.

Sarò lieto di ricevere i vostri commenti.

Per scaricare cliccare su disegnoleggeprovince

Una poesia (?) su Igea Marina

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Igea

Sono tornato da pochi giorni a Bologna dopo un piacevole soggiorno di un mese e mezzo sulla riviera romagnola, a Igea Marina.

Non ho resistito alla tentazione di dedicare a questa vacanza una delle mie filastrocche.

La propongo a chi non ha niente di meglio da fare per i prossimi cinque minuti. Cliccate su poesiaigea

Siate indulgenti, mi raccomando.

Alla fine il buon senso si affermerà ?

Dove “buon senso” corrisponde a “corretto criterio di buona amministrazione”. Ecco a cosa mi riferisco. Qualche giorno fa il Resto del Carlino dava conto di un’apertura delscuolamaterna segretario provinciale della CGIL Gruppi all’ipotesi dell’introduzione di un‘equa tariffa per la frequenza delle scuole dell’infanzia a Bologna. Se questo corrisponde a verità mi pare che, appunto, finalmente, si affermerebbe quello che a me pare un elementare criterio di buona amministrazione e cioè che chi fruisce di un servizio debba contribuire, in qualche misura e secondo criteri di equità sociale, alla spesa che l’erogazione di questo servizio comporta.

Naturalmente la misura di tale contributo va determinata in ragione della capacità reddituale dei fruitori, secondo una forcella che può andare dalla gratuità alla totale copertura dei costi. Inoltre toccherà ai responsabili politico-amministrativi decidere quale percentuale dei costi totali del servizio deve essere coperta dal contributo degli utenti (ad esempio per i servizi idrici la copertura è totale mentre per il trasporto pubblico locale essa corrisponde a poco più di un terzo mentre la quota restante è coperta dalla fiscalità generale).

Sono anni che sostengo che la gratuità totale della scuola dell’infanzia è un’anomalia. Non ho mai capito perchè, per i nidi e la refezione scolastica si applichino tariffe mentre per la scuola dell’infanzia statale e comunale questo non avvenga.Tutto il dibattito che ha accompagnato il recente referendum sulla scuola dell’infanzia, ha permesso tra l’altro di conoscere i costi ingenti (circa 36 milioni di euro all’anno) che l’amministrazione comunale sostiene per il funzionamento delle proprie scuole. E quando nel 2010 il commissario Cancellieri previde l’introduzione della tariffa ed il sindaco Merola si affrettò ad eliminarla, come primo atto del suo mandato, non potei fare a meno di esprimere le mie perplessità.

Ora è possibile che la giunta Merola, pressata dalla necessità di far quadrare il bilancio, alla luce di un’ulteriore manovra restrittiva da parte del governo, decida l’introduzione della tariffa. Vorrei sottolineare il fatto che ciò non dovrebbe essere motivato soltanto dalla necessità impellente di “fare cassa” ma, lo ripeto, da motivazioni di equità tributaria e fiscale (responsabilizzare gli utenti abbienti del servizio piuttosto che gravare ulteriormente sulla fiscalità generale (addizionale IRPEF) o edilizia (aumentare le aliquote IMU)e dalla possibilità di reperire risorse che servano a migliorare la qualità del servizio stesso.

Analogamente mi sono detto tante volte, da utente ed assiduo frequentatore della biblioteca di Sala Borsa e delle biblioteche di quartiere, che non mi sembrerebbe uno scandalo se il Comune mi chiedesse di pagare una quota annuale quale contributo per il buon funzionamento del sistema bibliotecario bolognese, se questo servisse a migliorarne le dotazioni e ad evitarne la chiusura in certi orari, come avverrà per Sala Borsa ragazzi.