Che amarezza….

PD di Bologna

La lettura dell’articolo di Silvia Bignami su Repubblica Bologna di ieri, dedicato alle polemiche in merito alla formazione della direzione provinciale del PD mi ha causato amarezza e delusione.

L’articolo infatti fotografa nei dettagli la geografia delle correnti che, sulla base dei risultati congressuali, degli accordi successivi e di un manuale Cencelli sempre di attualità, si suddividono i posti da occupare in assemblea, direzione e segreteria della federazione bolognese del partito.

Bignami riporta i nominativi dei leaders di riferimento nazionale e locale delle diverse correnti, dimenticandone alcuni (immagino per ragioni di spazio). Sarebbe arduo provare ad elencare, sia pure per sommi capi, i valori, gl’ideali e le peculiarità politico-programmatiche specifiche di ogni corrente. L’articolo parla soltanto di “progressisti” e “moderati”, categorie di comodo e del tutto generiche.

Il fatto è che le correnti servono soprattutto ad organizzare il consenso, attorno ai leaders ed agli aderenti, in occasione delle elezioni e delle nomine alle cariche istituzionali e delle aziende partecipate. Il rischio è quello di trasformare (direi trasfigurare) il PD in un comitato elettorale.

Tra un’elezione (nazionale o locale) e l’altra, si affievolisce l’attività politica , così come il tramite tra iscritti (e simpatizzanti) ed eletti, che il partito dovrebbe curare in modo da dare continuità a quell’azione di partecipazione, proposta, indirizzo e controllo che è il sale della democrazia.

Lo dico, ripeto, con amarezza e delusione, da iscritto al PD (e non ad una corrente) dalla fondazione, chiedendomi se basti la semplice fedeltà a motivare la tessera.

Il calo degl’ iscritti non è dovuto al fato o ad una generica disaffezione dalla politica.

Habemus Presidentem

Sergio Mattarella

Sono andato a rileggermi i due post che avevo dedicato alla elezione del Presidente della Repubblica rispettivamente il 29 novembre ed il 9 gennaio scorsi. In entrambi mi ero pronunciato con diverse motivazioni ed in modo netto a favore della permanenza di Mario Draghi nel ruolo di primo ministro e della prosecuzione dell’esperienza di governo attuale. Sono contento che la sofferta rielezione di Mattarella come Presidente della Repubblica abbia prodotto anche questo risultato che giudico positivo e necessario per il nostro paese.

Sono ovviamente contento anche della riconferma di Mattarella, benchè sia questo l’esito dell’ennesima manifestazione della crisi che caratterizza da tempo il nostro sistema politico-istituzionale, crisi di leadership e di cultura politica. I dirigenti dei principali partiti non sono stati in grado di individuare ed eleggere una figura “super partes” e “di alto profilo” (queste le caratteristiche da tutti richiamate in modo concorde), non perchè (credo) non ne esistessero ma perchè ciascuno, al di là delle dichiarazioni ufficiali, preferiva tenere d’occhio il proprio interesse di parte.

In questa gara a chi faceva peggio si sono segnalati in particolare, secondo me, Matteo Salvini, tanto parolaio ed esibizionista, quanto incapace di svolgere in modo efficace il ruolo di kingmaker che si è autoassegnato, e Giuseppe Conte, tanto forbito e ricercato nell’eloquio, da buon avvocato, quanto ondivago e inconcludente nei risultati.

La speranza è che le tossine di questa settimana non guastino in modo irreversibile il clima all’interno del governo: toccherà a Draghi cercare di evitarlo.

Fra due settimane si vota per il Quirinale

Quirinale

In un mio post di qualche tempo fa (“Chi mi aiuta a capire?”) avevo dato conto di alcuni problemi istituzionali che ci sarebbe da risolvere nel caso in cui Draghi transitasse direttamente da palazzo Chigi al Quirinale. D’altra parte non credo sia casuale il fatto che dalla nascita della Repubblica ad oggi nessun Presidente del Consiglio sia passato direttamente dalla sua poltrona a quella di Capo dello Stato.

I due ruoli sono profondamente diversi, per quanto riguarda compiti e profilo richiesto.

Non ho dubbi che Draghi potrebbe essere un degno Presidente della Repubblica. Ritengo tuttavia che se ciò avvenisse, il vuoto che si aprirebbe alla guida del governo non sarebbe colmato senza lo scioglimento delle Camere e nuove elezioni, prospettiva questa preoccupante con la pandemia in corso e con la gestione del PNRR che non consentono a mio giudizio soluzioni di continuità nell’azione di governo ed una campagna elettorale prevedibilmente assai conflittuale.

Sento definire Draghi, con un certo disprezzo, “amministratore delegato”. Non capisco perchè.

L’azienda Italia ha bisogno di un amministratore capace e Draghi lo è. Se i partiti di maggioranza (soci del cda) gli conferiscono deleghe ampie e non sanno o non vogliono dare indicazioni vincolanti, non ci si può lamentare più di tanto dell’autorevolezza dell’amministratore delegato.

In estrema sintesi ritengo che nella delicata situazione attuale sia decisamente più facile eleggere un Presidente della Repubblica degno del suo ruolo che insediare un nuovo Presidente del Consiglio. Conclusione: Draghi resti dov’è fino al termine naturale della legislatura.

Nuovi alberi e nuove vite

“Anche nel 2022 ogni quartiere di Bologna avrà 12 nuovi alberi, uno per ogni mese del calendario, nel quale potranno riconoscersi i bambini e le bambine nati nei vari periodi dell’anno. Il Comune infatti, da un paio di anni ha deciso di piantare 72 nuovi alberi per festeggiare i nuovi bambini nati o adottati”.

Quando ho letto questa notizia mi è venuto da pensare che 72 nuovi alberi all’anno sono davvero molto pochi. D’altra parte, ho pensato ancora, quanti alberi si dovrebbero piantare se si decidesse di piantarne uno per ogni nuova nascita o adozione? E’ anche vero che a Bologna, come nel resto d’Italia, siamo in presenza di un vero e proprio “inverno demografico”.

Partendo da questi pensieri sparsi sono andato a documentarmi.

  1. Qualche tempo fa il dirigente del settore ambiente e verde del Comune dichiarò che nel territorio comunale non c’erano spazi sufficienti per piantare un nuovo albero per ogni nuovo nato.

  2. Consultando la pubblicazione (http://inumeridibolognametropolitana.it/studi-e-ricerche/nascere-bologna-le-tendenze-della-natalita-citta-2020) ho potuto constatare che a Bologna, dopo il massimo assoluto di 7.083 nascite registrato nel 1964 durante il baby boom, è seguito oltre un ventennio di denatalità che ha toccato il minimo (2127) nel 1986. In controtendenza rispetto al nostro paese, sotto le Due Torri la ripresa della natalità della seconda metà degli anni ’90 è andata consolidandosi fino a raggiungere i 3.296 nati nel 2014, il livello più alto registrato dal 1977. In questi ultimi anni la media delle nascite si è aggirata attorno alle 3000 unità.

  3. Il PAESC (Piano d’azione comunale per l’energia sostenibile ed il clima) prevede che fino al 2030 vengano piantati 1300 nuovi alberi in media all’anno, per gli effetti positivi che essi hanno in termini di assorbimento della CO2 e per la mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Credo che questo obiettivo potrà essere raggiunto con relativa facilità, anche grazie alla collaborazione dei privati: penso ad esempio ai 300 alberi piantati di recente nel giardino Primo Levi, grazie al contributo di Assicoop ed alle tante nuove alberature (con oneri a carico di ASPI) previste nell’ambito della costruzione del Passante nei parchi pubblici che hanno spazi disponibili come, nel quartiere S.Donato-S.Vitale, all’Arboreto, alla fascia boscata di S.Donnino e in altre aree.

Conclusioni. Il mio auspicio, che corrisponde anche ad una necessità, è che nei prossimi anni cresca, rispetto ad oggi, sia il numero dei nuovi nati che quello dei nuovi alberi, segno entrambi di speranza e fiducia nella vita.

Un respiro….di sollievo

Con la fine dell’anno ed in attesa del consueto e documentato rapporto di Arpae sulla qualità dell’aria nel 2021 è già possibile fare qualche considerazione di segno positivo, almeno sulla concentrazione delle polveri sottili PM10 a Bologna.Aria

Nel corso del 2021 ci sono stati 29 superamenti del limite di legge di 50 mcrgr/mc. Non è stato superato pertanto il numero limite pari a 35. Nel 2020 i superamenti erano stati 42.

Sarà interessante verificare se questo oggettivo miglioramento sarà confermato anche dal dato (più rappresentativo della qualità dell’aria) della media annua. Nel 2020 il valore era stato di 26 mcrgr/mc, nettamente inferiore al limite di legge, pari a 40 mcrgr/mc.

Se confrontiamo poi Bologna con gli altri capoluoghi di provincia dell’Emilia-Romagna, vediamo che solo a Forlì le cose sono andate meglio (24 superamenti). Peggio in tutti gli altri casi, sia ad ovest (Modena 62, Reggio 51, Piacenza 45, Parma 42) che ad est (Ferrara 42, Rimini 36 e Ravenna 33). Ricordo per inciso che i valori citati riguardano la centralina che in ogni città è giudicata rappresentativa delle condizioni di traffico urbano.

In attesa, come detto, delle valutazioni degli esperti di ARPAE, si può ragionevolmente ipotizzare che, al di là delle condizioni meteo di instabilità/stabilità atmosferica che influenzano in misura determinante la qualità dell’aria, possano aver pesato in senso favorevole, da un lato il miglioramento delle emissioni del parco veicoli in circolazione, dall’altro (magra consolazione rispetto alle conseguenze negative del riscaldamento globale) il regime di funzionamento ridotto degl’ impianti di riscaldamento.

Colgo l’occasione per aggiungere una riflessione sul tema “Passante e qualità dell’aria”, che torna di attualità dopo la recente delibera del comune di Bologna che dà il proprio definitivo assenso all’opera. Uno degli argomenti utilizzati da chi si oppone ai lavori è che il sistema raccordoA14/tangenziale è già oggi il maggiore responsabile dell’inquinamento atmosferico a Bologna e che le cose sono destinate a peggiorare con la realizzazione dell’ampliamento.

Ricordo che in anni passati ARPA (ex-ARPAE) ha svolto diverse indagini con il proprio laboratorio mobile. Da queste risulta che il contributo del sistema è diverso a seconda dei parametri considerati e della distanza dei ricettori dal nastro stradale, ma, in generale, i valori misurati nelle zone limitrofe alla tangenziale non si discostavano da quelli misurati dalla centralina di porta S.Felice. In secondo luogo per esprimere giudizi attendibili sarà bene attendere i risultati delle ulteriori campagne di monitoraggio che verranno effettuate in fase di anteoperam, le relative simulazioni modellistiche e le misurazioni in fase di cantierizzazione e postoperam, per avere conferma o meno degli effetti della prevista fluidificazione del traffico conseguente all’intervento e dell’ulteriore miglioramento del parco veicolare con incremento del ricorso all’elettrico.

Chi mi aiuta a capire?

Mario Draghi

Mario Draghi

Personalmente non sono favorevole alla elezione di Draghi a Presidente della Repubblica.

Non perché non lo reputi idoneo a ricoprire questa carica, ma perché penso che i compiti che ne hanno motivato la scelta da parte di Mattarella come Presidente del Consiglio, con l’accordo della quasi totalità del Parlamento (gestione del contrasto alla pandemia e dei fondi del PNRR) rimangano tuttora attuali e richiedano, almeno per il prossimo anno, continuità di governo. Penso inoltre che, tenuto conto del quadro politico nazionale, sia più facile oggi trovare un degno Presidente della Repubblica che un competente e capace Presidente del Consiglio.

C’è poi un’altra ragione che mi sembra escludere la scelta di Draghi quale prossimo Presidente della Repubblica, una ragione legata a quanto la Costituzione prevede per le due cariche di cui si parla, ragione peraltro che nessun commentatore politico mi pare abbia sollevato (il che mi fa ritenere che io stia prendendo un abbaglio).

Il secondo comma dell’art. 84 della Costituzione recita: “L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica”. Mi chiedo: cosa succederebbe se Draghi, da Presidente del Consiglio, venisse eletto Presidente della Repubblica? Penso dovrebbe dare immediate dimissioni. Ma, se non erro, il paese non può mai rimanere privo di un Presidente del Consiglio, tanto è vero che, quando un Premier si dimette, in attesa della sua sostituzione egli resta in carica ad interim per il disbrigo degli affari correnti. Come si concilierebbe questo con l’art.84?

Qualcuno più ferrato di me in materia di istituzioni pubbliche può aiutarmi a capire?

In ricordo di don Nildo

Don Nildo Pirani ci ha lasciato. Ci mancherà. Vorrei ricordare i momenti salienti della sua vita attraverso una poesiola che scrissi nel gennaio 2017 in occasione del suo ottantesimo compleanno.

Don Nildo compie 80 anni

Ottant’anni: un bel traguardo,

veramente di riguardo.

Li ha compiuti don Pirani:

sù, battiamogli le mani.

E’ don Nildo un grande prete,

tutti voi già lo sapete.

Don Nildo Pirani

Nella chiesa bolognese

la sua vita bene spese.

Senza stare troppo in vista

egli n’è un protagonista.

Lo vogliamo raccontare

non suonando le fanfare

ma pescando tra gli eventi

e parlando dei momenti

che han segnato la sua vita

ch’è tutt’altro che finita!

Nacque in quel di Mirabello

un ameno paesello,

della diocesi ai confini

nota ovunque per i Fini.

Un di loro, ch’è don Mario,

forse è entrato in seminario

per l’influsso di Pirani

che gl’ impose un dì le mani

quando era catechista,

e non fu certo una svista. Continua…

Ecosistema urbano 2021. Luci ed ombre per Bologna.

Il Sole 24 pubblica oggi la consueta graduatoria annuale della performance ambientale dei 105 capoluoghi di provincia italiani denominata Ecosistema urbano, basata su 18 indicatori raggruppati in 5 ambiti: ambiente, aria, acqua, mobilità e rifiuti.

Bologna si piazza al 22 posto, prima tra le città metropolitane, motivo di soddisfazione. Se si guarda tuttavia alla successione cronologica si nota che la nostra città, negli anni più recenti, si era piazzata meglio: era decima nel 2018, tredicesima nel 2019 e sedicesima nel 2020.

Se si analizzano poi le graduatorie per i diversi indicatori e per gli ambiti si possono individuare i punti di forza ed i punti critici, peraltro già noti, di Bologna.

Gli ambiti che presentano ampi margini di miglioramento sono quelli relativi ai rifiuti (differenziati e prodotti), all’aria (concentrazioni di NO2, Ozono e PM10, problema peraltro comune, come si sa, a tutti i centri della Valpadana) ed all‘acqua (in particolare per i consumi e la dispersione delle reti).

Vanno decisamente meglio le cose per quanto riguarda la mobilità (offerta e passeggeri del trasporto pubblico, tasso di motorizzazione e, almeno in parte, piste ciclabili), mentre l’ ambito ambiente fornisce valutazioni diverse, con alcuni indicatori positivi (uso del suolo) ed altri (solare pubblico, isole pedonali e verde) suscettibili di miglioramento.

Insomma mi pare che per Lepore e la sua squadra il lavoro non manchi se si vuole portare Bologna ad un livello di eccellenza anche sui temi ambientali e della transizione ecologica.

La squadra di Lepore bis

Giunta Lepotre

Ho provato ad analizzare le competenze della squadra di Lepore (assessori, capi di gabinetto, delegati del Sindaco invitati in Giunta, consiglieri delegati e consiglieri speciali del Sindaco) raggruppandole per tematiche affini in modo da fare emergere eventuali aree di sovrapposizione.

Ecco il quadro che emerge, al netto della soggettività dei miei giudizi di affinità.

Diritti e benessere animali (Celli)

Casa, emergenza abitativa, abitare collaborativo (Clancy)

Pulizia città (Borsari) Assemblee per il clima, progetto comunità solari, ufficio clima (Clancy) Progetto impronta verde e parchi urbani (Orioli)Coordinamento transizione ecologica, patto per il clima e candidatura città carbon neutral (Boni) Educazione ambientale, agricoltura, agroalimentare e reti idriche (Ara)

Pari opportunità e differenza di genere, diritti LGBT, contrasto alle discriminazioni, lotta alla violenza ed alla tratta sulle donne e i minori (Clancy) Legalità democratica e lotta alle mafie (Guidone)

Nuova mobilità, infrastrutture (Orioli) Lavori pubblici, manutenzione e pulizia della città (Borsari)

Vivibilità e cura spazio pubblico (Orioli) Urbanistica (Laudani)Toponomastica (Borsari)

Valorizzazione beni culturali e portici Unesco (Orioli) Industrie culturali e ricreative (Grimaldi) Distretti culturali, sistema teatrale, valorizzazione lavoro culturale e artistico (Di Gioia)

Città della conoscenza e memoria democratica, rapporti con università e centri di ricerca (Laudani) Impatto Tecnopolo (Grimaldi)Rete europea delle città e delle università (Manservisi)

Fondi europei, Cabina di regia PNRR, Relazioni internazionali (Boni) Attrattività internazionale (Grimaldi) Scambi internazionali (Santori) Rete europea delle città e università, Cooperazione internazionale (Manservisi)

Scuola, adolescenti e progetto scuole di quartiere, educazione ambientale (Ara) Politiche giovanili (Santori)

Protezione civile (Borsari)

Rapporti con il Co.Co, Agenda digitale e uso civico dei dati, trasparenza e semplificazione amministrativa, servizi demografici, Commissione elettorale (Bugani)

Economia di vicinato e commercio (Guidone) Bilancio (Li Calzi) Economia della notte (Clancy) Società partecipate (Madrid)Bilancio partecipativo (Capasso) Promozione economica e attrattività internazionale (Grimaldi)

Sport (Li Calzi) Grandi eventi sportivi (Santori)

Personale (Lepore)

Lavoro (Lo Giudice)

Sanità e integrazione socio-sanitaria (Lepore) Welfare, nuove cittadinanze, fragilità (Rizzo Nervo)Politiche terzo settore (Capasso)

Progetto sicurezza integrata (Madrid)Economia della notte (Clancy)

Famiglia, disabilità (Ceretti)

Turismo, coordinamento e destinazione turistica (Santori)

Tribunale dei fragili e Giustizia (Berti Arnoaldi Veli)

Quartieri e immaginazione civica, Progetto case di quartiere, bilancio partecipativo, Inchiesta sociale, Rapporti con FIU (Capasso) Assemblee per i clima (Clancy) Sussidiarietà circolare (Ceretti)

La squadra di Lepore

Matteo Lepore, eletto Sindaco del Comune di Bologna e, di conseguenza, Sindaco della Città Metropolitana di Bologna, ha comunicato i nomi dei componenti della Giunta comunale e le relative deleghe. Inoltre ha reso noti i nominativi di altri collaboratori (delegati in Giunta comunale e metropolitana, consiglieri delegati e consiglieri speciali).

Matteo Lepore

L’insieme di queste nomine configura diverse innovazioni la cui efficacia potrà essere giudicata nel tempo ma sulle quali vorrei esprimere qualche considerazione che prescinde dalle capacità e dal valore delle persone nominate, alcune delle quali conosco personalmente, stimo ed apprezzo.

In generale posso dire che nella squadra di Lepore sono presenti molti giovani dotati di competenze di rilievo, e questo, di per sé, mi sembra particolarmente positivo.

Per ciò che riguarda la Giunta comunale mi ha colpito la denominazione delle deleghe che solo in parte ricalcano gli ambiti di competenza “tradizionali” (sanità, cultura, casa, bilancio, commercio, lavori pubblici, protezione civile, mobilità, sport, welfare….). Compaiono altre denominazioni (economia della notte, assemblee per il clima, sussidiarietà circolare, economia di vicinato….) per le quali andrà meglio chiarito il contenuto e che lasciano intravvedere una sorta di “spacchettamento” di alcune materie tra diversi assessori e consiglieri comunali e metropolitani delegati (figure nuove sulle quali tornerò più avanti), che potrebbe produrre sovrapposizione e confusione nelle competenze. Inoltre questa frammentazione potrebbe produrre incertezze per quanto riguarda le strutture operative dedicate, il che richiederà presumibilmente una riorganizzazione della macchina comunale.

Alcuni esempi. Fra le competenze di Ara figurano gli adolescenti, fra quelle attribuite a Santori figurano le politiche giovanili. Non esiste una delega all’ Ambiente, ma esistono deleghe alle assemblee per il clima, all’agricoltura, alle reti idriche, all’impronta verde e parchi urbani, al patto per il clima, alla pulizia della città (gestione rifiuti?), ed infine al coordinamento della transizione ecologica, attribuiti a diversi assessori. L’integrazione dei servizi sanitari e sociali, uno dei punti principali del programma di mandato, è affidata du fatto al Sindaco ed all’assessore Rizzo Nervo.

Per quanto riguarda la giunta l’unica figura rimasta dalla precedente mandato è Orioli, la ex-vicesindaca ed assessora all’urbanistica ed all’ambiente (architetto e professore associato di Tecnica e pianificazione urbanistica al Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna ), alla quale è stata tolta (chissà perché?) la delega all’urbanistica che è stata attribuita a Raffaele Laudani, professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna.

Vale ancora la pena di notare con soddisfazione la particolare attenzione di Lepore al rango europeo a cui aspira la città di Bologna, in particolare, ma non solo, nelle deleghe attribuite ad Anna Lisa Boni, che presenta un profilo del tutto adeguato e che coordinerà anche la cabina di regia del PNRR.

Lepore ha anche nominato i due Capi di gabinetto, in Comune ed in Città Metropolitana, attribuendo loro anche deleghe (il che mi pare rappresenti un’altra novità) rispettivamente in materia di sicurezza e di lavoro.

Un altro aspetto di particolare rilievo che emerge dalle nomine è il tentativo di realizzare una profonda integrazione tra Comune e Città Metropolitana di Bologna, istituzioni di cui Lepore è Sindaco. Innanzitutto aver nominato per entrambe il medesimo Direttore Generale tende a promuovere (al netto del prevedibile rilevante impegno che ciò comporterà per il dr. Montalto) un coordinamento ed una sinergia che vada ben oltre gli Uffici metropolitani di vecchia memoria. Anche i servizi di comunicazione e gli uffici stampa avranno lo stesso dirigente.

Ma oltre a questo va segnalata la nomina di 6 figure (3 delegati del sindaco invitati in giunta e 3 consiglieri comunali delegati) alle quali Lepore ha assegnato deleghe di valenza metropolitana.

La legge n.5 del 7/4/14 nota come legge Delrio prevede, come organi della Città Metropolitana, oltre al Sindaco ed alla Conferenza metropolitana dei sindaci, la costituzione di un Consiglio metropolitano nominato con elezione di secondo grado da parte dei consiglieri comunali dei comuni compresi nella Città metropolitana, tra i quali, in passato, il Sindaco sceglieva e nominava alcuni componenti attribuendo loro deleghe specifiche. Non è dato di sapere come Lepore gestirà questo adempimento sul quale si giocano le relazioni politiche tra comune capoluogo e comuni del territorio. Dalle scelte fatte fin qui il segnale, del tutto condivisibile, che Lepore manda mi pare quello di una forte integrazione istituzionale che mira a cancellare definitivamente il dualismo tra Comune capoluogo e Provincia che ha sempre caratterizzato i rapporti fra i due enti, al di là del colore politico di norma coincidente, a parte la parentesi “guazzalochiana”.