Bologna nel 2020 è al primo posto per la qualità della vita in Italia.

Sole24Ore

Per il 31° anno il Sole 24 Ore ha pubblicato la sua classifica sulla Qualità della vita nelle 107 Province italiane.

Nel 2020 è Bologna ad aggiudicarsi il primo posto, seguita a breve distanza da Bolzano e, al terzo posto, da Trento.

Questo risultato è motivo di grande soddisfazione per chi, come me vive a Bologna. Le classifiche del Sole24Ore sono serie e qualificate. Tuttavia credo importante esaminarle un po’ a fondo per cercare, al di là del posizionamento nella classifica generale, che può cambiare in misura rilevante da un anno all’altro, di trarne considerazioni utili a valutare con attenzione punti di forza e di debolezza del proprio territorio.

Anche perchè la classifica dipende dai parametri utilizzati nella ricerca. Ad esempio nell’ analoga ricerca di Italia Oggi, pubblicata pochi giorni orsono, al primo posto si classifica Pordenone, al secondo Trento mentre Bologna è soltanto al 27°posto! Continua…

Le biblioteche devono restare aperte!

Biblioteca Scandellara

Tra i provvedimenti assunti dal governo per contrastare la pandemia era stata prevista la chiusura delle biblioteche.

Non condividendo questo provvedimento ho scritto nei giorni scorsi una lettera che è stata pubblicata il 3 dicembre da Repubblica Bologna:

“Francamente non riesco a capire per quale motivo si sia decisa la chiusura delle biblioteche di quartiere. Nei mesi precedenti la chiusura, si potevano prenotare telefonicamente i volumi, i dvd e le riviste desiderate che poi si ritiravano recandosi in biblioteca, entrando uno per volta, riconsegnando contestualmente i volumi presi in prestito in precedenza.

Non trovo questa modalità sostanzialmente diversa da quella che oggi si utilizza per acquistare un giornale in edicola o un volume in libreria.

Il recapito a domicilio, introdotto in questo periodo di chiusura potrebbe essere una comoda modalità per chi non può o non se la sente di recarsi in biblioteca, aggiuntiva e non alternativa al ritiro ed alla riconsegna in presenza.”

Questa mattina ho ricevuto la newsletter della Biblioteca Scandellara, che frequento abitualmente, che riportava questa notizia Continua…

Primarie sì, primarie no.

Il sindaco uscente Virginio Merola

Non mi è ben chiaro il percorso che è destinato a portare alla individuazione del candidato sindaco di Bologna del centrosinistra nelle elezioni che si svolgeranno il prossimo anno.

Hanno fatto bene le Sardine a richiamare il PD ad una maggiore trasparenza, anche se era meglio evitare l’attacco personale a De Maria.

Ci sono stati gl’incontri del PD a livello di Quartiere sulla traccia di programma. Tuttavia non è stato chiarito in che rapporto sta il programma del PD con il programma del candidato sindaco nè come questo passaggio si inserisce nel percorso per la scelta del candidato.

Nella riunione a S.Donato-S.Vitale, alla quale ho partecipato, ci sono stati dei contributi, inseriti in un documento finale che non so che fine abbia fatto. Continua…

Da Emma, Carlo e Matteo nessuna risposta (o quasi)

Confesso che, senza nutrire tante illusioni, tuttavia  qualche speranza di ricevere una risposta alla lettera che ho inviato due mesi orsono ad Emma Bonino, Carlo Calenda e Matteo Renzi e che trovate anche poco sotto, in questo blog, la coltivavo.

Magari, pensavo, mi risponderà qualcuno del loro staff.

Invece, SILENZIO. Anzi no. Per la verità il 19 settembre ho ricevuto una risposta interlocutoria da parte dello staff di Matteo Renzi, che riporto di seguito:

Ciao,

Ti ringraziamo per il tuo sostegno e per averci scritto come la pensi.

Abbiamo inoltrato la tua mail a Matteo, che legge sempre tutto, poi per rispondere ad ognuno serve un po’ di tempo!
Inviaci ancora le tue riflessioni, se ti va.

Un affettuoso saluto,
Matteo Renzi staff
Chissà io continuo a sperare. Tanto non costa nulla!

Per un welfare di comunità a Bologna

Case di Quartiere

Il welfare di comunità implica lo sviluppo ed il potenziamento di alcuni servizi di prossimità, che hanno come protagonisti il Comune, i Quartieri, ASL, ASP e Terzo settore.

Può essere utile a tale scopo recuperare lo spirito e le esperienze della Bologna degli anni ‘ 70 (La febbre del fare).

Ero allora Presidente della Commissione servizi sociali del quartiere S.Donato. Sindaco Renato Zangheri. Assessori Eustachio Loperfido alla sanità ed Ermanno Tondi all’assistenza.

Innovazione nei servizi: nascono i poliambulatori. Si inaugurano i primi asili nido. Nascono i Consorzi socio-sanitari, strumento organizzativo ed istituzionale della integrazione tra i servizi sociali e sanitari. Nascono le Equipes medico-psico-pedagogiche per la chiusura delle scuole speciali e l’ inclusione dei bambini svantaggiati. Vengono assunti dei sociologi. E’ grande la partecipazione dei cittadini attraverso i Quartieri e le assemblee dove si sottolinea l’importanza della prevenzione. Le graduatorie per l’ammissione ai nidi sono gestite dai Quartieri.

Oggi più che inaugurare nuovi servizi vanno ripensati e potenziati alcuni servizi già esistenti quali: Continua…

Bologna in Ecosistema urbano 2020

Sono stati pubblicati nei giorni scorsi i risultati della indagine annuale Ecosistema urbano condotta da Legambiente in collaborazione con il Sole24ore. I dati si riferiscono all’anno 2019 e riguardano in realtà non le città capoluogo in quanto tali ma i territori provinciali, anche se diversi degli indicatori sui quali l’indagine si basa si riferiscono a servizi in ambito urbano.

Come sempre i risultati di ricerche come questa non vanno assolutizzati ed interpretati in modo strumentale dal punto di vista politico e tuttavia possono fornire utili riflessioni ed indicazioni di tipo quali-quantitativo.

Veniamo ai risultati.

Come sempre ai primi posti della graduatoria generale si collocano province del nord Italia che godono di una buona amministrazione: al primo posto c’è Trento, seguita da Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia. Poi Belluno, Parma e Cosenza (prima ed isolata provincia dell’Italia meridionale).

Bologna si classifica al sedicesimo posto, con un lieve arretramento rispetto al 2019 (13°) ed al 2018 (10°). La nostra provincia è comunque prima tra le province “metropolitane”, precedendo Firenze (24°), Venezia (27°) e Milano (29°). Molto più staccate le altre con Torino 80°, Roma 89°, Napoli 90° e Palermo (penultima) 103°.

Tra le regioni l’Emilia Romagna come sempre è ben piazzata, collocando 5 province tra le prime 20 della classifica generale.

Ecosistema urbano considera 18 indicatori raggruppati in 5 settori (Territorio ed energia, Aria, Acqua, Mobilità e Rifiuti). Per ogni indicatore viene stilata una classifica specifica. Se una provincia fosse prima in ognuna delle 18 classifiche parziali raggiungerebbe i 100 punti.

Trento (prima in classifica generale) ha 79,9 punti. Bologna ha 63,7 punti. Vibo Valentia (ultima) ne ha 23,3.

Per concludere possiamo dare uno sguardo ai piazzamenti di Bologna nelle graduatorie dei diversi parametri. La nostra provincia se la cava bene nei settori “acqua” (bene la capacità di depurazione e la dispersione della rete idrica) e “mobilità” (in particolare nel basso tasso di motorizzazione e nell’elevato numero di passeggeri del trasporto pubblico). Per quanto riguarda “aria” e “territorio” la valutazione è media, con discrete performances sulle concentrazioni di PM10, sul verde urbano, sull’utilizzo di energie alternative e sull’uso efficiente del suolo. Scarsa è al contrario la valutazione in materia di “rifiuti” (elevata produzione di rifiuti urbani e scarsa percentuale di raccolta differenziata).

In sintesi possiamo dire che l’indagine conferma per Bologna una buona valutazione complessiva in materia ambientale (soprattutto in confronto con le altre aree metropolitane) ed evidenzia con chiarezza i suoi punti di forza e le sue criticità che potrebbero essere oggetto d’ impegni precisi da parte dei candidati a Sindaco nelle elezioni della primavera prossima.

Cari Emma, Carlo e Matteo…..

Matteo Renzi, Carlo Calenda, Emma Bonino

Cari Emma, Carlo e Matteo, innanzitutto mi presento.

Mi chiamo Paolo Natali, ho 77 anni, sono nato e vivo a Bologna. Prima del pensionamento ho diretto il settore Ambiente della provincia di Bologna. Sono stato iscritto alla Margherita e, dalla sua fondazione ad oggi, al PD. Sono stato eletto in consiglio comunale a Bologna nel 2004 e nel 2009 nei gruppi Margherita e PD. Ho sostenuto Matteo Renzi, ho condiviso la sua azione di governo e continuo a seguire con attenzione (talvolta accompagnata da perplessità ed interrogativi) il suo impegno politico. Apprezzo Carlo Calenda, trovandomi spesso in sintonia con i suoi giudizi e con le sue prese di posizione, in particolare con la sua insistenza circa il deficit di capacità gestionale che caratterizza da sempre il sistema pubblico del nostro paese. Stimo Emma Bonino per le sue instancabili battaglie e per il suo coerente impegno europeista.

Detto ciò vi confesso la mia tristezza (unita ad una certa rabbia) tutte le volte che il lunedì sera prendo atto, nel Tg di Mentana, dei sondaggi che danno i partiti/movimenti di cui siete leaders oscillare ciascuno attorno al 3%.

Indubbiamente se penso alle vostre personalità, così forti e caratterizzate, e se analizzo con attenzione le vostre posizioni programmatiche, così come le alleanze decise in occasione delle prossime elezioni regionali e le scelte di fronte al referendum costituzionale (Azione e +Europa nettamente per il NO, più sfumata e pilatesca Italia Viva) non mi sfuggono le differenze e le diversità. D’altronde mentre Italia Viva fa parte della maggioranza di governo, Azione e + Europa sono all’opposizione.

E tuttavia ci sono anche state molte occasioni di convergenza tra voi e mi sembra che esista un comune riferimento politico, certo non esclusivo, nella liberaldemocrazia e nei suoi principi e valori ispiratori. Così come mi sembra comune una netta opposizione alla destra di Salvini e Meloni, che caratterizza anche i Verdi, altro partito/movimento del 2/3%.

Sarà forse soltanto un ingenuo desiderio di unità, merce davvero rara a sinistra, quello che mi spinge a chiedervi non una difficile ed improbabile fusione ma almeno qualche segnale e fatto concreto, lasciato alla vostra provata fantasia ed esperienza politica, che dia il senso di una tensione, di una ricerca, di un cammino verso una convergenza che possa dare vita ad un’aggregazione/federazione politica capace di raggiungere un consenso a due cifre, riuscendo magari ad attrarre anche un po’ di elettori moderati che hanno fin qui votato a destra ma che potrebbero sentirsi orfani di rappresentanza politica di fronte al populismo/sovranismo di Lega e Fratelli d’Italia ed all’inevitabile declino di Berlusconi, privo di eredi credibili.

Sogno forse la riedizione di un Ulivo a tre gambe ? E’ soltanto nostalgia ? Può darsi. D’altro canto continuo a credere nel bipolarismo e nell’alternanza ed in una legge elettorale maggioritaria che permetta al cittadino di scegliere con il suo voto da chi vuole essere governato, mettendolo al riparo dalle spericolate acrobazie postelettorali rese possibili da un sistema proporzionale. Nello stesso tempo mi auguro, ma non ne vedo purtroppo segni premonitori, una spaccatura del M5S che metta fine all’ambiguità di un movimento che spera di poter mantenere quella comoda rendita di posizione che gli deriva dal dire di non essere né di destra né di sinistra, e di poter disinvoltamente allearsi, sia con la Lega che con il PD.

Cosa ne pensate?

Resto in attesa di una vostra risposta che spero non mi deluda.

Paolo Natali

Bologna, 17 settembre 2020

Al referendum voterò NO

Referendum costituzionale

Come sapete i prossimi 20 e 21 settembre saranno “election days”: in quei giorni si voterà infatti per rinnovare un migliaio di consigli comunali, sette consigli regionali e, in tutta Italia, per il referendum senza quorum per decidere se confermare (con il SI’) o bocciare (con il NO) la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione già approvata dal Parlamento, che prevede una riduzione del numero dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200).

Già diversi esponenti politici hanno dichiarato nei giorni scorsi la loro scelta di voto rispetto al referendum. Ciò che colpisce è il fatto che persone anche affini dal punto di vista politico e ideale faranno scelte diverse, dando evidentemente più peso ad alcune motivazioni rispetto ad altre: il caso forse più eclatante è quello di Romano Prodi (che voterà NO) e di Enrico Letta (che voterà SI’).

Dopo attenta riflessione ho deciso che il mio voto sarà NO. Cerco di spiegarne le ragioni. Continua…

Umiltà, umiltà !

Piattaforma Rousseau

E così il M5S attraverso il voto di poco meno di 50.000 dei suoi aderenti, ha cambiato due dei suoi tratti identitari più caratteristici. Il tutto è avvenuto un po’ alla chetichella, senza l’enfasi dei proclami del passato (“oggi abbiamo abolito la povertà”, “onestà, onestà” che magari oggi potrebbe suonare meglio “umiltà, umiltà”….), facendo passare come normale cambiamento e fisiologica evoluzione quella che in realtà è la correzione di due tra i tanti errori e ingenuità che sono all’origine del Movimento.

Intendiamoci: il limite dei due mandati nelle cariche istituzionali è assolutamente condivisibile , se presentato come indicazione di opportunità (è bene che non ci sia chi vive di politica) e non come vincolo rigido ed inderogabile, salvo poi aggirarlo con il comico “mandato zero” e solo per i consiglieri comunali (in attesa di una prossima deroga per tutte le cariche istituzionali). Il problema è quando il limite dei due mandati viene motivato (come hanno fatto i “grillini”) con “noi non siamo politici di professione” e “noi non siamo come la Casta” (non è casuale che il libro di Stella e Rizzo ed il Vaffaday di Grillo siano più o meno contemporanei) e sottende uno svilimento del mandato parlamentare e della democrazia rappresentativa, vedi la battaglia per la riduzione del numero dei parlamentari, visti soltanto come un costo da ridurre e come dei semplici portavoce (“uno vale uno”, poco importa la loro competenza ed esperienza). E che dire del mito della democrazia diretta esercitata attraverso una piattaforma a gestione privata, poco trasparente e che esclude di fatto i cittadini non avvezzi all’informatica. Anche l’obiettivo della eliminazione dalla Costituzione del “senza vincolo di mandato” fa parte di questa identità che comincia a cambiare (ma è bene che avvenga senza dare tanto nell’occhio, secondo i leaders del Movimento, e soprattutto senza ammettere di avere sbagliato). Tra parentesi sono tantissimi i parlamentari del M5S che in questa legislatura hanno cambiato gruppo.

Il secondo quesito prevedeva la possibilità per il M5S, in occasione di elezioni amministrative, di fare alleanze non solo con liste civiche ma anche con i partiti “tradizionali”.

Anche in questo caso cambia uno dei tratti identitari del Movimento, quello cioè che considerava tutti i partiti “tradizionali” come viziati dalla corruzione e dal poltronismo, soggetti insomma con cui non si poteva fare alleanze per non contaminarsi. Solo il M5S era puro e perfetto, espressione della migliore società civile. Dopo ripetute e cocenti sconfitte in elezioni comunali e regionali si è preso atto della realtà, come in tanti altri casi, e se ne sono tratte le conseguenze, ma ancora solo per le elezioni amministrative. A livello nazionale, peraltro, negli ultimi anni il M5S è passato con grande disinvoltura (non sarà che le poltrone ed il potere piacciono anche ai “puri” grillini?) da un’alleanza con la Lega ad una con il PD, Leu ed IV.

Ciò sembrerebbe confermare, come affermano i suoi leaders, che il M5S “non è né di destra né di sinistra”. Sono convinto che anche questo tratto identitario (peraltro piuttosto ambiguo e surreale) è destinato prima o poi ad essere cancellato. Sarebbe bello che questo avvenisse, una volta tanto, nell’ambito di un trasparente congresso per mozioni (magari chiamandolo Stati Generali, tanto per essere-apparire diversi) che sancisse la salutare divisione del movimento.

Italia, “qui si parrà la tua nobilitate”

Dante e Virgilio

Prendendo a prestito le parole che Virgilio rivolge a Dante nel secondo canto dell’Inferno nella Divina Commedia potremmo dire che dal modo in cui l’Italia riuscirà ad utilizzare i finanziamenti messi a disposizione dall’Europa si potrà vedere quanto vale il nostro paese e saranno messi alla prova il suo valore e la sua credibilità.

Di ritorno dalle vacanze riprendo, sviluppo ed aggiorno quanto avevo scritto nel post del 12 giugno, dopo gli Stati Generali, anche alla luce di due articoli che ho letto nel frattempo e di cui condivido integralmente il contenuto (“All’Italia serve concretezza” di Boeri e Perotti su Repubblica del 24 luglio e “Le riforme senza costi (che ancora non si fanno)” di Sabino Cassese sul Corriere della Sera del 3 agosto).

L’Italia, come gli altri paesi europei che intendono accedere ai finanziamenti messi a disposizione per il rilancio economico e sociale dopo la crisi causata dalla pandemia, dovrà presentare entro settembre/ottobre un Piano/programma di riforme e progetti d’intervento.

Fino ad ora non si è andati oltre l’enunciazione di titoli e di obiettivi general-generici, accompagnati da un acceso scontro di carattere ideologico, che vede come protagonisti principali da un lato il PD, dall’altro il movimento 5Stelle, circa l’opportunità o meno di utilizzare una delle linee di finanziamento prevista, vale a dire quella del MES, che per l’Italia potrebbe portare ad un prestito fino a 36 miliardi di euro, ad interesse praticamente nullo, con cui finanziare interventi diretti o indiretti in campo sanitario. Personalmente credo che sarebbe assurdo rinunciare a questo prestito, assai più vantaggioso di quello che l’Italia può attivare sul mercato dei titoli di stato, ma è comunque paradossale che questa accesa discussione avvenga prima ancora che, attraverso il piano/programma di cui sopra, si sia deciso quali interventi realizzare ed il loro costo: solo allora capiremo davvero di quali finanziamenti abbiamo bisogno, scegliendo tra i 36 miliardi del MES per la sanità, i 127 miliardi di prestiti e gli 82 miliardi (solo 25 netti) a fondo perduto del Recovery Fund. Continua…