Cronache ospedaliere 14

E’ sabato pomeriggio, ma non scrivo da casa, in permesso come nelle ultime settimane, ma

antibrachiali

antibrachiali

dalla mia stanza d’ospedale. Infatti già ieri alcuni problemi persistenti, al mio “impianto idraulico” (preferisco non scendere in particolari ma credo di poter essere compreso, almeno da coloro con cui ho avuto occasione di comunicare negli ultimi tempi) hanno sconsigliato il ritorno a casa. Ed infatti proprio questa mattina sono dovuto andare all’ospedale Maggiore, in urologia (mi ha fatto venire in mente che ad ingegneria c’era un esame in impianti speciali idraulici) per un piccolo intervento di…..manutenzione ordinaria.

rollatorbis

Deambulatore "Ferrari"

Detto questo non mi resta che informarvi sui progressi di questa settimana nel programma di terapia fisica, che consistono sostanzialmente nell’utilizzo di due “antibrachiali” e di un “deambulatore a quattro ruote con freni e portapacchi” (un po’ la Ferrari degli ausili). Non pensate che io mi muova con disinvoltuta con essi; siamo appena agl’inizi e ci vorrà ancora molto allenamento, che proseguirò per conto mio in questo fine settimana ospedaliero.

Domani sera non mi perderò certamente la finale degli Europei: avete visto i nastri colorati in azzurro sul dorso di Balotelli? Beh io ne ho di fucsia al piede sinistro (non certo per aiutarmi a calciare in porta…..)

Cronache ospedaliere 13

Suore in ospedale

Suore in ospedale

Questa volta non dedicherò la cronaca ospedaliera a qualche aspetto della mia vita al Bellaria ma ad un fatto che riguarda la sua storia che mi ha particolarmente impressionato, di cui si è occupato “Segno 7″, supplemento domenicale de l’Avvenire.

Quando nacque, nel 1930, l’ospedale Bellaria si chiamava Pizzardi ed era, come i bolognesi sanno, un sanatorio, cioè un ospedale specializzato nella cura delle malattie respiratorie ed in particolare della tubercolosi, allora contagiosissima e con un tasso molto alto di mortalità. Il Pizzardi rimase in funzione con quella destinazione fino al 1960 ed il personale che si occupava dell’assistenza ai degenti, della pulizia e della cucina era rappresentato da 95 religiose appartenenti all’ordine delle Piccole suore della Sacra Famiglia. In totale, in tutti quegli anni si turnarono nel servizio 574 religiose. Di queste, avendo contratto la Tbc, ne morirono ben 40, alcune giovanissime.

Questa storia mi ha impressionato e colpito, per la sua intrinseca drammaticità e per l’estrema generosità e dedizione di cui è segno, ma anche, evidentemente, per essersi svolta nello stesso luogo nel quale ora io mi trovo, in queste stesse grandi ed alte stanze nelle quali si continua a soffrire, a curare, a guarire, a morire, sia pure per cause diverse da quelle di allora.

Cronache domestiche 12

Ecco il consueto rapporto sul week end trascorso a domicilio, utile (?) per tenere informati gli amici che seguono le mie vicende ed anche a Micol, la

Taping neuromuscolare

Taping neuromuscolare

terapista che mi ha portato al punto in cui mi trovo (naturalmente con la collaborazione di altri valenti colleghi), che da Panama, dove si trova attualmente, può così continuare a tenermi sotto controllo.

A parte la Messa, la stiratura, le passeggiate in casa con il deambulatore e gli ottimi pranzi, a base di mozzarelle di bufala (appena portate da una vacanza in Campania dagli amici Neria e Tonino) e fagiolini e fiori di zucchini, dall’orto dell’amico Gabriele, squisiti fritti in pastella) c’è da segnalare la prima doccia da più di due mesi a questa parte: non è stato proprio semplicissimo ma ne valeva la pena.

Venerdì e sabato sera mi sono goduto anche le partite dei quarti di finale del Campionato europeo di calcio. Stasera sarò in ospedale e non so se avrò voglia di vedere Italia-Inghilterra nella saletta dotata di TV. Continua…

Cronache ospedaliere 11

tetrapode

Tetrapode

A due mesi esatti dal “fattaccio” occorsomi il 20 aprile in Spagna, si sta delineando il programma che dovrebbe portare alla mia dimissione dall’ hotel Bellaria. Ieri mattina si è riunito il “team” che dal 2 maggio si sta prendendo cura di me, in particolare i fisiatri dr. Milletti e Colombo e la terapista Micol, per fare il punto della situazione (alla presenza del sottoscritto, di mia moglie e di mia figlia Emanuela) e per condividerne la possibile evoluzione.

Tralasciando i particolari del quadro più squisitamente neurologico (che presenta comunque aspetti sostanzialmente incoraggianti) si è ipotizzata una mia dimissione entro tre settimane, in una condizione di cammino con un bastone. Inutile dire che questa previsione mi ha riempito di gioia, ed io spero vivamente (e, per quanto sta in me, m’impegnerò al massimo) perchè si possa tradurre in realtà. Continua…

Cronache domestiche 10

Questo lungo weekend (dal primo pomeriggio di venerdì a domenica sera) trascorso a casa, è Si comincia a camminarestato piacevole, tanto che lo stato d’animo al mio rientro in ospedale era diviso tra una certa resistenza all’idea di lasciare il luogo dove ho vissuto 44 anni della mia vita e la voglia di riprendere con il massimo impegno, fin da lunedì mattina, il programma di riabilitazione.

Oltre ai momenti che avevo già vissuto la scorsa settimana (la visita delle figlie, dei generi e dei 4 splendidi nipoti, la Messa domenicale in parrocchia, la stiratura – unico modo per alleggerire mia moglie Anna Stella dal carico di gestione della casa che ora grava completamente su di lei) ci sono state alcune novità che meritano di essere segnalate. Continua…

Cronache ospedaliere 9

Per arrivare a questo ci vorrà ancora un po' di tempo

Per arrivare a questo ci vorrà ancora un po' di tempo

A metà di questa nuova settimana trascorsa in ospedale vi aggiorno su alcuni aspetti dell’ esperienza che sto vivendo. Ma prima ancora vorrei dire che sto perseverando in questa comunicazione perchè sento il desiderio di condividere con chi ha la pazienza di leggermi (non so se ci riesco come vorrei) alcune delle tante sensazioni-impressioni-pensieri che questa esperienza suscita in me, un’esperienza (come scrivevo ad un’amica in risposta ad un suo commento) ricca di dolori e di sofferenze, ma anche di pazienza, oblatività, dono di sé e spirito di servizio.

Intanto i miei piccoli ma costanti progressi, frutto soprattutto dell’impegno dei miei terapisti: oltre al cammino col deambulatore (dove posso fare di meglio, secondo me)) ho iniziato il cammino a 4 tempi alle parallele (niente a che vedere con Yuri Chechi, naturalmente), è migliorata la posizione di equilibrio sia in piedi che in ginocchio, si rafforza la muscolatura delle gambe. Continua…

Cronache domestiche 8

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Un tavolo da stiro a misura di carrozzina

Scrivo queste righe dal mio letto qui all’ hotel Bellaria appena tornato dal secondo week end trascorso in permesso a casa mia.

Tutto è andato molto bene, ancora meglio del week end precedente, come comprenderete leggendo, nelle prossime righe, i momenti più salienti (non in ordine d’importanza) che l’hanno caratterizzato.

Abbassando il tavolo da stiro ad un’altezza adeguata alla carrozzina (vedi foto a fianco) sono riuscito a stirare un po’ di cose (roba facile: magliette, polo, asciugamani, ma anche due camice). E’ stata una bella soddisfazione fare qualcosa che spero di poter ricomiciare a fare, prima o poi, da in piedi. Continua…

Cronache ospedaliere 7

Tre flash di vita ospedaliera.

Deambulatore

Deambulatore

Lunedì scorso, i medici fisiatri (Bonavita e Milletti) che mi seguono nel percorso di terapia fisica intensiva che sto seguendo dal 2 maggio, mi hanno giudicato “degno” di cominciare a muovere i primi passi utilizzando un ausilio chiamato “deambulatore”.  Quella che vedete a fianco è la più simile all’esemplare che uso io.  A detta dei fisioterapisti non me la sto cavando male.

Dopo 40 giorni di degustazione del menù ospedaliero (obbligatorio e senza possibilità di opzioni alternative), ieri , di fronte ad un manicaretto denominato “hamburger fagioli e squaquerone”, dal sapore assolutamente estraneo agl’ingredienti dichiarati, ho deciso di parlare con le gentili dietiste del Bellaria. Continua…

Cronache domestiche 6

Scrivo questo post di domenica, da casa mia. Non sono stato dimesso dal Bellaria, sto solo godendo di una…..“licenza premio” di due giorni per il fine dscf6243settimana. Dal momento che il sabato e la domenica non si fa terapia fisica, allora tanto vale tornare a riassaporare il clima di casa.

Da stasera alle 20 rientro in ospedale  per riprendere, da domani, il percorso terapeutico che non prevedo breve ma che spero possa portare a risultati soddisfacienti.

Come vedete dalla foto, al momento mi sposto in carrozzella, anche se ormai passo con una certa disinvoltura da questa alla sedia per mangiare o lavorare al pc, o al divano per leggere il giornale o vedere la TV, all’auto (ovviamente non guidata da me) e, soprattutto, al mio letto, nel quale ho di nuovo dormito dopo la bellezza di 46 notti trascorse fra alberghi ed ospedale spagnoli e Bellaria.

Certo essere in casa propria e non potersi alzare e camminare per lavare i piatti o stirare o fare il cambio dei vestiti da inverno all’estate incipiente è un bel po’ frustrante.

In compenso in questo week end domestico ho gustato un’ottima insalata di pesce ed una torta salata, preparate da mia moglie, ho ricevuto la visita delle mie tre figlie, ho ricevuto l’ Eucarestia dal mio amico diacono Graziano,ho visto alla TV la Scavolini Pesaro battere l’Armani Jeans (basket), ho passato due ore a tavolino a leggermi la posta ed a studiare documenti di Tper (che la Presidente Gualtieri, con grande delicatezza e cortesia, mi ha portato venendomi a trovare in ospedale).

Sono primizie di vita normale che ho molto apprezzato!

P.S. Avrei anche potuto concedermi il mezzo toscano dopo i pasti (rigorosamente all’aperto) a cui ero affezionato prima del “fattaccio”, ma ho deciso di rinunciare, considerando anche questa riunucia come una primizia della futura vita normale.

Cronache ospedaliere 5

degenti

Non pensate che sia la mia camera......

Questo post è dedicato ad un altro degli aspetti della mia esperienza ospedaliera, che mi ha colpito e che penso meriti di essere raccontato: mi riferisco ai legami che si creano tra compagni di camera e di “sventura”.

Parlare di amicizia, nel significato autentico del termine (non stile Facebook), sarebbe eccessivo, ma è qualcosa che ci va molto vicino.

E’ un sentimento che nasce  tra chi si trova a condividere una condizione di malattia, Continua…